Resisterò? Puoi strappare un cancro con le mani?

Ritrovarsi orfana a 30 anni, nel bel mezzo di una pandemia, casa in affitto, casa in montagna, lavoro a partita iva, tre gatti, volture, tasse di successione, certificati di morte, atti sostitutivi di notorietà, banca, posta, agenzia delle entrate, dichiarazioni dei redditi, bollette. Una verità pesante in cui possono trovarsi tante persone. Per questo è giusto raccontarla

di Veronica Marangoni, lavoratrice dello spettacolo


Strisciano il corpo fuori dalla porta. Grido. Uno, due, tre, quattro. Grido! Uno, due, tre, quattro. Il fumo è ovunque, le persone attorno a me sempre di più, guardano il corpo che respira tramite la bocca del paramedico. Grido. Non riesco a smettere. Uno, due, tre, quattro. Linea piatta.

In ventiquattro ore papà è morto per asfissia a seguito di un incendio causato da un cortocircuito nel suo negozio in Via Goito a Bologna, il 28 luglio 2015.

È stato l’incendio a uccidere papà o la sua malattia mentale? Questa è la seconda domanda che venne in mente a me e mamma, dopo esserci chieste cosa avesse scatenato l’incendio. I Ris di Parma ci avevano risposto prontamente alla seconda, ma non alla prima.

Bipolare e alcolista cronico, disturbo narcisistico della personalità, ossessivo compulsivo, sindrome di Peter Pan, ah no, quest’ultima non è una patologia certificata. Era addormentato per terra, nel retro del suo negozio, ubriaco, «non si è mai accorto di niente» ci dicono i medici e io che continuo a chiedermi come sia possibile. Forse nel dormiveglia pensava di essere già in montagna e qualcuno stava preparando una grigliata, si sa, lo stato di ebrezza modifica la percezione della realtà.

Sta di fatto che mio padre è morto a 57 anni il 29 luglio 2015 di bipolarismo, incapace di vivere in questo mondo perché le persone ancora non riconoscono le malattie mentali come se fossero metastasi maligne che ti corrodono la mente giorno dopo giorno. «Dovresti smettere di bere», «se sei depresso, fai qualcosa che ti rende felice»… avete mai provato a togliervi un cancro con le mani?

Fino al 2011 io e mamma eravamo completamente ignare che la patologia di papà fosse il bipolarismo e le infinite conseguenze, pensavamo che fosse ‘solo’ un alcolista. Grazie a un provvidenziale psichiatra abbiamo scoperto che papà era affetto da quel disturbo e che l’alcool è uno degli antidepressivi più potenti al mondo che si possono comprare senza la prescrizione del medico. Papà ha iniziato le cure per la stabilizzazione dell’umore a 53 anni, aveva iniziato a bere a 18. Come puoi curare una persona con il cancro da 35 anni? Che resistenza papà!

Le tenevo la mano, continuavo a dirle di lasciarsi andare, che era tutto finito. Due anni di strazio, ospedali, chemio… ma che dico due anni, era il suo quinto cancro, il primo a 42 anni. Le tenevo la mano e guardavo il suo respiro profondo e affannato, le avevano già iniettato il farmaco per la sedazione profonda. Stavo parlando con le ragazze, che erano ai piedi del letto, erano lì per lei, forse più per me. Non sento più niente, mi giro, la guardo, spira.

Mamma è morta a 64 anni, il 22 febbraio 2020 a causa di un mieloma multiplo in recidiva. Carcinoma mammario, recidiva, mastectomia, tiroidectomia, mieloma multiplo con fratture ossee, remissione, recidiva.

Molti di voi conosceranno questi termini, nel leggerli vi si raggela il sangue. Se dico disturbo bipolare ad alcuni viene ancora da sorridere. Queste patologie hanno ucciso i miei genitori. La differenza tra le due è che per il cancro ci sono gli strumenti scientifici diagnostici, per le patologie mentali come il bipolarismo no. Uguale, però, è il risultato: non sempre le cure sono efficaci. Che resistenza mamma!

Mi sono trovata a 30 anni orfana, nel bel mezzo di una pandemia, casa in affitto, casa in montagna, lavoro a partita iva, tre gatti, volture, tasse di successione, certificati di morte, atti sostitutivi di notorietà, banca, posta, agenzia delle entrate, dichiarazioni dei redditi, bollette.

Mamma era da poco andata in pensione dopo quarant’anni di lavoro per (ovvia) inabilità, aveva ricevuto la liquidazione…e per fortuna! Con quali soldi avrei pagato tutta sta roba? Papà in pensione non c’era andato, gli mancavano circa tre anni. Una ragazza di trent’anni orfana, genitori che hanno lavorato una vita, mamma dipendente pubblica quadro, papà lavoratore dello spettacolo prima e commerciante dopo. Mamma voleva andare in Patagonia, papà probabilmente avrebbe sperperato tutto, ma io?

Cosa si auguravano i miei genitori per me? non lo so, ma credo che le loro fatiche di una vita se non potevano spenderle loro, sicuramente avrebbero voluto che le spendessi io. Ma spenderli come? Per pagare le tasse di successione? Sedici euro per ogni copia del certificato di morte. Sedici euro alla banca, sedici euro alla posta, sedici euro alla agenzia delle entrate, etc… quando sarebbe più semplice inviarlo telematicamente o a casa una sola volta e non dover rivivere, a ogni sportello, il dolore di ricordare che sì, mia madre è morta e sono sola.

Sì, sono sola. È proprio questo il punto. Una ragazza di trent’anni, nel mondo di oggi è già autosufficiente? Può gestirsi la vita economicamente e burocraticamente? La carta giovani dura fino ai 35 anni, la reversibilità degli orfani fino ai 18. Come se a diciotto anni, anche con un solo genitore, si potessero affrontare le spese per la costruzione di un futuro.

Si inizia con il vendere oggetti, scarpe, vestiti, l’oro di famiglia. Ti auto convinci che sono solo oggetti, ma in realtà stai vendendo generazioni di conquiste e di storia della tua famiglia. Salta uno stipendio e ti senti strozzare, strozzare così forte che non sai neanche più come girarti, cosa fare? Prostituirsi? Non è una domanda retorica, ci si pensa davvero!

Mi chiedo dove sono i quarant’anni di contributi di mamma e gli altrettanti di papà…mi arrabbio, ma come posso iniziare questa battaglia, chi sono io, chi ascolta la mia voce? Abbasso lo sguardo, prendo un altro boccone di merda e lo butto giù, chiedo alla mia migliore amica un prestito di soldi. Mi sento smarrita, mi vergogno a morte, mi sento fallita, rinuncio a vacanze e vendo biglietti di concerti comprati da mesi, rinuncio a questo, questo, questo, no le vacanze no!

Perché non riesco a fare tutte le cose che fanno i miei coetanei? Perché dormo al pomeriggio? Perché prendo psicofarmaci per aumentare la serotonina? Perché sono andata vent’anni da una terapeuta? Si chiama sindrome post traumatica da stress, ha tante conseguenze tra cui la depressione, lo dici a voce alta perché hai bisogno di conforto e di comprensione. «Veronica però devi reagire eh, sono passati già anni, dovrebbe esserti passata, dai forza su…». Ti sei mai tolto un tumore con le mani?

Resisterò?


Un pensiero riguardo “Resisterò? Puoi strappare un cancro con le mani?

  1. Byung Chul Han “il Milennio non è caratterizzabile in senso batterico o virale quanto piuttosto in senso neuronale” così descrive il filosofo la nostra civiltà occidentale ,stanca e depressa, per un eccesso di positività e di tecnica. Il disagio mentale non è funzionale, pertanto ancora viene messo ai margini, residuale per la comunità e i suoi servizi di Welfare. Bisogna accogliere e curare l’umanità che non è definita dalla malattia. Bisogna accoglierla e curarla vicina a dove vive.

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