Quanta terra Bologna e regione continuano a mangiarsi

Nel rapporto Ispra sul consumo di suolo 2023 il capoluogo e l’Emilia-Romagna primeggiano nelle posizioni alte delle classifiche tra chi cementifica più suolo. Con un trend crescente e preoccupante. Non possiamo che attendere con angoscia, confidando, intanto, il «consumo di suolo zero nel 2030», come prometteva il rapporto della Città Metropolitana due anni fa, e la «neutralità climatica» come annunciato alle ultime elezioni. Come ci arriveremo, di questo passo, non è chiaro, però

di Pier Giorgio Ardeni, economista dello sviluppo


Cosa dice l’ultimo rapporto Ispra (qui)? Che nel solo comune di Bologna, il consumo di suolo è aumentato anche nel 2022, aggiungendo altri 14,32 ettari (ha) a quelli consumati fino a oggi che sono 4.771,84; e che dal 2006 quasi 100 ettari, nella sola Bologna, sono stati aggiunti a quelli già resi artificiali, cementificati e impermeabilizzati. Tra i comuni capoluogo di regione, per incremento nel 2022 Bologna viene dopo Roma, Milano e Venezia, confermandosi così in cima a questa triste classifica.

Certo, in regione ci sono città che hanno fatto peggio: Piacenza (54,92 ettari), Reggio Emilia (46,29), Parma (26,04). Ma la cartina del rapporto Ispra è impietosa (guardate nel rapporto la fig. 44), e mostra come dei comuni dell’Emilia-Romagna la maggioranza, per lo più in pianura, sia segnata in rosso, a indicare un consumo di suolo superiore al 9%, contro una media italiana del 7,14%. Bologna, peraltro, nel 2022 ha fatto peggio del 2021, quando si erano aggiungi solo 3,43 ettari, del 2020, quando gli ettari di suolo erano addirittura calati anche se di poco (-1,3) e del 2019, quando ben 13,83 ettari si erano aggiunti al suolo consumato nel comune.

Nell’intera provincia gli ettari consumati nel 2022 sono saliti a 32.953,36 (l’8,9% del territorio provinciale), ovvero 117,17 più dell’anno precedente e ben 1.778,07 più del 2006 (in regione, solo Piacenza fa peggio, con 129 ettari). In regione, peggio di Bologna vi sono Rimini (con il 12,5%), Reggio Emilia (11%), Modena (11%) e Ravenna (10,2%). Anche in questo caso, il 2022 segnala a Bologna un ritorno alle tendenze di un tempo: l’aumento era stato di quasi 60 ettari nel 2021, di 102,19 nel 2020 e di 131,08 nel 2019. Insomma, dopo tre anni di calo, il consumo di suolo sta ripartendo alla grande.

Tra le Regioni, l’Emilia-Romagna è terza per aumento di consumo di suolo nel 2021-22, con 635 ettari (di cui un sesto sono bolognesi), dietro a Lombardia (908) e Veneto (739). In queste Regioni, il consumo di suolo ha raggiunto il 12,2% in Lombardia e l’11,9% in Veneto della superficie regionale totale, mentre da noi si ferma all’8,9%.

Consumo di suolo vuol dire cementificazione, impermeabilizzazione, sottrazione di terreno alla sua destinazione naturale. Si consuma suolo per la costruzione di edifici e fabbricati, di strade e infrastrutture, di piattaforme per la logistica. I dati regionali sono poco incoraggianti, se non drammatici. In Emilia-Romagna, nel solo 2022, sono stati aggiunti 83,4 ettari per edifici e fabbricati (al terzo posto in Italia). Il 68,4% di quegli edifici, in regione, sono in aree sismiche, il 5,8% in aree franose e il 62,7% in aree “a pericolosità idraulica” (al top in Italia). In regione, 54.554 ettari di suolo sono consumati da infrastrutture (21,8 ettari in più nel solo 2022), anche qui al terzo posto dopo Lombardia e Veneto. Per quanto riguarda, poi, il consumo di suolo per la logistica, voce a parte, l’Emilia-Romagna svetta in Italia, con 126 ettari aggiunti solo nel 2022 (più di Lombardia e Veneto).

In sostanza, il quadro a Bologna è sconsolante, anche perché i dati sono per molti versi peggiori del resto della regione, che è oltremodo sconsolante nel contesto nazionale. Certo, alcuni degli indicatori a livello comunale riflettono decisioni e indirizzi presi a livello regionale (o nazionale). Eppure, la giunta regionale ora al governo era stata eletta nel gennaio 2020 sulla base di un programma che aveva fatto della questione ambientale – e della riduzione del consumo di suolo – uno dei suoi assi portanti. Le promesse, a quanto pare, sono rimaste lettera morta.

A Bologna, la giunta comunale non ha fatto la differenza. A dispetto dei proclami, tutto è proseguito sulla traccia delle precedenti scelte e il consumo di suolo è aumentato. Ma come? Avevamo eletto una giunta progressista che aveva fatto del rispetto per l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico una bandiera e ora emerge che non solo le cose non sono migliorate ma sono addirittura peggiorate. Il consumo di suolo a Bologna, oggi, è per lo più trainato dalla costruzione di nuovi edifici e fabbricati (industriali). Se i dati sono così inquietanti ora, come saranno quando andranno ad aggiungersi chilometri di autostrade per il “passante” e distributori di benzina e altri annessi e connessi?

Non possiamo che attendere con angoscia, confidando, intanto, che Bologna sarà «città a consumo di suolo zero nel 2030», come prometteva il rapporto della Città Metropolitana due anni fa, e «città a neutralità climatica» come ci è stato promesso alle ultime elezioni. Come ci arriveremo, di questo passo, non è chiaro, però.


5 pensieri riguardo “Quanta terra Bologna e regione continuano a mangiarsi

  1. Ottimo e obiettivo intervento del professor Ardeni. I numeri sono impietosi e inconfutabili. Il re è nudo sia a Bologna che in regione. Smascherati i produttori fasulli di promesse ambientaliste. Si attendono (senza speranza) le repliche di Lepore e Bonaccini.

  2. «consumo di suolo zero nel 2030», come prometteva il rapporto della Città Metropolitana due anni fa, e la «neutralità climatica» come annunciato alle ultime elezioni””” Tutto fumo negli occhi dispensato dai ns politici agli “ignari” cittadini che tanto ignari poi non sono ,dicimo che se la sono IN PARTE cercata !! il tutto per far guadagnare le solite LOBBIES DEL CEMENTO, DELL’ASFALTO DELLA LOGISITCA , POI OGNI TANTO ARRIVERA’ UNA ALLUVIONE DISASTROSA A RICORDARCI CHE LA NATURA COMANDA SEMPRE SULLA MESCHINITA’ DELL’ESSERE UMANO

  3. Circa 500000 metri cubi di fabbricati in abbandono e degrado solo in città e ancora pensano a occupare altre aree. Di certo non conosciamo i loro piani salvo alcuni interventi a sud di Bologna .Il 2,5 in più doveva essere un limite auto imposto discusso e approvato da poco, ma leggendo l’articolo sembra che non hanno fissato su quale cifra di partenza andava calcolato entro il 2030 o qualcuno lo conosce e può dirci cosa dobbiamo aspettarci.

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