Ci auguriamo che gli interventi strutturali, non solo la segnaletica, siano numerosi e diffusi. Ogni cittadino, ogni utente della strada deve poter vedere da vicino i miglioramenti dati dai cambiamenti urbanistici relativi alla città a 30Km/h
di Nicola Longhi, presidente Comitato Genitori XXI Aprile “Scuola Futura”
Il Comitato Genitori della Scuola Primaria XXI Aprile nasce per aumentare la partecipazione della componente genitori alle attività della scuola, in stretta collaborazione con gli organi collegiali dell’Istituto Comprensivo 8 a cui il plesso appartiene. La scuola si trova nel quartiere Porto Saragozza e affaccia sulla via che porta lo stesso nome: quello del giorno della liberazione di Bologna.
Subiamo quindi, in maniera diretta, i danni che la tradizione “autocentrica” dei decenni passati ci ha portato: via XXI Aprile sarebbe infatti una tranquilla via in mezzo a un quartiere denso e molto popolato, una strada che le persone devono attraversare o percorrere più volte al giorno per raggiungere, negozi, ambulatori, uffici, la casa di Quartiere “2 Agosto 1980” e, appunto, due scuole, Bombicci e XXI Aprile. E che invece, nella realtà, è una strada a doppio senso, molto trafficata e con veicoli che toccano velocità alte. Tutto questo per il tentativo degli automobilisti di tagliare i semafori posti su via Andrea Costa e via Saragozza, che sarebbero gli assi preposti e più adatti a sopportare la viabilità veicolare.
Intanto però la sensibilità collettiva aumenta, la scuola viene raggiunta a piedi dalla maggioranza delle persone ed è impossibile non notare un uso sempre maggiore delle biciclette per andare a scuola, in particolare salta all’occhio l’aumento esponenziale delle cargo bike. Queste due tendenze, l’uso smodato dell’auto in una strada di quartiere e l’abitudine crescente di spostarsi a piedi e in bici nel tragitto casa-scuola e più in generale nelle prossimità della propria abitazione, rendono evidenti i problemi di sicurezza dei pedoni sui marciapiedi e negli attraversamenti pedonali, di sicurezza dei ciclisti nel percorrere la strada, di trovare adeguati spazi per il parcheggio delle bici, anche quelle più ingombranti.
Probabilmente occorrerebbero interventi di restringimento di via XXI Aprile e in generale strategie per il rallentamento delle auto, servirebbero attraversamenti pedonali rialzati ed evidenti e il disegno della bike lane in ogni senso di marcia. Bisognerebbe lavorare sui marciapiedi che, dove sono larghi, vengono colonizzati dalle auto come parcheggi abusivi, dove sono stretti, non consentono il passaggio di una carrozzina. Dotare le scuole di una piazza scolastica sarebbe un passaggio fondamentale, come vediamo già da quello che succede nella nuovissima area di via Perti, fuori dalle scuole Bombicci.
Il nostro comitato sostiene Bologna 30 fin dalla sua nascita e partecipa attivamente alle attività di promozione, perché crede fermamente che una città a misura di bambino sia una città accogliente per tutti. Occorre spostare il centro del dibattito dall’attuale diatriba poco utile sulla possibilità o meno di rispettare i 30 Km/h in auto, alla ben più significativa ridistribuzione dello spazio in favore degli utenti deboli della strada. Spazio che è pubblico, quindi di tutti, e non può essere a uso esclusivo o nettamente prevalente delle auto.
Va sfatato anche il mito complottista che vede un fantomatico partito delle biciclette contro un partito delle auto, poiché tutti noi siamo pedoni, ciclisti e automobilisti di volta in volta. Quindi non solo non può essere una guerra tra sette, ma è proprio conveniente per tutti riequilibrare gli spazi perché ognuno possa essere pedone e ciclista in sicurezza.
Ci auguriamo che gli interventi strutturali, non solo la segnaletica, siano numerosi e diffusi. Ogni cittadino deve poter vedere da vicino i miglioramenti dati dai cambiamenti urbanistici relativi alla città a 30Km/h. Non abbiamo bisogno di cinque piazze scolastiche, per esempio, ma di cinquanta. Si deve poter esperire, quanto prima, il vantaggio in termini di miglioramento della qualità della vita portato dal rallentamento della velocità delle auto e dalla creazione di spazi di socializzazione. Lo abbiamo imparato e lo abbiamo raccontato rispetto alle città europee che ci hanno preceduto in questa scelta. Ora dobbiamo viverlo.