Nonostante i lavori fermi da anni e la contestazione di residenti, partiti ed ecologisti, par di capire che per ora non c’è alternativa alla realizzazione del nuovo edificio di nove piani in pieno centro, e che bisognerà attendere le prossime elezioni comunali di giugno per capire il gradimento, allorché gli elettori si esprimeranno anche su questo
di Barbara Beghelli, giornalista
Come è ‘profondo’ il progetto Pedretti di Casalecchio, anzi sarebbe meglio dire ‘come cresce in altezza’ l’ex albergo di via Porrettana, demolito molti anni orsono e ridotto a cratere fangoso, che in fronte a sé ha la Casa della Conoscenza, mentre dietro si interfaccia col teatro della cittadina, il Laura Betti.
Com’è complicata la faccenda che lo riguarda, sempre al centro di polemiche, tormenti e lamentele di tanti: residenti e commercianti della zona ma non solo, non si esimono certo gli ecologisti, che rifuggono con orrore dall’ennesimo cementificio.
L’anno scorso il Consiglio comunale ha approvato il nuovo assetto urbanistico: prevede una costruzione supermoderna, appunto, che romperà certo lo schema di edilizia povera che caratterizza la cittadina sul Reno. Sarà così ampliata l’estensione dell’area a fruizione pubblica a terra con il recupero delle acque e una scelta adeguata delle piante, ma che peraltro conta ben nove piani di edificio e proprio-proprio non piace. E considerando che Casalecchio è un paese vecchio, abitato in maggioranza da una popolazione anziana, con condomìni che perlopiù sono degli anni ’50/’60 e che in linea di massima le palazzine attorno a quello che sarà un grattacielo sono a dir molto di due piani, ecco che davvero vale la pena di capire come si è arrivati a questo punto, ricostruirne la vicenda.
Il tormentato iter inizia nel 2008 con relativa delibera n. 43 del 20/04/2009. Allora il sindaco era Simone Gamberini. Stabiliva quanto segue: «Relativamente alla riqualificazione dell’area ex Pedretti e di parte dell’area ex Casalecchio-Vignola si prevede che il dimensionamento del nuovo edificio terziario e commerciale da realizzare nell’area ha tenuto conto del maggiore sviluppo a terra dell’edificato, introducendovi una galleria commerciale di larghezza conveniente e ha sviluppato in altezza la funzione direzionale avendo cura di mantenere sulla parte del nuovo edificio (che prospetterà sul tessuto storico) un’altezza non superiore a due piani fuoriterra, mentre, nella restante parte, di raggiungere l’altezza di sei piani fuori terra che corrisponde all’altezza degli edifici più alti esistenti nelle vicinanze».
Di fatto, nel corso degli anni, il progetto crescerà del doppio rispetto alla dimensione del famoso ristorante e albergo che fu e occuperà, nella previsione, tutta la superficie di proprietà. Verrà ripreso nel 2010, sempre Giunta Gamberini, con conseguente deliberazione n. 55 del 29/07/2010 con modifiche e integrazioni, e con tanto di adunanza straordinaria.
«Il risultato – spiega l’attuale assessora all’ambiente Barbara Negroni che ha preso servizio nel giugno 2019 – fu che la dimensione del nuovo edificio, fortemente asimmetrica, doveva rappresentare la ricucitura, sotto il profilo estetico, dell’immagine di quanto restava con una centralità rinnovata».
Sta di fatto che poi arriva la crisi edilizia, la proprietà lascia l’edificio in abbandono mettendo in moto negli anni tutto il dibattito relativo al rudere semi-diroccato al centro del paese, dimora di topi, insetti, degrado agli occhi di tutti. Nel frattempo inizia il primo mandato Bosso. Per farla breve, alla fine «ci fu un accordo integrativo alla convenzione per la rigenerazione edilizia dell’ex Pedretti che aumentava di 500 mq il costruibile, da 4500 a 5000 con la possibilità di alzarsi su 8 piani occupando l’intera superficie territoriale». Ecco.
L’assessora Negroni, che è anche agronoma, capro espiatorio di gran parte delle polemiche, oggi spiega che il nuovo progetto vorrebbe evidenziare come «si è consolidato l’assetto urbanistico dello spazio pubblico che sarà anche oggetto di un concorso di progettazione ambientale e architettonica con un iter di partecipazione cittadina che assolverà a molteplici funzioni»: spazio con piazza drenante, area verde, spazio per la socialità ed eventi: di fatto deve diventare il centro della città, purtroppo però continua a non piacere. A residenti, partiti, ecologisti.
Insomma, par di capire che per ora non c’è alternativa al cemento e che bisognerà attendere le prossime elezioni comunali di giugno per capire il gradimento, allorché gli elettori si esprimeranno anche su questo.
Nel frattempo «il mio intervento ha preso atto dell’aumento di dimensioni e governato per l’interesse pubblico e l’acquisizione di più spazio», sperando che basti a fermare la bora che soffia sulle acque agitate dell’ex Pedretti.
Photo credits: Corriere di Bologna