Città 30, una “dieta del traffico” necessaria

Il percorso per giungere alla Bologna 30 fatta e compiuta è lungo, anche perché la nostra città, come tantissime altre, è invasa dalle auto. Ma abbiamo veramente bisogno di una nuova ripartizione dello spazio pubblico per favorire la mobilità pedonale, ciclistica o con il trasporto pubblico, trasformando Bologna in una città più sicura e vivibile, come gli esempi di altre città a 30 chilometri dimostrano

di Antonella Tampellini, presidente Fiab Bologna Monte Sole Bike Group


Quando si è creato il gruppo Bologna30, siamo stati da subito entusiasti di farne parte. Le nostre radici sono ben ancorate nella promozione della mobilità ciclistica che Fiab porta avanti a livello nazionale dal 1989, e il Monte Sole Bike Group ancora da prima. Da qui l’impegno di Fiab nel promuovere itinerari ciclabili e nel sensibilizzare amministrazioni e cittadini dell’importanza di scegliere le due ruote per l’aspetto ecologico, pratico, salutare e di rispetto degli altri e della natura che questo permette. L’obiettivo dell’utilizzo della bicicletta non solo in ambito sportivo e del tempo libero ma anche negli spostamenti quotidiani in ambito cittadino, ci ha da sempre posto il problema di farlo in sicurezza.

In occasione dei banchetti di raccolta firme per la petizione Bologna30, che poi ha fatto sì che questa visione di città sia entrata nel programma elettorale prima e in quello di mandato del sindaco Lepore poi, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con tante persone e questo è stato estremamente importante per capire i punti di vista dei cittadini, le loro abitudini, le loro paure ma anche le loro speranze. Molti hanno firmato senza esitazione, perché l’idea di una città a velocità moderata si sposava automaticamente a quella di una città più sicura. Alcuni, per i dubbi sugli effettivi controlli delle velocità, hanno frenato l’iniziale entusiasmo dimostrato e, assieme a quei pochi intimoriti per il cambio delle abitudini, hanno preferito restare alla finestra, anche se il desiderio generale di una città meno congestionata e più sicura restava molto forte e tangibile in loro.

Se dovessimo segnalare uno dei primi interventi da attuare per la Bologna 30, sceglieremmo di partire con la messa in sicurezza delle strade adiacenti alle scuole di ogni ordine e grado, segnalandone la presenza con il simbolo del passaggio bambini riprodotto a terra e con i passaggi pedonali e ciclopedonali rialzati. Questo per portare l’attenzione sull’importanza della sicurezza e della sostenibilità degli spostamenti dei nostri giovani e, di conseguenza, per fare riflettere gli adulti sulla necessità di moderare le velocità per proteggere i più indifesi.

Contemporaneamente si dovrebbero istituire le strade scolastiche con percorsi partecipati in modo da coinvolgere bambini, ragazzi e famiglie per comprenderne la necessità e l’efficacia, e raccogliere le loro proposte. Si tratta di cammini impegnativi ma a nostro avviso necessari per portare davvero tante persone a cambiare abitudini, lasciare l’auto quando possibile e scegliere una mobilità più dolce.

Sarebbe importante anche ricorrere a interventi leggeri, economici e sperimentali per “testare” gli interventi di moderazione delle velocità, dando priorità alle strade con più alta incidentalità. Questo per poterli correggere e migliorare a sperimentazione avvenuta.

Il percorso per giungere alla Bologna 30 fatta e compiuta è lungo, anche perché la nostra città, come tantissime altre, è invasa dalle auto. Ma abbiamo veramente bisogno di una “dieta del traffico”, di una nuova ripartizione dello spazio pubblico per favorire la mobilità pedonale, ciclistica o con il trasporto pubblico, trasformando Bologna in una città più sicura e vivibile, come gli esempi di altre città a 30 chilometri dimostrano.


4 pensieri riguardo “Città 30, una “dieta del traffico” necessaria

  1. Articolo lineare, garbato e con posizioni in buona sostanza condivisibili. Una per tutte quella delle strade scolastiche. Ben altro rispetto al modus operandi di questa amministrazione che, al di là dei proclami di principio, colpisce dall’alto i cittadini a colpi di clava, con provvedimenti che sembrano partoriti solo da ideologie per di più non condivise. Via Murri, Toscana, Siepelunga a 30km/h, ma dai…

    1. Il Comune sta appunto realizzando la Città 30, rendendo visibile, con i limiti ai 30 ad esempio in Via Murri e Via Toscana, che sono strade dove come nel resto della città la velocità media non supera i 15 km orari. In questo modo diventa chiaro che vanno evitate le frenate e le accelerate brusche che sono solo uno spreco di carburante, freni e pneumatici.
      Le strade scolastiche e le corsie ciclabili hanno entrambe la funzione di aumentare la mobilità sostenibile facendo sì che più persone, in più occasioni, non usino l’auto lasciando spazio a chi effettivamente in quel momento ne ha bisogno.

      1. Se ci fosse una classe dirigente all altezza avremmo da tanto tempo una metropolitana cittadina

  2. Partiamo da un assunto, non tutti possono andare in bicicletta, lasciamo perdere il discorso “piste ciclabili” che sono una striscia disegnata e basta, a volte su strade che il bus non può che sovrapporsi alle strisce. Ed il punto è proprio qui: il trasporto pubblico. Molto spesso quando lo prendo mi pento di averlo fatto: corse saltate, orari non rispettati, sovraffollamento oltre il limite, mancanza di aereazione… E poi il limite vale anche per i bus ? Assisto invece ad accelerazioni ed andature soprattutto di sera (che è il momento più pericoloso per gli incendi) degne di un rally. Prima andava fatto un potenziamento del servizio pubblico (che invece è in peggioramento da anni), parcheggi scambiatori, finire il discorso tram e SFM (un ufo), poi con una mappatura delle strade intelligente procedere al controllo della velocità. La storia della velocità media attuale… non si può affermare che se la velocità media è 15, si può tranquillamente mettere il limite a 30 e non cambia niente: una ingiuria alla matematica. Nella velocità media si conta anche quando si sta FERMI.

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