Bologna è forse al vertice nel Paese ma se si misura con le omologhe realtà di altre nazioni, con cui rivaleggiava decenni fa, il confronto diventa impari. Pensando alle infrastrutture dei trasporti, da sessant’anni si decide poco e spesso male. Proviamo a fare una riflessione su stazione, autostazione, aeroporto, people mover, taxi, Passante di mezzo e tangenziale, ferrovie, tram, piste ciclabili, 30 kmh, parcheggi e T-Days e domandiamoci dove potremmo essere con scelte più assennate
di Giampiero Moscato, direttore cB
Bologna è progredita, ci si vive bene. Ma non veleggia ai livelli in cui dovrebbe stare senza gli errori infrastrutturali degli ultimi 60 anni. Mi va di rischiare, di dire cosa penso della «città più progressista d’Italia». Consapevole, come ora lo è Giorgia Meloni, che governare è più difficile che criticare.
Certamente siamo tra i migliori tra i confini, ma non reggiamo il confronto con le più evolute aree europee. Posso criticare Bologna anche se mi sento orgoglioso di esserci nato e di apprezzare com’è stata amministrata, soprattutto nel dopoguerra? Non indico colpevoli, lo siamo tutti. Chiedo a chi ha potere di darsi da fare per correggere gli errori, se sono tali. Oggi parlo di infrastrutture e mobilità.
Stazione – Bologna è tra i più importanti nodi d’Italia. Nel 2008 la giuria presieduta da Gae Aulenti premiò il progetto dell’architetto giapponese Arata Isozaki. Il concorso Rfi prevedeva aree verdi, servizi, spazi commerciali e sportivi. Chiedeva di sviluppare nel sottosuolo la nuova stazione ma soprattutto di ricucire la superficie, eliminando la cesura che i binari creano tra sud e nord della città. Il progetto era bellissimo, non fu rispettato. Il risultato è evidente: stazione insufficiente, cesura immutata. Di spazi verdi nemmeno un cenno.
Autostazione – Il restyling da 7,5 milioni dovrebbe entro il 2026 restituire una struttura non solo rinnovata ma anche un intervento urbanistico per rivitalizzare quell’angolo di città. È l’autostazione più grande d’Italia, 8,5 milioni di passeggeri su 250mila pullman annui. Ha un senso ospitarla a porta Galliera, pieno centro, già costipata dalla stazione incompiuta? La ristrutturazione non avrebbe potuto essere l’occasione per portarla all’esterno, favorendo l’allargamento delle infrastrutture in altra area metropolitana?
Aeroporto – Poche città al mondo hanno la pista a pochi km dal centro. Quando ci fu il salto di qualità per volumi di traffico del Marconi si perse l’occasione di trasferirlo. Si scelse una ristrutturazione che ora (dieci milioni di passeggeri all’anno) mostra i suoi limiti. Non ci si riesce a sedere in attesa. E le file ai taxi sono il peggiore biglietto da visita per chi arriva da Parigi, Berlino, Londra o New York.
People mover – Idea bellissima, se fatta bene. Le città che hanno monorotaie efficiente sono felici. Qui se ne è parlato soprattutto per i guasti e le lamentele. Progetto nato vecchio, con un numero di carrozze inadeguato ai numeri dei voli. E quando si blocca, il costo del biglietto per i pullman sostitutivi resta immutato.
Taxi – Si diceva delle code all’aeroporto. Altrove, a partire dalla stazione e dalla Fiera, è uguale se non peggio: servizio inadeguato alle esigenze della città. Ora, tardi, sembrano arrivare una settantina di licenze in più. Basteranno?
Passante di mezzo-Tangenziale – Forse il più grave errore di immaginazione di ciò che significa convogliare su una sola area del territorio una massa imperiosa di traffico nazionale. Tutto passa nel tratto Casalecchio-Borgo Panigale-San Lazzaro, che ha la colpa, rispetto ai territori del necessario Passante Nord, di essere già stato punito dalle scelte della motorizzazione su gomma. Risultato? Aeroporto asfittico, stazione asfittica, autostrada e tangenziale asfittiche e una parte di Bologna che paga le esigenze dei trasporti per salvaguardare altre aree.
Ferrovie – La rete regionale si è sviluppata quasi bene. Quello che manca a Bologna è la conclusione della linea circolare che in pochi minuti farebbe attraversare la città, da Pianoro a Casalecchio. Mancano solo due cose, da anni. La possibilità di non dover cambiare treno a Bologna Centrale. E una frequenza di treni adeguata alle necessità di un trasporto moderno. Perché?
Tram – Avevamo una rete invidiabile, l’abbiamo demolita negli anni ’60. La giunta Guazzaloca bloccò il progetto di Vitali e ora stiamo cercando, creando disagi che ci saremmo potuti evitare, di ricostruirla. Nel tempo rinunciammo anche alla possibilità di avere una metro. Le città moderne le hanno. Qualcuno obietta che non avremmo i numeri per sostenerne i costi. Forse ha un senso. Forse avremmo avuto i numeri e tolte molte auto dalla strada.
Piste ciclabili – Sono un segno di civiltà. Ma devono essere piste ciclabili sicure, non pantomime. Sono un investimento da farsi in città, come costruire una stazione. Dipingerle sull’asfalto di vecchie strade che non proteggono le due ruote è un espediente volonteroso ma inefficace.
Bologna 30 all’ora – Andare piano per le auto in città è un dovere. Come per i ciclisti andare con la bici a piedi sulle strisce pedonali, per i pedoni non attraversare la strada leggendo il cellulare, per gli scooter non imitare Valentino Rossi. Ma fare lo slogan sui 30 kmh quando si è fatto poco per far rispettare i 50 forse è comunicativamente mossa sbagliata.
Parcheggi – Insufficienti, ovunque. Le città prese a esempio per i 30 Kmh li hanno anche sotto il corrispettivo di Piazza Maggiore. Le auto non devono stare in strada? Diamo un’alternativa.
T-Days – Pensati per chi si gode la città. Per chi la attraversa per motivi urgenti sono una stranezza che modifica i trasporti del fine settimana dagli altri giorni. E complica la vita. Il centro andava chiuso dopo il referendum del 1984 a maggioranza bulgara. Ora avremmo un centro pedonalizzato, forse i tram e le navette anziché gli autobus doppi. E La Garisenda magari starebbe bene.
Per ora mi fermo qui.
Photo credits: Rosen Stoyanov
Realistica analisi severa e meditata
Condivido tutti i concreti rilievi ” storici’ messi in fila ( a cui pure altri si potrebbero aggiungere ) che del resto richiamano alla memoria di chi c’era scelte diverse discusse ma mancate;e credo di poter dire ” en philosophe” per un certo timore, dell’innovazione strutturale, prevalso, nel governare, dopo Dozza Fanti e Zangheri, pur nel prosieguo del sincero e radicato progressismo culturale e sociopolitico.
Una riflessione non trionfalistica e che pone i singoli piani insieme e non spezzati tra di loro, una visione da generalizzare e su cui riflettere. Condivido molti punti, piste ciclabili, città ai 50 , non sotto controllo, chissà a 30, autostazione soffocata , people mover, centro inaccessibile per chi deve attraversarlo nei giorni festivi, cioè la vittoria di una visione spesso parziale e che crea amici e nemici…una vista corta per una città in cui la gente non ha un pensiero solo ‘ monocromatico’.
Condivido totalmente le osservazioni e vorrei tanto che si ricominciasse a vedere oltre, pensare avanti come si fece nel progettare e realizzare la tangenziale.
Sarebbe interessante avere uno spazio ,qui/radio/TV, dove discutere e confrontare esigenze e possibili soluzioni.
Per fare migliore Bologna.
La parte più sbagliata del Progetto 30 Km/h è la … comunicazione. Chi la ha ideata dovrebbe cortesemente accomodarsi alla porta. Le problematiche sollevate sono oggettive, affrontarle in un unico progetto sarebbe stato coagulante , accettato da tutti con entusiasmo. Un progetto di largo respiro anche se di lunga durata . Si è invece ,inserito il termine 30 h (che in molte zone esiste già , in altre andrebbe di sicuro esteso, in altre inutile) , divisivo, dal forte senso punitivo e classista 2.0 ( non più classi sociali ma classi di “movimento”)!!! I ciclisti (quelli professionisti della pedalata
che non usano mai la corsia centrale dei viali …mah) contro gli automobilisti. Divisivo un progetto che invece avrebbe dovuto unire la città in un progetto che sarebbe dovuto andare oltre , far sognare i bolognesi. Chiudo con l’unica mia critica, non sono assolutamente d’accordo del disegno fantastico fatto su Bologna e non è vero che bisogna andare all’estero per vedere di meglio , una città moderna europea dinamica che sta conquistando sempre di più il mercato e dove si vive bene in Italia? basta prendere il freccia rossa e fermarsi a Milano.
Cahier de doleances esemplare e obiettivo. Si aspetta con interesse la seconda puntata, poiché di occasioni mancate e di scelte sbagliate è lastricata Bologna. Una cosa è certa: gli amministratori non risponderanno. Le tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) sarebbero un ottimo simbolo per le prossime elezioni.
Caro direttore, che dire? La tua premessa, condividendola, avrei potuto scriverla io stesso. E nel merito? Stazione, Autostazione, Aeroporto, People Mover, Passante di mezzo, SFM, Piste ciclabili. Su tutto questo non avrei neanche dovuto fare la fatica di scrivere, essendo tutto già scritto nel programma che accompagnò la mia candidatura di due anni fa: contenuti sovrapponibili in buona sostanza alle critiche di cui ora ci racconti. Legai tutto questo anche al problema traffico/vivibilità cittadina quando feci notare che molte di queste strutture, poste a ridosso del centro cittadino, sono accentratrici di traffico e inquinamento, e quindi dovevano essere sottoposte a ripensamento. In molti mi risposero, supponenti, apostrofandomi come il ‘Sindaco dei traslochi’. Tant’è.
Ora, invece, scontrandoci con i problemi reali si riesce, finalmente dico io, ad avere una visione più costruttivamente serena. Mancanza di visione, questo il punto. Lepore paga anche l’immobilismo di chi lo ha preceduto. Senza rendersi conto che lo slogan della Città più progressista, a fronte di una amministrazione invece oltremodo asfittica, priva di pensiero costruttivo e di coraggio, sembra averlo reso prigioniero di un sogno irraggiungibile. Possibile mai, per fare un esempio, che per ripensare il centro storico si debba aspettare il crollo della Garisenda? Come peraltro già dissi, con riferimento ai vari Dozza e Fanti che pensarono allora le infrastrutture per gli anni 2000, non esiste più la sinistra di una volta!
Fabio Battistini
Presidente #BolognaCiPiace
Lucida analisi. Certo, fra l’elencare le carenze e il mettervi rimedio ce ne corre, ma almeno si poteva (e ancora si può) iniziare a farlo.
L’intervento di Giampiero Moscato sulle contraddizioni, non decisioni , decisioni sbagliate e qualche scelta giusta per Bologna è “cartesiano” . Il tuo “penso ovvero esisto” è il contrario dell’agire a Bologna della sinistra e della destra che è: “Mi agito ovvero esisto”, però con conseguente paralisi. Un paio di esempi aggiuntivi. Ritengo da un lato che la scelta del raddoppio dell’autostrada e della tangenziale sull’attuale tratto sia stata un grosso sbaglio, sia per gli enormi disagi alla città nella fase progettuale e di messa in funzione, ma pure dopo a ”opera” realizzata .Allo stesso modo l’alternativa proposta dalla destra del passante sud che sforacchierebbe la collina è una proposta sbagliata pure lei.
Lo ha citato anche Giampiero Moscato, la soluzione giusta era il passante autostradale nord, che
sarebbe stato solo autostradale e non come sarà l’enorme sezione, la larghezza, del raddoppio della sede autostradale e della tangenziale .Se ne parla poco ma lo stop al passante a nord avvenne su pressione dei sindaci ,quasi tutti di sinistra, della cintura bolognese. In realtà il tracciato autostradale poteva essere modificato evitando i centri urbani dei comuni interessati .Resta il fatto che il danno ambientale di far passare una arteria di quell’impatto a due km e mezzo dal centro storico di Bologna è stata una follia. Voglio dire che se a Bologna c’è una certa paralisi progettuale giusta vi sono delle decisive responsabilità politiche. Mi permetto di dissentire sulla metropolitana, il Servizio Ferroviario Metropolitano è una valida alternativa ma andrebbe completato, soprattutto , come sostiene Giampiero Moscato , facendo un passaggio senza cambi dei treni dalla stazione centrale. Diretti da Vignola a Molinella o da Porretta a Crevalcore, o da Imola a Modena e altri collegamenti. La consistenza urbana bolognese non è in grado di sopportare economicamente una metropolitana. Come avviene in oltre 3OO città europee e , da tempo, in non poche città italiane il tram è la scelta giusta. Le colpe delle amministrazioni bolognesi di sinistra e di destra? Aver perso trent’anni per dispute e scelte sbagliate.
Condivido quasi tutto.
Moscato verde ad honorem