I nostri consigli per ArtCity 2024

Per Bologna quello appena iniziato sarà un fine settimana interamente dedicato all’ arte. Nella miriade di iniziative e performance che popoleranno la città, ecco alcune “chicche” che meritano assolutamente di essere viste

di Sara Papini, operatrice della comunicazione


Eccoci qui con l’ambita scaletta per l’itinerario ArtCity di Cantiere Bologna! Sarà un weekend interamente dedicato all’arte e oggi stesso si prolungherà addirittura fino a mezzanotte. Quello che vi proporrò sarà un itinerario un po’ particolare, caratterizzato da una scelta di artistx non convenzionali e decisamente sperimentali. I temi trattati saranno i più disparati: femminismo, ecologia, antropocene, il gioco, l’ironia e il sarcasmo e infine la critica politica.

Biblioteca delle donne – Chiara Fumai

Biblioteca delle donne – Chiara Fumai

Forse la mostra a cui tengo di più, oltre quella di Francesca Lolli che sto curando, perché per me Chiara Fumai rappresenta un vero e proprio simbolo. È stata per me un esempio di come lotta e arte possano coesistere. Chiara è stata una delle artiste più controverse degli ultimi dieci anni. Una vera e propria icona transfemminista e, confesso, addirittura è tatuata sul mio corpo.

La mostra è una dedica dell’Associazione Traditum est all’artista, scomparsa nel 2017 a 39 anni. Le installazioni video delle performance “Shut up, Actually Talk” (2012-13) e “The book of evil spirits” (2015) abitano gli spazi storici della Biblioteca Italiana delle Donne, Centro di documentazione femminista tra i più importanti nel panorama europeo. L’archivio conserva alcune delle opere delle autrici evocate da Chiara Fumai durante la sua indagine performativa. Si genera così un dialogo soprannaturale tra le opere proposte e l’ambiente in cui sono riprodotte. L’artista invoca donne di epoche e luoghi differenti, personalità rivoluzionarie unite dal desiderio di rivalsa sociale, dal bisogno di sottrarsi all’oppressione maschile. Donne come Carla Lonzi, citata attraverso il Secondo Manifesto di Rivolta Femminile “Io dico io”, o Eusapia Palladino, veggente analfabeta di fine ‘800, dalla quale l’artista viene posseduta durante una seduta spiritica. E ancora Zalumma Agra, una donna resa schiava e zittita, che nel XIX secolo si esibiva come archetipo di razza pura, perché dalla pelle bianca e capelli afro.

Alchemilla – Canemorto

Alchemilla – Canemorto

Una mostra interattiva? Magari che coinvolge il pubblico attivamente? Se cercate questo allora non potete perdervi Canemorto da Alchemilla! La mostra, infatti, prevede la messa in scena di sei ‘quadri radiocomandati’ provvisti di ruote, disposti all’interno di un circuito chiuso che attraversa tutte le sale dello spazio espositivo. “The Painting Race” mira a ribaltare la percezione comune dei dipinti su tela, oggetti preziosi, statici e intoccabili che normalmente vanno ammirati senza contatto fisico. All’interno della mostra, al contrario, i dipinti diventano opere mobili, a disposizione del pubblico per essere pilotati lungo il tracciato che si snoda attraverso le suggestive sale settecentesche di Alchemilla. Al circuito, che visivamente evoca una scultura brutalista e minimale, fanno da contraltare una serie di opere in tessuto, dipinte a candeggina e realizzate su misura per inserirsi all’interno delle specchiature già presenti sulle pareti delle sale del Palazzo.

Confesso, io ho testato i dipinti radiocomandati e ho miseramente perso, ma confido in voi! Unica raccomandazione? Attenzione alla curva Casadio: rallentate, altrimenti vi toccherà la retromarcia!

Collegio Venturoli – Federico Falanga

Collegio Venturoli – Studio Open

Il collegio Venturoli è forse uno dei posti più magici di Bologna e quale migliore momento per visitarlo se non proprio durante uno Studio Open? Un progetto espositivo e formativo, che metterà in mostra per la prima volta e in esclusiva la ricerca artistica dei cinque giovani talenti che si sono aggiudicati la prestigiosa residenza artistica iniziata nell’autunno del 2023. Il pubblico potrà entrare nelle antiche sale del Collegio – solitamente accessibile solo su prenotazione – e visitare gli studi d’artista di Nicola Bizzarri, Federico Falanga, Chiara Innocenti Sedili, Elena Vignoli e Aurora Vinci, locati su tre livelli del palazzo della fine del XVII secolo.

Sono personalmente passata ieri mattina a conoscere i/le ragazzax attualmente in residenza e ne sono rimasta estremamente colpita. Ognuno di loro ha una sua specifica ricerca e sono certa che vi toccheranno nel profondo.

Data la mia vena pop e sentimentalista vi segnalo sicuramente i lavori di Chiara e di Federico. Federico utilizza il disegno come medium principale, affiancato da una produzione pittorica, spinto da un interesse verso il design e portato alla sperimentazione dei linguaggi: ceramica, stampa 3D e installazioni luminose multimediali. L’ultima serie di lavori è stata realizzata attraverso un processo di post-produzione di lampade per la coltivazione. La mia preferita? La lampada creata da un oggetto di scarto che tuttx conosciamo: il soffione della doccia. GENIALE.
Chiara, invece, lavora sulle storie e sulla parola. La storia come elemento di racconto ma anche di unione. Il lavoro site specific creato in questi mesi è invece incentrato sulla mattonella, altro grande elemento che ritorna nella poetica dell’artista. Una pavimentazione estremamente toccante è collocata nel suo piccolo studio, carica di così tanti significati che sarebbe difficile riassumere. Intimo, politico e struggente. Passate da lei, così capirete.

Vaam Architettura – Guy Lydster

Sì lo so, ve ne avevo già parlato (qui), ma mi ripeto perché è importante. Guy Lydster sbarca nuovamente ad ArtCity con ὕβρις / Hỳbris, a cura di Giuseppe Virelli. Il progetto nasce dalla riflessione dell’artista Guy Lydster sull’Antropocene, ossia sull’attuale epoca geologica in cui, per la prima volta nella storia della Terra, l’attività umana ha inciso in maniera così radicale da provocare cambiamenti profondi e irreversibili su larga scala. Tali mutamenti ‘strutturali’, causati principalmente dalle attività industriali, dall’urbanizzazione selvaggia, dall’agricoltura intensiva e dalla estrazione delle risorse naturali, sono il frutto di un modello culturale egoico e miope, incapace di fermarsi persino davanti alla evidente deriva dissipatrice e autodistruttiva del suo agire. Un argomento più che mai attuale e necessario.

Fondazione Gajani Francesca Lolli

Fondazione Gajani – Francesca Lolli

Che dire? Una mostra unica e straordinaria, il lavoro di Francesca Lolli è estremamente politico e transfemminsita, autorinico e prezioso. Quello che si è creato all’interno della fondazione è un vero e proprio lavoro site-specific; un dialogo costante tra Francesca e Gajani che sfocia in una vera e propria contaminazione (qui).

Capire dove l’artista avrà apportato modifiche o insediamenti sarà a volte facile ma spesso difficile. Al visitatore il duro compito di cercarla tra le mura domestiche della fondazione. Forografia, oggetistica, video, frasi e santini. «Il personale è politico» dicevano le femministe degli anni ’60 e il lavoro di Francesca Lolli chiaramente lo dimostra. W Francesca Lolli e il tranfemminismo.

Ateliersi – Parsec con Irene Cassarini

Irene Cassarini, a conclusione del programma di residenza Parsec Residency/Moving Image promosso dall’associazione Parsec (qui), presenta l’installazione multimediale “//:LOCAL gHOST”. Cassarini approfondisce la tematica delle nuove tecnologie, del loro impatto sociale e ambientale e dell’ansia algoritmica, ovvero la preoccupazione per il controllo eccessivo della tecnologia sulle nostre scelte e su ogni aspetto della vita quotidiana.

È possibile non essere solamente l’oggetto dell’estrattivismo sistemico continuamente operato mediante la condivisione dei nostri dati? L’ansia algoritmica diviene un espediente per riflettere sui suoi molteplici risvolti: dalla salute mentale alle contraddizioni della società capitalista, dal senso di comunità all’impatto ecologico delle tecnologie.

Unendo video, sound design e scultura, il dispositivo sviluppato dall’artista si muove in maniera rizomatica, connettendo in una rete indissolubile mondo online e offline. Uscendo dal trinomio natura – essere umano – tecnologia, Cassarini presenta un immaginario ambitopico, che va a costituire quello che lei stessa definisce «un manuale di sopravvivenza all’ansia algoritmica’ per navigare dentro al vortice digitale».

Posso dire? Una bomba di emozioni, entrare ad Ateliersi e vederlo trasformato in questo modo è un viaggio che non potete perdervi.

Tist – Refresh Reality!

Il collettivo Tist è stato fondato nel 2020 a Bologna da Michele Liparesi e Yulia S. Tikhomirova, con lo scopo di affrontare le conseguenze della gestione della pandemia e riflettere sul ruolo sociale dell’arte al di fuori delle logiche neoliberali di profitto. Al progetto si sono successivamente uniti gli artisti visivi Samir Sayed Abdellattef e Enrico Vassallo, implementandone le competenze e sviluppando nuove direzioni creative a partire dal principio di non concorrenza, solidarietà e cura.

Agli inizi di febbraio 2021 il collettivo ha inaugurato uno spazio laboratoriale ed espositivo in un capannone industriale di Rastignano appena fuori Bologna, attiguo ad alcuni studi d’artista. I Progetti site specific “fisici” sono giunti al termine, ma la cosa sorprendente è che potete proseguire come pubblico online tramite “Refresh Reality!”, un lungo l’itinerario che collega tre realtà di Rastignano attraverso il territorio “ferito” dalla costruzione in atto. Partendo dal laboratorio del collettivo Tist, ci si è diretti verso il Bosco Urbano del Terzo Paradiso curato da Santa Bellezza e infine al centro culturale Paleotto11. Tist ha integrato cinque interventi digitali, fruibili con il proprio smartphone, che offrono una visione futuristica della valle attraverso questo link (qui).


Rispondi