Un’associazione, una galleria, una residenza per artistə. Questo e tanto altro è la realtà di via del Porto nata nel 2020 dall’idea di undici ragazzə, con l’obiettivo di creare uno spazio comune che permettesse loro di fare ricerche sui temi legati all’arte contemporanea
di Sara Papini, operatrice della comunicazione
Qualche settimana fa ho avuto la fortuna di entrare da Parsec, in via del Porto 48 C/D. Chi non ci fosse ancora andatə, sappia che deve per forza passare. Sono stata accolta fin da subito da un enorme calore umano e da continui stimoli artistici. In quei giorni, infatti, veniva inaugurata la residenza artistica di Camilla Carroli (Camilluusss su Instagram), una giovane artista che adoro particolarmente, all’interno della galleria. E così sono stata sorpresa due volte: sia dalla mostra, sia dalle anime che compongono il fantastico mondo di Parsec.
Come mi hanno spiegato e raccontato poi alcune delle sue fondatrici, Parsec nasce nel 2020 dall’idea di unidici ragazzə, con l’obiettivo di creare uno spazio comune che permettesse loro di fare ricerche su temi legati all’arte contemporanea: «Uno dei principali obiettivi è poter collaborare con artistə emergenti internazionali e locali, che difficilmente trovano spazi in cui lavorare e in cui sviluppare la loro ricerca e il loro lavoro. Per questo, oltre a mostre, talk, crit, festival e workshop, portiamo avanti dei programmi di residenza – due all’anno, uno da ottobre a dicembre e uno da aprile a giugno – dedicato ad artistə, curatrici, ricercatrici emergenti».
Le attività all’interno di Parsec sono molteplici, così come i/le fondatorə. Infatti ognunə è focalizzatə su materie differenti. C’è chi si occupa di fotografia, chi di illustrazione, chi di didattica dell’arte e chi fa ricerca sul gender, queer studies o digital humanities. Questo enorme mix culturale viene messo a disposizione della comunità e da qui vengono creati i progetti come appunto le residenze artistiche.
Non si tratta, però, di semplici mostre curate dallə ragazzə di Parsec. Parliamo di un vero e proprio spazio che viene contaminato e attraversato da artistə, che ospita spesso anche eventi di altre associazioni. Da gennaio 2023, ad esempio, Parsec propone la seconda edizione di “Diversion”, festival di moving image nato nelle sale del Circolo Dev. Sempre in questo periodo verranno poi inaugurate le mostre di Camilla Carroli e Christine Bax.
In attesa dell’arrivo del prossimo anno, è necessario segnalarvi l’ultimo evento del programma public di questa edizione di residenze: il 21 dicembre dalle 16.30 alle 19 Camilla Carroli terrà il suo workshop, “Superdono”. Un laboratorio «in cui si vuole riflettere sulle modalità con cui poter apprezzare un oggetto in tutte le sue qualità: attraverso un approccio più simile a quello del gioco, lə partecipanti saranno invitatə a scoprire una nuova funzione di un bene ormai reso inutilizzabile, in una prospettiva che ne risalti le qualità secondarie, prima celate. Allə partecipanti sarà richiesto di portare con sé un “rifiuto” che nel corso del workshop subirà uno slittamento di senso, fino a diventare dono, oggetto di scambio tra lə partecipanti stessə che, in un secondo momento, avranno la possibilità di ricevere il proprio “controdono”».
CLOSE BY (ex clothes too)
L’installazione di Camilla (se così vogliamo chiamarla) è collocata perlopiù in una piccola stanza, situata in cima a una rampa di scale. Veniamo così introdottə nel mondo dell’artista (o sarebbe meglio dire nel mondo che l’artista ha ricostruito nella residenza) step by step. Il primo oggetto con il quale dobbiamo fare i conti è un tappeto collocato al di sotto della rampa. È qui che siamo portatə a farci le prime domande: lo attraversiamo?… lo calpestiamo?… lo aggiriamo?

Appese alle pareti che ci guidano verso la stanza al piano superiore ci sono due tele bianche: in una è rappresentato un gatto, nell’altra delle lingue. Salendo la scala e seguendo la scia di sassi e caramelle, iniziamo a notare un groviglio impetuoso di abiti da donna: jeans, magliette, felpe, leggins e slip. Siamo arrivatə alla “porta” d’ingresso. Un corno, un uccello e una tenda ci segnalano il confine tra l’intimità del luogo che stiamo per attraversare e il mondo ancora esterno. Vogliamo ancora entrare? Siamo sicurə di poterlo fare? Abbiamo davvero il permesso di farlo?

Da questo momento in poi evitare il contatto con gli oggetti posti all’interno di questo nucleo sarà pressoché impossibile. Questo perché questi ultimi sono ovunque, close by. Sono per terra, fuoriescono dalle pareti, si calano dall’alto. Siamo letteralmente circondatə. I nostri occhi cercano di memorizzare il più possibile, anche quelle piccole anime incastonate in altre, ma sarebbe un passaggio meccanico, troppo riduttivo e impossibile da attuare.
Possiamo toccare? Potremmo mai portare via qualcosa da questo mondo che stiamo esplorando e a tratti invadendo? Io personalmente non me la sono sentita, imbarazzata per non aver chiesto il permesso di entrare allə proprietariə e totalmente inerme per essermi presa il diritto di poter vedere tutto questo, senza filtri e pienamente reale. In fin dei conti il gatto all’ingresso e l’uccellino mi avevano avvertito che stavo per imbattermi in qualcosa di privato e “sacro”, come suggerito da una ragazza durante il dibattito successivo alla presentazione di Close by. Eppure me ne sono fregata. Forse è tipico dell’animo umano e non c’è da sorprendersene.
Camilla sa bene tutto questo e lo ha sottolineato durante il magnifico confronto. Il mondo che ha creato si è popolato delle nostre emozioni, riflessioni e titubanze. Tuttə noi, però, ne siamo statə accoltə.
Una lunga riflessione è stata poi fatta in merito all’accumulo e alla grande mole di oggetti scelti e collocati all’interno dello spazio. Molti provenienti da un collezionismo intimo dell’artista e altri, invece, ritornati alla vita grazie a un riutilizzo, che è passato da materiale di scarto a nuova funzione. Nulla vieta, in definitiva, che possano trasformarsi ancora in molto altro.
Ma di questo forse è giusto che se ne parli nel prossimo workshop, che si terrà con Camilla il 21 dicembre. Ovviamente da Parsec.