Perché ricostruire le scuole Besta è la scelta giusta

Le scuole non sono fatte solo di muri, ma sono organismi vivi, fatti di persone, bisogni, socialità e condivisione. Se Bologna negli anni del dopoguerra è stata una città all’avanguardia sull’edilizia scolastica lo è stato soprattutto per aver saputo interpretare i bisogni della comunità educante. Bisogni che mutano e si evolvono, insieme alle norme di sicurezza ed accessibilità, e che necessitano di nuovi investimenti e nuovi progetti. Quando difendiamo il nostro modello di scuola, anche dal punto di vista architettonico, non difendiamo le mura esistenti, ma la capacità di interpretare e trasformare in edifici i bisogni e le ragioni che sono alla base delle scelte educative e del benessere delle bambine e dei bambini

di Arch. Manuela Faustini, direttrice Edilizia pubblica Comune di Bologna


Il progetto delle nuove scuole Besta rientra in un più complessivo piano per l’edilizia scolastica del Comune di Bologna: 100 milioni di euro investiti per azzerare le liste d’attesa, migliorare la qualità degli spazi didattici, con interventi che renderanno gli edifici scolastici sempre più all’avanguardia e in grado di rispondere a elevati standard di sicurezza e sostenibilità ambientale. Per fare delle nostre scuole dei luoghi sempre più vissuti da tutta la comunità cittadina, anche fuori dagli orari scolastici.

Partiamo da un primo elemento: l’accessibilità dell’edificio. Le attuali scuole Besta si sviluppano su tre piani, i quali non sono dotati di bagni ad accesso diretto e sono raggiungibili di fatto solo tramite scale di dimensioni non a norma e tra loro non allineate. Scale la cui conformazione è tale da non permettere l’inserimento dei quattro ascensori necessari a superare le barriere architettoniche se non a scapito della perdita di molte aule. Questo a oggi comporta uno scarso utilizzo degli spazi al primo piano, utilizzati saltuariamente per attività laboratoriali ed extrascolastiche e solo da utenti non disabili. Anche gli “atelier”, e cioè gli spazi antistanti le aule ricavati mediante l’utilizzo di apposito arredo, non rispondono al principio di flessibilità. Si tratta di spazi che avrebbero dovuto svolgere la funzione di luoghi in cui portare avanti attività integrative di piccoli gruppi o attività speciali, come refettorio o auditorium. Attività che nella pratica non possono però essere svolte adeguatamente, sia per motivi igienici di salubrità dell’aria, sia per l’effettiva assenza di locali idonei. Gli atelier, infatti, si presentano come spazi molto dispersivi e sempre “connessi”, non in grado di aiutare la concentrazione e lo studio.

Oltre all’aspetto dell’accessibilità, c’è anche un tema di adeguamento sismico della struttura. Con l’entrata in vigore delle nuove norme sismiche del 2018, la tipologia di edifici come quello delle Besta risulta vulnerabile alle azioni sismiche orizzontali. Adeguare l’edificio attuale comporterebbe interventi molto invasivi e costosi, senza raggiungere gli stessi risultati di un nuovo edificio progettato con i criteri più avanzati.

Sul piano energetico, poi, le scuole Besta risultano tra gli edifici con consumi maggiori, in quanto costruite con travi e solai in cemento armato in opera e pannelli prefabbricati. A oggi la classe energetica di queste scuole è una C, mentre la palestra è in classe energetica E. Qualsiasi lavoro di riqualificazione energetica non potrebbe mai raggiungere una classe energetica A++, quasi a zero emissioni, che invece avrà il nuovo edificio. Se vogliamo parlare di ambiente e cambiamenti climatici non possiamo non tenere conto di questi aspetti.

Infine, vi è la rilevanza di avere degli spazi scolastici adeguati e all’avanguardia, determinante per la qualità dei processi educativi e di apprendimento. Lo spazio e la sua configurazione, quindi la sua adattabilità a misura di chi lo vive, sono fondamentali per sostenere il lavoro educativo e l’innovazione che caratterizzano le più moderne metodologie didattiche, come è evidenziato anche dalle ultime Linee guida per la qualità degli spazi educativi, approvate dalla regione Emilia-Romagna nel 2021. Altrettanto consolidata è la consapevolezza che le scuole rappresentino oggi dei presidi educativi e culturali, dei punti di riferimento per le intere comunità, dei luoghi da rendere sempre più aperti, non solo chiaramente alle attività scolastiche ma anche ad attività extrascolastiche rivolte a tutte e tutti, in una logica di sistema formativo integrato e di comunità educante allargata al territorio e alle molteplici agenzie educative.

Da queste considerazioni e dopo un percorso condiviso con i cittadini della zona che hanno partecipato agli incontri organizzati dal Quartiere e dall’istituzione scolastica nel 2021 e 2022, è nata la scelta di realizzare un nuovo edificio, progettato in collaborazione con pedagogisti, insegnanti e tecnici. L’ipotesi di una possibile ristrutturazione è stata presa in considerazione, ma ritenuta non idonea perché avrebbe comportato una spesa pari a 11 milioni di euro, con dei lavori ingenti, senza raggiungere una certificazione energetica equiparabile a un nuovo fabbricato. L’edificio non sarebbe mai stato a emissioni quasi zero, si sarebbero perse delle aule rispetto alle esigenze attuali, non sarebbe stata una struttura aperta all’uso civico né una struttura inclusiva, l’allungamento della vita dell’edificio sarebbe stato di soli 10/15 anni, a fronte di ingenti spese, e ci sarebbe stata una dispersione di una parte della popolazione scolastica nella fase della ristrutturazione, in quanto non sarebbe stato possibile ospitare gli alunni nelle immediate vicinanze.

Il nuovo edificio, invece, sarà un vero e proprio polo urbano civico, la cui architettura rappresenta il concetto di apertura verso il quartiere, un’architettura plurifunzionale, che possa attirare l’interesse dei cittadini, anche oltre l’orario scolastico. Una vera e propria scuola nel parco, con una struttura avanzata sia da un punto di vista energetico che didattico e pedagogico. L’edificio, come già detto prima, sarà a ridotto impatto energetico, grazie anche all’installazione di pannelli fotovoltaici che garantiranno l’autoalimentazione di tutti gli impianti. Sarà un edificio totalmente accessibile e privo di barriere architettoniche, avanzato sotto il profilo antisismico, con nuovi spazi sia interni che esterni (quali aule con accesso al verde, spazi per attività multimediali o idonei per piccoli concerti, una palestra certificata Coni e aperta anche in orari extrascolastici, una mensa, spazi dedicati ad alunni fragili). Il progetto architettonico è stato disegnato con una forma tale da rispettare gli alberi di grande rilevanza. Per quanto attiene invece al taglio di alcuni alberi, parliamo di 31 elementi, alcuni dei quali vicini al termine del loro ciclo di vita, il progetto prevede la piantumazione di circa 100 alberi di diametro minimo di  18cm, allargando sensibilmente la dotazione del verde del parco.

La differenza di impatto ambientale della demolizione e ricostruzione rispetto alla ristrutturazione sarà decisamente positiva, se si pensa che si avrà una riduzione di emissioni di CO2 complessiva (tenendo in considerazione anche il contributo degli alberi) molto evidente, passando da 85kg/mq/annuo di CO2 emessa dall’edificio esistente a 25kg/mq/annuo dell’edificio nuovo. Infine, ma non meno importante, il progetto del nuovo edificio prevede  un sistema di raccolta e riutilizzo delle acque e sistemi di laminazione, garantendo una portata di infiltrazione compatibile con le stratigrafie del terreno presenti, ottimizzando l’utilizzo di un bene prezioso come l’acqua. Anche per quanto riguarda la superficie permeabile si ha una ottimizzazione di tale requisito, riducendo la superficie impermeabile di 582mq.


10 pensieri riguardo “Perché ricostruire le scuole Besta è la scelta giusta

  1. La gran parte degli articoli che leggo sul progetto delle nuove scuole Besta mi appare convincente, articoli “pro” e articoli “contro”. Credo che il problema sia un efficace coinvolgimento della popolazione (residenti, alunni-professori-altro personale scolastico-genitori, ma anche associazioni ambientaliste). Mi rendo conto della fatica, ma non ci si deve stancare di illustrare le posizioni che si prendono e le scelte che si fanno. Non basta essere convinti della correttezza degli interventi, bisogna andare “nella tana del lupo” cioe’ nei luoghi dove il dissenso o potenziale dissenso sono maggiormente rappresentati e dar luogo ad incontri, dibattiti e confronti (a me personalmente sembrerebbe molto interessante un confronto diretto tra le due architette di cui ho letto qui gli articoli). Altrimenti in alcuni (non pochi) si rafforza la percezione di una giunta prevaricatrice e sorda alle istanze ambientali, difesa del verde e quant’altro. Irritarsi per una polemica che si valuta sterile, senza leggere le istanze “vere” sottese non mi sembra una reazione efficace.

    1. È vero, e capisco quanto scrivi. Esiste però una differenza che io trovo fondamentale: il comune ha documenti ufficiali reperibili sui siti e facilmente verificabili. Sono atti pubblici, non comunicazioni su social. Quello è il primo punto dove si possono reperire le informazioni se non si è potuti partecipari alle assemblee pubbliche che ci sono state sull’argomento. Chi è contro porta a parole tante motivazioni e, a parole, tanti esperti, ma come può essere più informato di chi ha la fonte ufficiale? Sulla base di cosa chi è control faceva volantinaggio o video alterando il numero degli alberi che sarebbero stati abbattuti per il prcogetto se il comune non solo ha pubblicato il numero ma anche l’identificativo numerico di quale albero sarà abbattuto?

  2. Sono pienamente d’accordo con quanto scritto da Antonella Peloso. Il confronto tra opinioni diverse é, sempre, la strada da percorrere. Senz’altro più laboriosa di decisioni univoche, ma condivisa

    1. Cosa che però, come dice l’articolo stesso, è stata fatta. Ci sono state riunioni cittadine già nel 2022. Occorre partecipare ed eventualmente sollevare il problema.

  3. Argomentazioni chiare e convincenti, ma lo erano anche quelle esposte su queste stesse pagine il 13 marzo scorso dalla progettista della stessa scuola (https://cantierebologna.com/2024/03/13/perche-sostituire-le-scuole-besta/). A chi dare ascolto quindi? Non è cosa da poco, visto che tra il costo della nuova scuola (circa 18 milioni e mezzo) e la ristrutturazione dell’attuale (circa 11 milioni), la differenza è di 7 milioni e mezzo. Quasi quindicimiliardi di vecchie lire. Vale la pena spendere tutti quei soldi pubblici in più? Perché non fare un confronto diretto tra le due architetti?

  4. In questo articolo manca il piccolo particolare che questa nuova scuola andrebbe a radere al suolo tutto l’ecosistema del parco che non sono affatto pochi alberi alla fine della loro vita come vuole fare credere faziosamente chi scrive. Inoltre la piantumazione di alberelli che chissà se sopravviveranno su un terreno arido come quello su cui sarebbero piantati non è assolutamente paragonabile all’ossigeno che danno al quartiere quelli ad alto fusto già esistenti, oltre al fatto che probabilmente molti non riusciranno nemmeno a diventare adulti ma moriranno prima dato che la manutenzione del verde ad opera del comune viene fatta al risparmio vedi capitozzature e altre oscenità. Ma poi si può dire alla gente state in casa che fuori c’è l’aria tossica ma continuare a radere al suolo le fasce boscate come per il passante e per logiche che riguardano progetti faziosi come quelli che riguardano i soldi del pnrr?! Ma avete visto con i vostri occhi di cosa si parla quando si parla di scuola nuova al don Bosco??? Non li vedete gli spazi? Non è difficile immaginare che se questo scellerato progetto venisse attuato mancherebbe lo spazio vitale, tutto troppo attaccato alla strada dove passerà il tram, macchine, centinaia di aerei sulla testa, inquinamento a palate… Meno male che il COVID ci doveva insegnare qualcosa… Ma si sa quali sono i verdoni che come sempre tirano nella politica… Altro che green… Ci vuole coraggio comunque a fare figli in questa città per esporli a questi salubri ambientini

  5. L’elenco di interventi previsti da questa Amministrazione non è un Piano di Edilizia Scolastica, è solo un elenco di decisioni, non si sa per quali ragioni e con quali obiettivi, senza uno studio sistematico relativo a tutti gli edifici.

    Si chiama così una visione di cosa si vuole ottenere per TUTTE le scuole e per TUTTI i bambini di Bologna, relativamente agli obiettivi che vengono stabiliti inizialmente.

    L’ultimo Piano di Edilizia Scolastica vero, dopo quello del 1969, è stato redatto nel 1983, nella fase del calo demografico: ha preso in esame TUTTI gli edifici scolastici, con l’obiettivo di portare ad un livello accettabile l’ambiente in cui avrebbero soggiornato TUTTI i bambini di Bologna.

    Quindi il Piano ha determinato per ogni edificio: l’idoneità, come dimensione dei locali, dotazione di spazio esterno e se soggetto a inquinamento da traffico; per le scuole risultate idonee è stata verificata la capienza ottimale in base alle nuove esigenze educative. Dal confronto con l’utenza prevista per quel bacino si è decisa la dismissione degli edifici più inadeguati, tra i quali tutte le affittanze e quelli senza (o quasi) area esterna o adiacenti a strade di traffico. E prevista la realizzazione di nuove scuole in aree di nuova acquisizione nelle zone eventualmente carenti. 

    Dopo quarant’anni, a quegli edifici più vecchi, che nelle valutazioni erano stati considerati ancora accettabili, si è aggiunto quasi mezzo secolo, diventando ancora più difficile innovare un percorso educativo. 

    Di fronte ad una nuova importante disponibilità di fondi, tra mutui del comune e PNRR, la logica avrebbe voluto di utilizzarli per la sostituzione degli edifici più vecchi, meno efficienti dal punto di vista educativo, ma anche energetico e sismico. Magari prevedendone la costruzione nelle ex aree militari che si stanno rendendo disponibili, come la Caserma Mazzoni, area preziosa per risolvere il problema delle scuole Tambroni, praticamente senza area esterna e su strada di traffico. 
    Invece l’Amministrazione, senza fare un VERO piano di Edilizia Scolastica che  riguardasse TUTTE le scuole, con attente verifiche su ciascuna, ha scelto di abbattere e sostituire gli edifici più recenti, cioè quelli già progettati secondo orientamenti didattici contemporanei e ben collocati in aree verdi adeguate e lontane da fonti inquinanti, lasciando inalterate quasi tutte le situazioni problematiche.
    Il problema sarebbe di tipo energetico e sismico?
    Si è riusciti ad ottenere le tabelle della situazione energetica di tutte le scuole elementari e medie: dal punto di vista energetico la maggioranza degli edifici è in classe E o F, alcuni sono in classe G. Tra le scuole medie solo le Besta e le Volta, di cui è prevista la demolizione, risultano in classe C. Ci piacerebbe vedere l’APE relativa, ma sul sito non c’è, come tante altre informazioni che non ci sono, e come tutti gli studi fatti sulla sismica.
    Dal punto di sismico, abbiamo ottenuto la tabella relativa agli edifici che hanno avuto bisogno di riparazioni dopo il terremoto del 2012, in cui la scuola Besta non compare e nel comunicato stampa si  dice che da verifiche fatte alle Besta non sono emersi problemi.
    Ho già trattato in precedenza l’argomento (Cantiere Bologna, 13-3-24) ma la cosa difficile da capire è in base a quali verifiche l’Amministrazione abbia preso queste decisioni. Sul sito non cè nulla in proposito. Era questo l’unico problema delle scuole di Bologna? E lo stesso destino è previsto per le Volta, le Dozza e le Zanotti, con altrettante spese ingenti ciascuna, che potrebbero essere molto  meglio impiegate per migliorare la situazione degli edifici più vecchi, della cui “durata della vita” nessuno pare preoccuparsi. La struttura dell’edificio delle Besta invece è integra e ben protetta, come già spiegato, cosa dovrebbe succederle tra 10/15 anni?
    Per quello che riguarda l’accessibilità, gli ascensori si possono montare in posizioni e soluzioni particolari, per collegare il primo piano, senza impedire il lavoro nelle aule (la presenza di alunni con handicap fisico è un caso molto raro). L’edificio è stato progettato per 24 classi (600 alunni), quindi ci sono 24 aule normali e 10 speciali (per tutte le specializzazioni che si vogliono attivare) più gli ateliers, uno per ogni aula o aula speciale, 22 aule sono al piano terra, e 12 al primo piano. Poiché adesso le classi sono 17, hanno preferito, giustamente, stare tutte al piano terra (a contatto col giardino) e spostare parte delle aule speciali al primo piano, che comprende anche la segreteria, che si è potuta allargare per esigenze dell’IC10.

    Come ho già spiegato, l’intervento antisismico necessario sarebbe molto più limitato rispetto a quello previsto dallo Studio che ha fatto il nuovo progetto, e senza sostituire i pannelli esterni che non hanno alcun problema e sono già coibentati all’interno. Per l’intervento energetico, per arrivare in classe A++ dalla C, basterebbe migliorare la coibentazione che c’è già, aggiungendola all’interno nei pannelli esterni, e sui coperti, e inserendola sotto il solaio del piano terra attraverso l’intercapedine di mt.1,75 sotto tutto l’edificio, oltre a sostituire gli infissi come alle Guercino. Si possono anche aggiungere dei pannelli fotovoltaici sui coperti più alti.
    Il totale non può costare più di 5 MIL€, meno di un terzo della spesa prevista (18,4 MIL€).
    La questione dello spostamento dei ragazzi è un falso problema, si può usare benissimo il sistema delle Guercino: fare i lavori in un plesso per volta mentre i ragazzi stanno nell’altro plesso, al di là della palestra, non si capisce perché no; si pensa che sia più invasivo rispetto alla costruzione della nuova scuola a 2 metri dalle finestre delle classi, con un muro alto 6 metri a distanza di 1,5 metri per difenderle da rumore e polveri, ma togliendo luce ed aria?

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