Coalizione Civica: «Perché ricostruire le Besta? Per una scuola migliore»

C’è stata qualche insufficienza di percorso partecipato e nel dibattito sono finite sullo stesso piano alcune questioni strumentali e le preoccupazioni, legittime, di chi in città ha a cuore il verde pubblico e i temi ambientali. Quella che verrà sarà una scuola ad emissioni quasi nulle, buona per chi studia e per chi ci lavora, attrezzata, connessa, sicura. Se le vecchie Besta possono essere considerate buone, le nuove Besta saranno ancora migliori. Non è un vantaggio?

di Eleonora Calamandrei e Stefano Mari, referenti del gruppo scuola di Coalizione Civica


L’attuale aspra vertenza che divide Palazzo d’Accursio da quella porzione di cittadinanza unita nel Comitato Besta trova la sua origine nelle Linee guida per la progettazione degli spazi educativi e scolastici elaborate dall’amministrazione Comunale. Nel documento così si descrivono gli edifici scolastici realizzati tra gli anni ’70 e ’80: «Questi edifici sono stati oggetto di continue manutenzioni, adeguamenti, ristrutturazioni e miglioramenti funzionali, ma in alcuni casi risulta non più conveniente procedere con un processo manutentivo». In quali casi? «Soprattutto gli edifici realizzati negli anni ’70 e ’80 con metodologia prefabbricata oggi non sono più adattabili alle nuove esigenze, sia per la loro rigidità funzionale ma soprattutto perché particolarmente energivori».

Il Comune adotta e fa propria la strategia del Pnrr e programma un piano strategico di demolizioni che solleva interrogativi e favorisce l’aggregazione di individualità che di volta in volta si compongono per contestare le scelte dell’amministrazione. Di fatto l’ipotesi demolitoria sostituisce l’ipotesi manutentiva ed evolutivo-adattativa su cui si è lavorato negli ultimi 50 anni, ma non sempre e non dovunque. Questa flessibilità, apparentemente di tono pragmatico e non ideologico, offre però il fianco a un’infinità di distinguo. Perché proprio su questa scuola e non su un’altra a essa simile incombe la minaccia demolitoria? Il documento ci informa di un orientamento apparentemente già maturato: «L’amministrazione si sta ponendo l’obiettivo di sostituire alcuni edifici scolastici con nuove strutture maggiormente performanti e più funzionali per la nuova didattica». Anche se spesso quegli edifici sono stati la culla di sperimentazioni e innovazioni straordinarie, proprio a partire dagli anni ’70. Si tratta infatti di scuole antitetiche al modello trasmissivo pre-1968, intriso di monumentalità autoritaria e pedagogia nozionistica.

Per questa serie di motivi, Coalizione Civica ha già espresso l’insufficienza di un percorso partecipato che avrebbe dovuto dare voce a tutti i soggetti interessati, dal personale della scuola alle famiglie, dai cittadini che usufruiscono di spazi verdi circostanti alle associazioni territoriali. Nel momento in cui alcuni gruppi hanno manifestato dissenso, inoltre, si è creata una polarizzazione, mai ricucita, con alcuni componenti dell’amministrazione comunale e di Quartiere. In conclusione, nel dibattito pubblico sono finite sullo stesso piano alcune questioni strumentali e le preoccupazioni, legittime, di chi in città ha a cuore il verde pubblico e i temi ambientali.

Questa spirale a nostro avviso non ha aiutato a conoscere la qualità progettuale delle nuove Besta ma anzi forse ha portato a una radicalizzazione delle istanze contro la nuova iniziativa di edilizia pubblica a San Donato. Viene dunque da chiedersi se una gestione più aperta al dialogo con chi abita il quartiere, assieme alla diffusione più tempestiva di informazioni e di risposte dettagliate, avrebbe potuto prevenire almeno in parte le polemiche e favorire un dialogo nel merito delle questioni, che sono tutt’altro che scontate e facilmente classificabili in un riduttivo dualismo fra “buono” e “cattivo”.

Nella fattispecie della Scuola secondaria di I grado Besta occorre tenere nella dovuta considerazione limiti e pregi di una struttura che paga il peso degli anni e di una inevitabile obsolescenza di alcune delle soluzioni adottate ai tempi della progettazione, sul finire degli anni ’70. A questo proposito aiuta la comparazione con la scuola gemella Dozza, su cui è stata agita la stessa proposta di demolizione e costruzione ex novo. In entrambe le scuole la tipologia architettonica ha favorito la qualità degli insegnamenti/apprendimenti ivi progressivamente costruiti, facilitando la modularità, la flessibilità didattica, la composizione e scomposizione dei gruppi. Le Besta, così come le Dozza, sono state un prodotto di una filosofia architettonica estremamente innovativa, che ha ribaltato la struttura tradizionalmente ordinata delle scuole preesistenti e ha creato un’interazione tra spazi esterni e interni alla scuola di grande interesse, favorendo la circolarità delle esperienze proposte e consentendo una rottura dello schema aula/corridoio/cortile in voga senza soluzione di continuità nelle scuole dall’unità d’Italia al secondo dopoguerra. La didattica che vi si è praticata è stata all’altezza delle soluzioni edilizie.

Ora però non si possono sottacere due limiti probabilmente insuperabili di questa soluzione. La prima è legata all’uso dei materiali. La scuola Besta, come le consorelle Dozza, Guercino e altre della stessa generazione, patisce enormemente le temperature fredde e calde dei mesi invernali ed estivi. Non vi è un benessere percepibile nei mesi di temperature estreme, per i nostri climi in surriscaldamento, se non a prezzo di una incredibile e costante spesa energetica per riscaldamento e, in modo esponenzialmente crescente, raffrescamento. Questo la rende obiettivamente una scuola energivora. Le soluzioni possibili, a livello di possibile ristrutturazione, sono a loro volta estremamente costose. Il secondo limite strutturale è legato al trinomio aula/antiaula/cortile e alla carenza di altri spazi educativi dedicati all’inclusione o integrazione degli alunni con disabilità, a cui i piani superiori sono inibiti per l’assenza di ascensori. Le possibilità di lavorare in gruppo sono fortemente limitate dalla dimensione ridotta delle antiaule e dalla loro esposizione ai fattori di distrazione presenti nella zona centrale dell’edificio, sovente affollata e rumorosa. I costi per una radicale trasformazione degli spazi interni e per la rimozione delle barriere sarebbero molto elevati.

A una domanda molto precisa posta da Coalizione Civica ai tecnici comunali, riguardante «i costi complessivi di una messa a norma dell’edificio», la risposta è stata «i costi stimabili dei lavori (…) sono sicuramente superiori a 2600€/mq, per un conseguente importo totale dei lavori di almeno 12.700.000€».

Non si tratterebbe peraltro di una soluzione neppure lontanamente comparabile in termini di qualità complessiva con quella di un nuovo edificio, costruito con criteri contemporanei che tengano presente le tante variabili indotte da legislazioni più stringenti («garantirebbe prestazioni sicuramente inferiori in termini energetici e di resistenza sismica») e le modalità di istruzione democratica e inclusiva che la scuola militante oggi richiede e rivendica. Da questo punto di vista la nuova scuola rappresenta senz’altro un modello di grande interesse. L’articolazione di aule per l’attività ordinaria, di aule per le attività integrative, aule speciali, aule di attività musicali moltiplica gli spazi oggi esistenti e lo fa in una visione di estrema flessibilità, capace di attingere a risorse diverse e soddisfare bisogni molteplici. La scuola sarà totalmente accessibile, con una esplicita attenzione ai bisogni di fruizione di ogni bambino e bambina. Per quanto riguarda la temperatura, sarà assicurata la zona di comfort e la percezione di soddisfazione che prelude in modo decisivo al benessere psico-fisico di studenti e lavoratori.

Il nostro parere è che non ci sia dubbio alcuno sul fatto che la nuova scuola sia migliore dell’esistente, sotto molti profili. Secondo la relazione Daprile del maggio 2023 «l’edificio dovrà essere progettato e realizzato, come detto in precedenza, tenendo in debito conto le “Nuove linee guida contenenti indirizzi progettuali di riferimento per la costruzione di nuove scuole” varate dal Ministro per l’Istruzione, Università e la Ricerca, l’11 aprile 2013 e conformarsi, quando possibile, alle stesse, soprattutto in termini di impostazione distributiva degli ambienti e del complesso scolastico».

Non sembra d’altra parte del tutto centrata l’ipotesi, da più parti ventilata, che ci sia scarsa aderenza alle successive Linee Guida del ministero dell’Istruzione del maggio 2022, allora ministro Patrizio Bianchi, curate da un gruppo di lavoro formato da alcuni tra i più importanti architetti italiani. La prima condizione prevista, una buona architettura, sembra pienamente raggiunta: il nuovo edificio sarà riconoscibile, iconico ed esteticamente apprezzabile. La seconda condizione, una scuola a basso consumo, non è in discussione: la nuova scuola avrà classe energetica A++, quasi a zero emissioni (Nseb: near zero-emission building). La terza condizione, una scuola sostenibile, si riferisce alla natura dei materiali impiegati: nella nuova scuola si avranno materiali ad alte prestazioni, in ampia misura provenienti da economia circolare dei materiali da costruzione e da scavo, con utilizzo di inerti provenienti da impianti di recupero pari al 32%.

Anche la prerogativa di essere scuola aperta sembra del tutto soddisfatta: la fruibilità sociale della scuola in orario extrascolastico è una delle condizioni preliminari della progettazione, ben chiara sin dalle prime battute. Molto interesse suscita l’aderenza della nuova scuola al requisito di essere adatta alla outdoor education, o come la definiscono le linee guida «una scuola tra dentro e fuori». Qui l’attenzione è estrema, sia nella quantificazione, determinazione e collocazione delle nuove alberature (di dimensioni idonee, come assicura (qui) l’arch. Manuela Faustini: «Il progetto prevede la piantumazione di circa 100 alberi di diametro minimo di 18cm, allargando sensibilmente la dotazione del verde del parco») che nella rimozione di tutto il materiale di risulta, fino al raggiungimento del terreno vergine e il successivo riempimento con terreno idoneo e compatibile, incluso per l’ultimo metro adeguato terreno vegetale, eventualmente integrato con fertilizzanti naturali.

La nuova scuola sarà «una scuola per apprendere meglio», come richiesto dalle linee guida? Dal momento che i criteri di base sono diversificazione, riconfigurabilità, flessibilità, da integrarsi con diverse modalità strutturali di insegnamento/apprendimento (lavoro individuale, di gruppo, attività frontali), non si può che riconoscere uno sforzo importante in questa direzione da parte dei progettisti, anche sul piano degli arredi. In modo particolare è proprio l’aula che si riconverte da spazio unidimensionale ad ambiente multifunzionale, capace di rimodellare la geografia interna sulla base delle istanze educative. Poco rimane da aggiungere sugli ulteriori punti indicati dalle linee guida, una scuola per chi ci lavora, una scuola per i cinque sensi, una scuola attrezzata, una scuola connessa. Se la vecchia scuola Besta può essere considerata una buona scuola, la nuova scuola Besta potrà essere considerata una scuola ancora migliore.

A Borgo Panigale-Reno su questo non ci sono stati dubbi, né si sono levate voci a difesa della vecchia scuola Dozza. Da parte di tutti i soggetti interessati non ci sono state obiezioni di alcun genere, anzi è stata apprezzata la determinazione dell’amministrazione di investire un considerevole ammontare di risorse pubbliche nel piano di edilizia scolastica che di fatto consegnerà al quartiere un bene prezioso che sarà per molti anni a venire un punto di forza per la comunità locale.

Una possibile risposta sulla differente accoglienza che è stata riservata ai due progetti può risiedere nella vivacità politica del quartiere San Donato, storicamente attraversato da associazioni e comitati la cui voce è una componente fondamentale della dialettica cittadina. Su questo le Consigliere comunali e di quartiere di Coalizione Civica hanno espresso, nelle sedi istituzionali e tramite diverse interviste, un posizionamento preciso: se infatti il progetto in sé della nuova scuola è, dati alla mano, migliorativo di quello attuale, lo stesso non si può dire delle modalità che hanno portato alla sua realizzazione, che sono state percepite da una parte della cittadinanza come escludenti. Un altro punto che può spiegare la reazione contraria risiede forse anche nella difficoltà, per chi abita a San Donato, di doversi interfacciare nel quotidiano con diversi cantieri, che hanno portato a una percezione diffusa di un abbassamento della qualità della vita e dell’aria.

Non a caso, a San Donato le varie componenti del Comitato Besta sfruttano la difesa del bene architettonico moderno impersonata dall’arch. Fioretta Gualdi (qui) , così come la sia pur debole difesa della pedagogia incorporata nella forma da una parte dei docenti, ma di fatto il cuore della protesta verte sui trentuno alberi destinati all’abbattimento, ben censiti e individuati e su cui esiste una precisa ipotesi di compensazione. I risultati a livello ambientale si vedranno nel tempo, così come le potenzialità del nuovo progetto; in quest’ottica il contributo del comitato non deve essere rigettato, ma accolto nelle sue preoccupazioni, che partono dalla legittima paura della cementificazione e dell’abuso edilizio in uno spazio pubblico e attraversato da tutte e tutti. È qui che occorre vigilare e porre la massima attenzione. Sarebbe utile che la discussione si concentrasse su questo.


22 pensieri riguardo “Coalizione Civica: «Perché ricostruire le Besta? Per una scuola migliore»

  1. Ecco, è arrivata Coazione Cinica con il suo compitino fuori tempo massimo a mettere la stampella al sindaco sovrano, poiché lo vedono tutti che il re è nudo. Gente che mandava i ragazzi a farsi spaccare la testa dalla polizia in val di Susa a Bologna – dove hanno messo il sederone sugli scranni di palazzo d’Accursio – sono diventati totalmente asserviti al PD che ormai sostengono che cementificare parchi botanici è green. Senza più nessuna vergogna. Politicamente bruciati per sempre, si spera.

      1. Grazie, veramente non se ne può più del greenwashing e dell’arroganza di questa scellerata amministrazione!

    1. Non mi ringrazi, la stavo prendendo in giro. Per fortuna che c’è gente che lavora per migliorare Bologna mentre voialtri scrivete solo ingiurie. Stesso stile di Fratelli d’Italia.

      1. L’avevo capito! Se migliorare Bologna è cementificare ovunque, ampliare autostrade in città e abbattere migliaia di alberi in piena crisi climatica siete sulla strada giusta per il baratro! “Voi altri” chi? Altro che fratelli d’Italia, ma guardati allo specchio e troverai il fascista che vai cercando!

  2. Non a caso, a San Donato le varie componenti del Comitato Besta sfruttano la difesa del bene architettonico moderno impersonata dall’arch. Fioretta Gualdi (qui) , così come la sia pur debole difesa della pedagogia incorporata nella forma da una parte dei docenti, ma di fatto il cuore della protesta verte sui trentuno alberi destinati all’abbattimento, ben censiti e individuati e su cui esiste una precisa ipotesi di compensazione. I risultati a livello ambientale si vedranno nel tempo,( FRA 40-50 ANNI FORSE !!!!!) così come le potenzialità del nuovo progetto; in quest’ottica il contributo del comitato non deve essere rigettato, ma accolto nelle sue preoccupazioni, che partono dalla legittima paura della cementificazione e dell’abuso edilizio in uno spazio pubblico e attraversato da tutte e tutti.
    HO COPIATO L’ULTIMO PARAGRFO DELL’ARTICOLO DI CC E MI SOFFERMO QUA SU 2 PUNTI ,ANCHE SE SU TUTTO L’ARTICOLO CI SAREBBE DA CONTESTARE QUASI TUTTO PER MANCANZA DI INFORMAZIONI E SOLO RIPETIZIONI DELLE LINEA BEN NOTA DEL COMUNE.

    -1) CHE COSA SIGNIFICA LA FRASE :DEBOLE DIFESA DELLA PEDAGOGIA INCORPORATA NELLA FORMA DA UNA PARTE DEI DOCENTI ????
    PERCHE’ DEBOLE DIFESA ?????? MA NON SONO I DOCENTI I PRIMI AD DOVER ESSERE INTERPELLATI ED INTERESSATI ALLA PEDAGOGIA E FORMAZIONE DEGLI ALUNNI ,DOCENTI CHE NON SONO MAI STATI INTERPELLATI E COINVOLTI NEL NUOVO PROGRAMMA DELLA NUOVA SCUOLA ??? informarsi prima di scrivere cose inesatte.

    2) il cuore della protesta verte sui trentuno alberi destinati all’abbattimento, ben censiti e individuati e su cui esiste una precisa ipotesi di compensazione.
    QUESTA E’ UNA NOTIZIA TOTALMENTE FALSA E CHE COPIA QUANTO DICE ERRONEAMENTE LA FAUSTINI SUL NUMERO DI ALBERI DA ABBATTERE, BASTA ANDARE SULLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DELLA TECO (FUTURA presentazione ufficiale del Comune) LA STESSA TECO ALLEGA LA LISTA DEGLI ALBERI DA ABBATTERE UFFICIALI CHE SONO 48 oltre a quelli che le macchine operatrici ,gru,scavatori,trattori danneggeranno durante i lavori ,già ipotizzati ad un totale di 61 ,quindi il doppio di quanto scrive la Faustini, che dovrebbe meglio leggere i documenti comunali
    IL CUORE DELLA PROTESTA DEL COMITATO NON SONO SOLO GLI ALBERI MA TUTTO IL CONTESTO GLOBALE DEL PROGETTO COMUNALE
    documentarsi molto bene prima di scrivere sempre notizie fuorvianti e di parte

      1. Ti pagano per fare il cane da guardia di colizione civica? Probabilmente ne fai parte. Avete rovinato Bologna, il verde, la salute dei cittadini e delle cittadine. Se alle prossime elezioni vincerà “la destra” che usate come spauracchio sarà solo merito vostro. Potete provare a lavarvi col verde o col rosa, resterete sempre sporchi dell’aviditá e della sete di potere che vi contraddistingue. Traditori e bugiardi.

      2. Complimenti per le sue risposte di alto livello e rispettose delle idee altrui traspirano arroganza e presunzione è proprio causa di gente come lei che le destre stanno avanzando a gonfie vele in Italia e nel mondo. Perfettino ed arrogante come il sindaco e la sua giunta di neoliberisti falsi green che si professano antifascisti ma usano gli stessi metodi.

    1. Bravissimo, e chissà come mai la colazione civica non ha mai voluto incontrare rappresentanti del comitato per un confronto così come il sindaco dittatore! Paura di fare una figuraccia di m…. ! Sono andati al potere in giunta facendo vomitevole retorica sull’ambiente e non fanno altro che sostenere progetti dementi tesi solo a fare girare milioni di euro nelle tasche giuste fottendosene di chi vive il quartiere e della salute pubblica! Salvo poi dirti di non uscire di casa che l’aria fuori è inquinata oltre ogni limite! Schifosi!

    2. Riprenso i numeri che ha usato.

      1 – gli insegnanti, e qui dissento leggermente dalle autrici, furono invitati a partecipare alla presentazione pubblica del giugno 2022. In quella fase si poteva forse sollevare qualche perplessità su questioni di ordine didattico per apportare variazioni e migliorie al progetto. Qualcosa venne detto, qualcosa mi risulta sia stato accolto. Quindi, gli insegnanti sono stati sentiti, invitati. Le comunicazioni della scuola e del comune sono protocollate, e dunque facilmente verificabili.

      2 – il cuore della protesta verte proprio su 31 alberi, il numero di alberi e l’elenco preciso è stato fornito dal comune il 17 ottobre 2023 al consiglio di quartiere aperto. I presenti del comitato lo hanno visto, ma non lo hanno voluto vedere perché gli faceva gioco continuare a mentire sul numero. Cercando sul sito del comune trovi la presentazione con l’elenco preciso (comprensivo delle etichette che trovi sugli alberi): https://www.comune.bologna.it/myportal/C_A944/api/content/download?id=657b0a56a41b8500995562c6

      documentarsi molto bene prima di scrivere notizie fuorvianti e di parte.

  3. Buongiorno, ma non si può proprio fare un totale/parziale trasferimento degli alberi ?
    Abbiamo avuto un interessante colloquio con un tecnico specializzato qui al Comune di Ozzano, se volete vi posso mettere in contatto con lui

    Un caro saluto e a presto

  4. Quesito del giorno nell’anno del Signore 2024: indovinate chi ha scritto pubblicamente queste parole nel lontanissimo 2021… un piccolo indizio: è del PD e si chiama Federica Mazzoni!!!! Chi vince avrà un albero in vaso e una bombola di ossigeno per affrontare le politiche di Lepore!

    “La maggiore sensibilità ambientale della persone, anche a causa della pandemia, è una ricchezza che questa città deve far esprimere fino in fondo.
    Costruire nuovi palazzi tagliando alberi sani e ad alto fusto rappresenta un crimine contro l’ambiente e ripiantarne altri, spesso più piccoli, che forse tra vent’anni matureranno una capacità discreta di assorbire la CO2, significa prendere in giro i cittadini.
    Bologna ha bisogno di tutelare il verde esistente e non di compensazioni future utili solamente a perseguire le politiche di cementificazione e speculazione”.

  5. IDEE CHE CAMBIANO, LOTTE CHE SVANISCONO

    🔴 Dopo mesi di silenzio e dopo l’uscita dall’aula del Consiglio comunale al momento del voto, oggi su Cantiere Bologna arriva la benedizione di Coalizione Civica al progetto di ricostruzione delle scuole Besta nel parco Don Bosco. Si tratta di una lunga disquisizione sulle caratteristiche del nuovo edificio scolastico. Ma la frase che più colpisce è la seguente:

    📝 “il cuore della protesta verte sui trentuno alberi destinati all’abbattimento, ben censiti e individuati e su cui esiste una precisa ipotesi di compensazione. I risultati a livello ambientale si vedranno nel tempo”.

    Queste parole sono emblematiche di una diversa visione dei problemi e delle soluzioni. È come dire che se fai una bella casa, non importa dove la costruisci. Dunque, l’ambiente si può sacrificare perché abbiamo tempo per “compensare” e rimediare.

    🟢 Noi crediamo che il SE e il DOVE costruire sia cruciale. Che ogni progetto pubblico o privato debba prevedere la salvaguardia di alberi e di ogni metro quadrato di suolo e verde urbano 🌳

    👇
    “Una parte della politica e dell’amministrazione cittadina ha provato a scoraggiare ogni iniziativa di lotta, affermando che ormai i giochi erano fatti, che il progetto iniziale era meraviglioso, che i comitati avevano un approccio ideologico”.
    “La maggiore sensibilità ambientale della persone, anche a causa della pandemia, è una ricchezza che questa città deve far esprimere fino in fondo. Costruire nuovi palazzi tagliando alberi sani e ad alto fusto rappresenta un crimine contro l’ambiente e ripiantarne altri, spesso più piccoli, che forse tra vent’anni matureranno una capacità discreta di assorbire la CO2, significa prendere in giro i cittadini. Bologna ha bisogno di tutelare il verde esistente e non di compensazioni future utili solamente a perseguire le politiche di cementificazione e speculazione”.

    ☝️ Parole sagge, ma non nostre: sono proprio quelle di Coalizione Civica, quando nel 2021 difendeva la ex caserma Mazzoni dal rischio cementificazione (link nei commenti).

    A distanza di una tornata elettorale, le idee e le lotte di Coalizione Civica sono cambiate o svanite nel nulla. Tagliare alberi sani e ad alto fusto non è più un crimine contro l’ambiente? Oggi le priorità sono diverse?

    🏘️ Costruire un nuovo edificio è più importante che curare l’ambiente e la salute di chi vive intorno al parco don Bosco, e sembra che – per citare le loro stesse parole – “l’approccio ideologico è stato proprio quello della rinuncia, del disfattismo, del provare a convincere i cittadini che la “real politik” presenta ostacoli insuperabili.”

    1. Giusto, avevo confuso il nome della caserma con quello della Mazzoni Federica del PD, le parole sono esattamente di conazione cinica, vabbè ormai sono la stessa cosa praticamente, non ho vinto la bombola di ossigeno in palio mannaggia, la lascio volentieri a loro, sia mai che con un aiutino gli arrivi abbastanza ossigeno al cervello da vedere il fondo che hanno toccato!

  6. c’era una canzone ,anni fa della Mannoia, che diceva: Come si cambia PER NON MORIRE……. certo che colazione civica x non morire ne ha fatti dei cambiamenti, anzi direi prorio delle belle GIRAVOLTE, ochio che a troppo girar si perde la testa !!

    1. “in quest’ottica il contributo del comitato non deve essere rigettato, ma accolto nelle sue preoccupazioni, che partono dalla legittima paura della cementificazione e dell’abuso edilizio in uno spazio pubblico e attraversato da tutte e tutti.”

      Vi chiederei se potete almeno non fare finta di essere dalla parte dei più deboli, di chi lotta, etc. Per cui vi prego rigettate il comitato, rigettate le lotte ecologiste, così almeno è chiaro che siete dalla parte dei potenti e possiamo parlare d’altro. Davvero non vorrei essere nei vostri panni

  7. Intanto mi pare che Calamandrei e Mari pongano un problema di procedure e prassi seguite dall’Amministrazione comunale su questa specifica vicenda. Questo è un primo concreto e irrisolto problema: qui, a San Donato – San Vitale, la cultura del confronto e la creatività e ricchezza di idee non accettano passivamente decisioni autoritarie ed autoreferenziali. Sarebbe bene ne prendessero definitivamente atto quelli che hanno preteso a inizio legislatura di avviare l’attività del Consiglio di Quartiere con una rappresentanza istituzionale diversa da quanto deciso dai cittadini con il voto popolare: per molti mesi la maggioranza di CentroSinistra e la minoranza di destra hanno preteso di fare funzionare il Quartiere con una esponente di una lista minore di CentroDestra anziché l’eletto di Potere al Popolo e solo l’intervento della Giustizia ha azzerato lo sfregio costituzionale e ripristinato una rappresentanza legittima.
    Gli esponenti di Coalizione Civica affrontano poi argomenti meritevoli di approfondimento su scuola, “formazione permanente”, apertura dei plessi alla società, transizione energetica. Viene da dire tutt’altro approccio rispetto ai toni arroganti e di chiusura nei confronti delle critiche del Comitato Besta – Don Bosco, delle associazioni ecologiste bolognesi e di migliaia di cittadini bolognesi proposti da autorevoli esponenti PD, che quasi sempre hanno insistito nell’affrontare nodi culturali e politici secondo criteri di “ordine pubblico”.
    Negando, cioè, il cuore vero e profondo delle alternative da ricercare nel confronto di merito. Nel 2024 a Bologna e in Emilia Romagna non si può continuare a consumare suolo e non si possono continuare gli abbattimenti di “polmoni naturali” (come il Parco Don Bosco) e di alberi sani di importanti dimensioni. Occorre cioè non contrapporre diritti fondamentali e primari (“assoluti” scrive la Giudice del Tribunale civile) come quelli all’istruzione e alla salute o all’ambiente. Cultura e natura – da decenni e verso il 2030 – debbono trovare sintesi progettuali più avanzate e convincenti, non essere contrapposte. Quando il Comitato Besta – Don Bosco ha promosso Biblioteca in Comune e deciso di portare ogni giorno dal 12 febbraio un libro al Sindaco ha voluto dire (a tutti!) quali sono le fonti culturali e Politiche della sua mobilitazione (da Antonio Cederna a Vandana Shiva, da Jean Jeaques Rousseau ad Amitav Ghosh, da Stefano Mancuso a Paolo Pileri); ponendo al contempo l’esigenza impellente di tradurre “visioni” e “strategie” di valenza internazionale in atti concreti di governo della Città. Insomma Stefano Mancuso o Joan Subirats non sono solo intellettuali da esibire e il loro invito a “riempire le città di alberi” e a “ridurre l’asfalto nelle metropoli europee” deve essere praticato ovunque, anche a Bologna.

    1. Spero che al più presto suoni la campanella e che le zuffe tra i bambinacci finiscano.
      Vorrei sentire parlare degli adulti, educati e forniti di argomenti seri.
      E pensare che, leggendo l’articolo iniziale, avevo avuto l’impressione che, finalmente, si fosse arrivati ad un aggiornamento delle polemiche: le scuole Besta, un gioiello architettonico e didattico di un’epoca d’oro del nostro Comune, vanno rifatte, per una serie di ragioni tecniche chiaramente elencate.
      Punto. Il resto è fiele.

  8. Nel giardino Pozzati, al quartiere Reno, le future Dozza saranno la terza nuova scuola costruite nel giro di 6/7 anni. Eliminando praticamente per intero un vasto giardino, che si trova in una zona a ridosso dell’asse attrezzato sud/ovest, conosciuto come punto di maggior accesso traffico alla città, quindi con un inquinamento alle stelle.
    A pochi metri, continua invece a restare, il deposito TPER, con il movimento inquinante e incessante di centinaia di bus, inquinanti, anche acusticamente. Sono trent’anni che si dice che il deposito deve essere spostato in una zona diversa. Invece che distruggere il Giardino Pozzati, non si poteva fare qui, dove ora c’è l’immenso parcheggio bus, un polo scolastico, aggiungendo verde, con annessi altri servizi pubblici per la comunità intera (c’è già anche la sede del Quartiere nelle vicinanze)?
    Non c’erano altre soluzioni, da recuperare (le ex Drusiani ???), vecchie fabbriche/officine nel quartiere ? Sono anni che si parla ai convegni di rigenerazione urbana e consumo suolo. Eliminare proprio alberi e prati?
    Alle centinaia di studenti converrà restare all’interno delle aule, perche quando escono respireranno pessima aria. E che fine faranno le vecchie Dozza?

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