L’appello del nuovo giornale: «un concorso di idee per raccontare il 2 agosto»
di Marco Santangelo
La rivista online “Cantiere Bologna” lancia un appello per rendere eterno e comprensibile a tutti il ricordo della strage alla stazione centrale del 2 agosto 1980, il più grave attentato del nostro secondo dopoguerra, una ferita e un’umiliazione mai sanate per la città. L’obiettivo è quello di realizzare, all’interno dello scalo ferroviario, un “luogo della memoria”, capace di spiegare ai passeggeri la storia dell’eccidio e delle vicende giudiziarie e politiche che lo seguirono, dei depistaggi, degli inquinamenti, delle furibonde polemiche. Proprio ieri abbiamo raccontato l’intenzione dell’Associazione familiari vittime di cambiare il nome a cura del Comune, dello scalo di Bologna Centrale a Bologna 2 agosto, cosa che, a breve, dovrebbe diventare realtà.
cantierebologna.com è nato nelle settimane scorse da un’idea del formidabile giornalista Antonio Ramenghi, prematuramente scomparso poco più di due anni fa, che fu tra l’altro capo della redazione bolognese di Repubblica e al cui nome la testata web è dedicata. Tra i fondatori attuali ci sono alcuni di quelli che condivisero con Ramenghi il progetto di un laboratorio di idee per la città, aperto a chiunque, nel rispetto di leggi e Costituzione, voglia mettere mattoni al cantiere continuo del capoluogo emiliano e contribuire al suo sviluppo.
Tra i fondatori e tra i sostenitori ci sono attori, intellettuali, docenti, cantautori, giornalisti, gente comune. In redazione ci sono tra gli altri i cronisti Aldo Balzanelli, che avvicendò Ramenghi alla guida del dorso bolognese di Repubblica, e Giampiero Moscato, che fu capo della redazione bolognese dell’Ansa e ora è direttore sia di Cantiere Bologna sia di InCronaca. In comune Balzanelli e Moscato, da cronisti giudiziari, hanno seguito le indagini e gli sviluppi del massacro del 2 agosto fin dagli inizi. «Come Cantiere Bologna – spiega Moscato –su idea del collega Balzanelli e condivisa da tutti con entusiasmo,abbiamo proposto alla città, a Regione, Comune, Ferrovie di Stato, azienda dei trasporti Tper e Associazione dei familiari delle vittime della strage di firmare e promuovere questo appello».
La richiesta, in sintesi, è quella di realizzare un “memoriale” all’interno di uno spazio adeguato della stazione attraverso un bando che inauguri un concorso di idee per l’ideazione e l’esecuzione dell’opera. «L’obiettivo – prosegue Moscato- è costruire un luogo che possa spiegare a chi passa, e soprattutto a chi è ignaro, cosa successe quel giorno e a che punto è la ricerca di verità e di giustizia,visto che è ancora aperta un’inchiesta che punta a individuare, dopo gli esecutori, i mandanti di quell’orrendo attentato. Noi chiediamo agli enti di individuare le modalità per definire il progetto e di fornire il materiale per allestire il Memoriale». Moscato, poi, evidenzia la coincidenza: «L’appello è avvenuto proprio nel mentre l’Associazione familiari delle vittime chiedeva a Comune e Ferrovie dello Stato di cambiare il nome dello scalo di Bologna». A 40 anni dalla strage che causò 85 morti e 200 feriti avanzano, quindi, due importanti proposte: un nuovo nome e un memoriale.
Intanto, il 40mo anniversario potrebbe essere vissuto alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage,sottolinea il fatto che i viaggiatori, ritrovandosi sul proprio biglietto la scritta “Bologna 2 agosto”, contribuiranno a divulgare la conoscenza di quel tragico giorno. Un Memoriale potrebbe rendere molto chiaro cosa accadde quel giorno e rendere onore alle vittime, ai loro familiari e a una città che ancora attendono piena giustizia per quel massacro.
L’appello si può sottoscrivere inviando una mail a 2agosto@cantierebologna.eu
L’articolo sulla nostra iniziativa è stato realizzato da Marco Santangelo per InCronaca, testata del Master in Giornalismo dell’Università di Bologna (https://incronaca.unibo.it/)
Eravamo in Stazione quel giorno, saremo partiti poco prima delle 10 per andare a Parma. Eravamo un gruppo di formatori e delegati della CISL dell’Emilia Romagna. A Parma ci aspettava un pulmino per andare ai corsi estivi di Val di Rabbi. La biglietteria con il bancone di marmo sulla sinistra del salone era chiusa ed era diventata la nostra panchina d’attesa
A quel tempo non c’erano telefonini e la notizia dell’attentato ci raggiunse al nostro arrivo a Rabbi perché, chi era già arrivato, attendeva il nostro arrivo con grande ansia.
Ci fu solo il tempo di qualche saluto e fu deciso di convocare una Assemblea per decidere cosa fare. Sospendere tutto per protesta? la decisione fu di lavorare perché, quello cui miravano gli attentatori, era fermare il Paese. Accoglievamo chi arrivava in ritardo dal sud e si era trovato a passare dopo la bomba. Sconvolti.
Ed allora lavorammo, lavorammo duramente per 10 interminabili giorni con la morte nel cuore, decisi a resistere, era la preghiera laica anche per chi credeva!
Stefano Cavallini (Ferrara)