«Gianni, i’ vorrei che tu e Virginio ed io…»

La risposta di un intellettuale al presidente di Cantierebologna.com: «Caro De Plato, condivido il senso della lettera a Merola. Temo il ritorno al come prima, quando servirebbe non solo assistere ma promuovere. Come Sydney, che costruì il Ponte durante la grande crisi. Anche noi dovremmo fare qualcosa di tangibile. Vincerà chi saprà immaginare una Bologna futura. La sinistra perderà solo con un candidato e una squadra mediocre e se la destra saprà opporre qualcosa di ottimo»

di Federico Enriques, editore, già senatore Pds


Ecco, caro Gianni, un giudizio sulla tua lettera al sindaco del 24 maggio (bella data per iniziare una battaglia, sia pure solo politica). Ho alcuni criteri per valutare un articolo. Il primo – credo comune a molti – è se sono d’accordo col senso di fondo dell’articolo e con la maggior parte delle affermazioni: in questo caso la risposta è sì.Il secondo è se vi sono cose, affermazioni, sintesi che condivido ma a cui non ero arrivato e non saprei arrivare, cioè cose che mi fanno pensare: «Questo è giusto ma io non ci sarei arrivato». Anche in questo caso la risposta è sì: ne è un esempio la tua sintesi delle ragioni per cui Merola è stato un buon sindaco.

Poi mi domando: nell’articolo ci sono cose controvertibili, cose su cui si può (i destinatari naturali dell’articolo possono) non essere d’accordo?

Francamente temo che i lettori di Cantiere condividano e non possano non condividere quasi tutto il tuo scritto. Con qualche concreta esemplificazione si sarebbe potuto introdurre temi divisivi e proprio per questo interessanti: ad esempio come organizzare la partecipazione alla scelta dei candidati (primarie, aperte o chiuse), quando? Come coinvolgere la rete? Come coinvolgere la gente in ipotesi di perdurante distanziamento? In spazi aperti? Il candidato sarà scelto dai cittadini di Bologna o dell’area metropolitana, dagli aventi diritto al voto o anche da residenti o domiciliati non aventi diritto al voto? E se candidato e squadra devono muoversi assieme alle primarie – se ci saranno – si potrà votare non per candidati a sé, ma per ticket (candidati più nucleo di squadra)?

Vi è un altro criterio (per valutare uno scritto politico) che mi pare utile: le cose dette avrebbero potuto essere dette anche prima del Covid? Se tutto o quasi tutto avrebbe potuto essere detto prima, allora sono un po’ deluso.

Bada: non sono fra coloro che dicono che dopo la pandemia nulla sarà come prima; al contrario, proprio perché colgo troppi segni di voler tornare al come prima (o addirittura di voler fare passi indietro – pensa alla lotta all’evasione) credo sia necessario cercare di fare i conti con le ferite da Covid più difficili da rimarginare. Non sappiamo ancora quali saranno né quali limiti dei rimedi messi in campo dal Governo centrale o regionale indicheranno azioni locali complementari a cui dare priorità.

Penso a tre temi che ho paura possano essere centrali e difficilmente risolti da interventi superiori a quello comunale: una crisi dei trasporti locali pubblici che porrà in forse il cammino ancora insufficiente a una limitazione del traffico privato, un’accentuazione della diseguaglianza fra redditi e una crescita della povertà (non sono esattamente la stessa cosa). Il terzo tema, più complesso, è quello della allocazione di risorse fra anziani e giovani.

L’imponente sforzo dello stato è per lo più indirizzato a limitare la diminuzione di redditi di persone mature o indirizzato verso spese, certo necessarie, come la sanità, di cui, giustamente più godranno gli anziani: per i giovani c’è poco e per i più giovani c’è stata la perdita del valore scuola, certo non risarcita (anzi forse aggravata) dal lassismo valutativo. Questa perdurante dimenticanza dei giovani mi pare il dato macroeconomico di fondo, in parte offuscato dalla giustificata commozione per la sorte degli anziani in genere e di quelli delle Rsa in particolare: un sentimento tanto profondo e radicato non solo nella cultura cattolica ma anche nella nostra tradizione classica (si pensi a Enea e Anchise), quanto razionalmente forse eccesivo.

Sono temi (trasporti/qualità dell’aria, sostegno a povertà vecchie e nuove, giovani) che dovranno entrare nel dibattito insieme a quello, correlato, del possibile deficit programmato del bilancio comunale: leggendo i giornali sembra scontato che l’extra deficit che l’Europa sta concedendoci, debba essere extra deficit del solo stato centrale: e perché?

Deficit non solo per assistere ma anche per promuovere: a Sydney, durante la grande crisi, costruirono il Ponte: forse anche noi dovremo fare qualcosa, a un tempo simbolica e tangibile.

Credo che gli elettori vorranno scegliere anche sulla base della capacità di guardare lontano, o se vogliamo usare una parola che a me non piace, perché vaga e mal (o forse mai) definita, sulla base di una visione della Bologna futura. Vedo nelle tue parole la preoccupazione che la sinistra perda il Comune: il ricordo del ’99 è ancora vivo in tutti noi. Io sono un po’ meno pessimista: credo che il Comune si perda solo se noi avremo un candidato mediocre con una squadra mediocre o comunque non predefinita e la destra avrà candidato e squadra ottimi (il che è certo possibile).

Se volessimo scommettere, come alle corse, io punterei sulla sinistra data dagli allibratori a 0,5 o più, sulla destra solo se data a 2 o più. Ma i politici dovranno pensare a correre bene; guai se pensano al totalizzatore. Per noi spettatori, sia pure partecipi: buona visione.


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