In questo periodo di Covid il “nuovo senso civico” di cui si è parlato appare come un obiettivo su cui lavorare se si vuole evitare di scivolare ancora più indietro. Bisogna alzare la qualità della democrazia, il solo antidoto contro l’individualismo negazionista. Il nuovo candidato sindaco del centrosinistra dovrebbe essere designato non solo dai bolognesi, ma dall’area metropolitana
di Ugo Mazza, già dirigente politico
Con la vicenda Covid-19 è emerso anche un forte bisogno di democrazia e di trasparenza. Non vedo mostri che ci abbiano tolto e ci sottraggano volutamente democrazia. Ma ci sono timori che restano per cui si sente il bisogno di potenziare socialmente la democrazia costituzionale, a ogni livello istituzionale. Mi pare che in questi giorni sia chiaro che il “nuovo senso civico” di cui si è parlato appare più come un obiettivo su cui lavorare se si vuole evitare di scivolare ancora più indietro. Bisogna alzare la qualità della democrazia, il solo antidoto contro l’individualismo negazionista.
La democrazia elettiva, la rappresentanza pluriennale, è fondamentale ma non basta più. Il conflitto sociale non deve essere inglobato nella logica clientelare del noto “a fra che te serve”. La “partecipazione” non può essere ridotta a gestione del consenso da parte del potere istituzionale. Il dibattito pubblico non deve essere ridotto a una logica “contrattualista” per cui si prescinde dalle finalità di riferimento e più della questione posta conta “chi la pone”, alla faccia dell’interesse generale. E con questa logica il potere cambia anche il senso delle parole per cui a un titolo altisonante corrisponde una gestione di “accomodamento” che nei fatti quasi mai corrisponde al concetto della parola usata, sia storicamente che etimologicamente.
Il concetto di “partecipazione” ne è un esempio folgorante: se ne parla in mille modi ma la sostanza non è mai definita per cui si va dalla consultazione, cioè la delega “io parlo tu decidi”; ai processi partecipativi, basati sul “principio di terzietà” a garanzia degli interessi più deboli. La partecipazione regolata e incisiva non è una concessione del potere, ma un diritto del cittadino. A Bologna si può anche pensare che le cose non stiano così, ma forse qualche esempio potrebbe farci cambiare opinione, o quanto meno farci riflettere e discuterne appassionatamente.
PROCESSI PARTECIPATIVI. A Bologna non hanno fortuna, prevale la “consultazione”. Processo partecipativo è quello basato su regole chiare e definite fin dall’inizio. Fanno leva sul principio di “terzietà”, cioè di una figura “estranea” che garantisce la reale “parità” di conoscenza tra i diversi interessi, cittadini, associazioni varie, istituzioni; presiede il “tavolo partecipativo” e la stesura del documento finale da inviare al Consiglio Comunale che rappresenta tutti i cittadini e non alla Giunta, organo non elettivo. A Bologna, invece, le modalità più note sono altre, la gestione è in mano “al potere”, infatti la consultazione è gestita da un assessore o da un funzionario comunale o da una Fondazione comunale.
BILANCIO PARTECIPATIVO. per la storia trae origine da Porto Allegre, città brasiliana, in cui fu sottoposto al “dibattito pubblico” l’intero bilancio partendo dai bisogni delle comunità di quartiere e per la definizione partecipata delle priorità a cui l’amministrazione si sarebbe attenuta nella stesura definitiva. A Bologna questo “concetto” viene ridotto a un “concorso di selezione” tra progetti diversi per la loro realizzazione, uno per quartiere, per una piccola cifra rispetto al bilancio; progetti votati con la modalità amicale dei like simile a Facebook. E’ già qualcosa, qualcuno dirà, ma non è il “Bilancio Partecipativo”. Perché il Comune cita quel concetto e non lo rispetta? Mancanza di fantasia o propaganda?
CAMBIAMENTO CLIMATICO. E’ una questione che muove le coscienze di milioni di persone tanti e mette in piazza migliaia di giovani, sull’esempio di Greta Thunberg, ma sulla base di dati scientifici inoppugnabili. Ecco un esempio formidabile per chiamare i giovani a discutere e indicare le priorità per l’uso delle risorse del Bilancio Comunale al fine di ridurre le emissioni climalteranti e cambiare gli stili di vita. Potrebbe essere veramente un primo esempio di “Bilancio Partecipativo” a partire dalle scuole.
SINDACO DELLA CITTA’ METROPOLITANA DI BOLOGNA. Sarebbe il Sindaco di un Consiglio Metropolitano eletto da un milione di cittadini ma invece è il Sindaco di Bologna che lo surroga per nomina di secondo grado: una palese delegittimazione dell’organo sovracomunale di programmazione territoriale. Nessuno ricorda che circa cinque anni si fece un “processo partecipativo” con il consenso del Comune di Bologna e con il finanziamento regionale sulla base della legge n. 3/2010. ll percorso partecipativo, dopo molteplici incontri e discussioni sul ruolo del Consiglio Metropolitano e del suo Sindaco, si concluse nella sala grande di Palazzo Re Enzo piena di persone, tavoli e computer. L’ 80% dei partecipanti si pronunciò per la elezione diretta del Consiglio e con ciò del sindaco metropolitano da parte dei cittadini dei Comuni della Città Metropolitana. La decisone assunta a livello istituzionale fu che, visti i tempi stretti, per la prima volta si sarebbe adottata la “nomina di secondo grado”; ma la “prossima volta” si sarebbe dato corso alla decisone assunta a Palazzo Re Enzo adeguando lo Statuto: “passata la festa, gabbato lo santo”. Questa è la “seconda volta” ma nulla è cambiato e neppure ha senso sostenere che gli altri Comuni non sono chiamati al voto perché avrebbero potuto votare se si fosse cambiato lo Statuto. Siamo di fronte a un vulnus della democrazia o alla volontà di impedire che la Città Metropolitana svolga il proprio ruolo di programmatore della realtà territoriale in una visione sovracomunale? O tutte e due?
E allora si pone l’ultima domanda: è giusto continuare così? Io penso di no e mi auguro che almeno la coalizione di Centro-Sinistra abbia la forza politica e morale di svolgere le primarie metropolitane per la scelta del candidato a sindaco di Bologna e Metropolitano. Ovviamente sarà molto probabile, forse giusto, che la rosa dei candidati sia definita a Bologna ma la scelta mi sembra che possa essere, debba essere, assegnata agli elettori metropolitani. Forse le primarie non sono lo strumento migliore alla bisogna, penso però che potrebbe essere un modo per rilanciare il dibattito pubblico sul ruolo del Consiglio Metropolitano e sul governo sovracomunale della nostra realtà, un passo avanti alla democrazia locale e per dare voce a “cittadini attivi e partecipanti”.
Molto giusto e stuzzicante. Facciamo primarie metropolitane, per le quali propongo, essendo io Nessuna, l’attuale sindaca di San Lazzaro Isabella Conti