Ghedini: “Donne mie belle donne, non arrendetevi”

Presidente di Legacoop Bologna, grande lavoratrice, per una volta parla anche di sé. “Le donne non devono desistere, culturalmente e nell’impegno. Non sono una fanatica delle quote rosa, ma penso che servano”

di Barbara Beghelli, giornalista


Il ‘ritratto’ di Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna, disegna il volto colto e pragmatico delle manager di questa epoca post-Covid dai contorni sfumati. Essenziale, nella forma e nei contenuti. Distante dal marketing della comunicazione: semplice, chiara, diretta.

Quando tratta di lavoro è fredda e precisa come un super computer, quanto basta per rendere interessante ogni argomento. Se però la fai parlare di tratti femminili, di quell’universo che tante ritengono ancora da proteggere e tutelare, si ammorbidisce e continua a sperarci, nel cambiamento culturale: perché il problema “è tutto lì”.

Riconfermata all’unanimità al vertice di Legacoop il 18 marzo 2019, dallo scorso novembre è anche a capo dell’Alleanza delle cooperative bolognesi rappresentata da Confcooperative, Agci e Legacoop: in tutto 500 associate. È presidente di “Cooperare con Libera Terra”, incarico istituzionale a cui tiene molto, tanto che segue direttamente le dieci realtà confiscate al sud. Ex parlamentare PD, una rapida e prestigiosa carriera, sempre un passo avanti sul welfare, per una volta parla (anche) di sé.

Non è facile avere un appuntamento con lei, presidente, ma è sempre presa d’assalto così?

“Oggi è una giornata tranquilla”.

Quindi inizia a lavorare all’alba?

“Sveglia alle 6.30, ufficio alle 8, rientro a casa dopo le 20”.

Com’è stato il lockdown di Legacoop? 175 aziende e 74mila lavoratori da gestire: un colosso.

“Non ci sono stati né sabati né domeniche, per tanti di noi. E poi fiumi di riunioni online, ma quelle continueranno”.

Quali i settori più colpiti?

“Sono stati tutti impattati grandemente. Il 18% delle cooperative ha subito uno stop totale. Un 65% ha vissuto una chiusura parziale, mentre un 17% ha sempre lavorato: l’agroalimentare e la distribuzione. Sono aumentate le quote della GDO e mentre l’industria di trasformazione ha mantenuto un discreto livello, l’export è crollato. Ma i settori che hanno subito più danni sono i servizi, la ristorazione, la cultura, il turismo, la mobilità (taxi, pullman e ncc) e il campo educativo.

L’impatto sulla cultura è stato totalmente negativo, e anche se adesso con l’estate si cercano proposte fruibili, la ripresa sarà molto complicata. E pure sul turismo, volendo essere ottimista direi che la prossima primavera potremo tirare un sospiro di sollievo”.

Problema fiere.

“È correlato alla mobilità: è un anno nero e ci sono ancora tanti luoghi del mondo chiusi”.

Problema welfare. Si poteva gestire meglio?

“Tutto quello che si poteva fare lo si è fatto. Si intensificheranno i servizi a domicilio e di residenzialità, bisogna ripensare la forma di presa in carico delle persone fragili. Occorrono nuovi modelli di welfare: c’è tantissimo da organizzare”.

Problema servizi educativi

“Sui nidi è stato realizzato un grande lavoro di progettazione e regolamentazione, ma ci sono ancora molti punti interrogativi. A livello metropolitano tutto ciò che era possibile è stato fatto”.

Lei è d’accordo sul non utilizzo delle mascherine a scuola, da settembre?

“Al nido e alla materna è quasi impossibile farla mettere ai bimbi e se non è strettamente necessario, eviterei. Dalle elementari è più fattibile”.

Oltre alla carriera da dirigente lei vanta una importante vita parlamentare. Nostalgia dei tempi romani?

“No, ma ho un ricordo molto pieno di quel periodo, sono stata sei anni e mezzo in Parlamento: davvero impegnativo”.

Ritiene che la politica sia ancora maschilista?

“È abbastanza maschile”.

Ma sarà pure cambiato qualcosa da quando le mamme insegnavano alle figlie di trovarsi un marito, prima che un lavoro. E Berlusconi consigliava di sposare uno ricco come suo figlio.

“Ah, vabbé, una battuta”.

Quindi, va bene così?

“No. Le donne non devono desistere, culturalmente e nell’impegno. E utilizzare tutti gli strumenti. Non sono una fanatica delle quote rosa, ma penso che servano. Il merito è indispensabile, ma evidentemente non basta”.

Meglio una sindaca o un sindaco, per Bologna?

“Ma guardi manca tanto al voto, se c’è qualcuna che si vuole candidare si faccia avanti. Comunque dobbiamo lavorare affinché le giovani generazioni siano meno timide. E, Vivaddio, sono fiduciosa: ce la faremo”.

Come?

“Non arrendendosi”.


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