Avete lasciato morire Radio Città del Capo

È sinceramente triste e doloroso essersi sentiti completamente soli mentre tutto stava andando in pezzi e mi auguro che chi ha girato la testa allora riesca a comprendere oggi il gravissimo danno che Bologna ha subito

di Michele Pompei, giornalista


Ho lavorato a Radio Città del Capo dal 1987, anno della sua fondazione, fino al 2017, quando ho deciso di rassegnare le mie dimissioni. L’ho fatto per i motivi espressi in un post che scrissi il 25 gennaio del 2017 e che possiamo riassumere in due punti:

1. la nuova proprietà della radio, la cooperativa Opengroup, il suo allora presidente Roberto Lippi e l’ex presidente della coop Not Available, Giovanni Dognini, avevano palesemente disatteso e tradito le promesse di rilancio e tutela della radio, fatte prima della fusione, per la quale votai a favore, salvo pentirmene subito dopo.  Inutile dire che ancora mi dolgo per questo.

2. La decisione di Giusi Marcante di abbandonare all’improvviso la direzione della radio (che aveva assunto da nemmeno un anno), per andare a lavorare nello staff della comunicazione di Virginio Merola, a pochi giorno dalla sua rielezione. 

Il 12 ottobre dello stesso anno, il collettivo ‘’RCdC Viva’’, composto da decine di persone che collaboravano o lavoravano da anni all’interno dell’emittente, annunciava la morte di Radio Città del Capo, attraverso un video che  spiegava bene le ragioni di questa iniziativa.

Fatto salvo un articolo redatto in occasione del trentennale della radio, in cui venivano esposte le posizioni del collettivo e della proprietà attorno al senso di questo anniversario, si può dire che di fronte ad eventi che avrebbero meritato certamente maggiore attenzione da parte del mondo della politica, delle istituzioni e ancor di più, da quello dell’informazione, si è reagito con una sostanziale e generale indifferenza. E dire che si annunciava la morte di uno dei principali organi di informazione di questa città, di un’emittente che rappresentava un fondamentale punto di riferimento per chi voleva accedere, sull’etere, ad un fonte di informazione autorevole, libera e indipendente. 

Ora che Radio Città del Capo si avvia ad essere definitivamente sepolta, dopo una serie di desolanti e imbarazzanti balletti, la stampa locale ha deciso finalmente di dare notizia del sopraggiungente lutto, purtroppo con qualche anno di ritardo e svegliandosi (e mi duole dirlo, visto che con questa stampa ho lavorato e collaborato per molti anni) da un lungo sonno che le ha impedito, quando sarebbe stato il momento, di occuparsi di una vicenda che non riguardava il destino di un gruppo di persone che erano entrate in conflitto con la proprietà della radio, ma il futuro di una voce unica (e irripetibile) nel panorama dell’informazione cittadina.

È stato sinceramente triste e doloroso essersi sentiti completamente soli, mentre tutto stava andando in pezzi e mi auguro che chi ha girato la testa allora, riesca a comprendere oggi il gravissimo e irreparabile danno che Bologna ha subito con la lenta soppressione di Radio Città del Capo e con la dispersione e annullamento del suo patrimonio di competenze ed esperienze.

Photo credits: Damizar (CC BY-SA 3.0)


3 pensieri riguardo “Avete lasciato morire Radio Città del Capo

  1. Caro Michele, hai ragione da vendere. Il tuo articolo lo dimostra bene. Ed è giusto dolersi per la fine ingloriosa di una rete radiofonica che meritava ben altro. E adesso? Al tuo grido di dolore, che condivido, credi realisticamente praticabile una rinascita di Radio Città del Capo? Un cordiale saluto.

  2. caro Paolo, la risposta è: no. L’accesso all’etere (per motivi economici e giuridici) è praticamente impossibile. Un cordiale saluto a te

Rispondi