Sarebbe interessante sapere dai delegati bolognesi come si sono svolte le votazioni del ’Congresso dei giovani democratici’, di cui è stata invalidata l’elezione di Caterina Cerroni, dopo uno scambio di accuse con lo sconfitto, Raffaele Marras, che non si dovrebbero mai sentire in un mondo nuovo. Bologna, dove la nuova leva di esperti “bastardi” indicati da Merola lascia intendere che ci sia una covata di “bastardini” generativa di aria pulita, potrebbe dare il via al rinnovamento della politica
di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore
Nel precedente articolo dell’11 agosto (qui il testo) terminavo il mio intervento con una nota di ottimismo: “È sperabile che i giovani dirigenti riescano a fare il miracolo di costruire a ogni livello un’alleanza, senza trattino, di centrosinistra la più larga possibile, aperta al contributo di quei movimenti creativi della società, come le 6000Sardine, che permettano di risultare credibili e vincenti” alle prossime elezioni regionali e comunali del 20 e 21 settembre.
Questa nota di speranza faceva seguito alla definizione del sindaco Merola di competenti ‘bastardi’ della sua giovane squadra di assessori pronti a candidarsi a sindaco. La nuova leva di esperti amministratori lasciava intendere che esistesse anche una giovanile di ‘bastardini’ del Pd generativa di aria pulita nella politica bolognese. Purtroppo sono stato richiamato subito alla triste realtà dalla stampa nazionale, che riferiva agli inizi di agosto che il ’Congresso dei giovani democratici’ era stato invalidato, o meglio sospesa la nomina del nuovo segretario, perché erano stati denunciati dai partecipanti e dai due contendenti brogli e corruzioni nella votazione dei delegati.
È mai possibile che una giovane speranza, come quella della ventinovenne molisana Caterina Cerroni, fosse contestata ancor prima di assumere l’incarico alla guida dei giovani democratici? Una donna del Centro-Sud eletta sarebbe stata un bel segnale d’innovazione politica. Ma il giovane trentenne toscano, Raffaele Marras non si ritiene perdente e rivendica la maggioranza dei voti. Entrambi si accusano di cose poco nobili, di cose che in politica, quella con P maiuscola, non dovrebbero mai succedere, anche in considerazione dell’età. Addirittura si è arrivati a dire che alcuni delegati sono stati comprati (corrotti), facendo del commercio dei voti una prassi da parte di quelle promesse che avrebbero dovuto aspirare a una politica nobile e improntata al bene degli altri.
Ora tocca alla Commissione di garanzia del Pd appurare la validità o meno dei fatti denunciati, cercando di far capire ai giovani che l’impegno in politica è un servizio e non un’affermazione personale. E che vanno adottati comportamenti trasparenti e corretti, soprattutto quando ci si rende disponibili ad assumere un ruolo di direzione. Ci riuscirà la commissione a ridare un minimo di dignità all’impegno dei Giovani democratici? Ho l’impressione che sarà difficile se non impossibile.
Il male palese del Pd sta nei vecchi e inamovibili dirigenti ed eletti a livello nazionale, regionale e locale. Sembra, sempre da quello che è dato leggere sulla stampa, che l’eletta contestata Cerroni sia difesa dai diversi esponenti della minoranza, mentre il contestatore Marras sia sostenuto dai dirigenti della maggioranza degli organi nazionali. Come dire che i capi delle correnti sono determinati a fare scuola e a trasmettere ai giovani che conta l’appartenenza e l’affiliazione, se si vuole fare carriera prima nel partito e poi nelle istituzioni.
Sarebbe interessante sapere dai giovani delegati emiliani come effettivamente si sono svolte le votazioni. Dopo il Coronavirus, cioè da quando è entrato in crisi il modello della globalizzazione, toccherebbe ai nuovi protagonisti della politica fornire un’approfondita analisi di come si stia rivoluzionando la finanza, l’economia, la società e le persone. Stiamo passando in un altro mondo e nessuno di quelli che si ritengono dei leader s’interroga, cerca di dotarsi di nuove categorie interpretative e di strumenti idonei a capire i mutamenti. Quei mutamenti coinvolgono in primis le persone, i loro nuovi bisogni, aspirazioni, necessità, prospettive. Dove è l’intelligente pensiero dei giovani della sinistra capace di dare risposte alla crisi del modello liberal democratico e di quello social democratico, indicando un riformismo unificante e vincente?
È davvero incomprensibile, direi assurdo, che nel Pd e nella sinistra italiana continui tutto come prima, anzi peggio di prima. Si è riuscito a contaminare il debutto in politica anche dei giovani democratici, imponendo l’inestirpabile cultura cinica del correntismo, del frazionismo, dei feudi. Che cosa dire? Chi ama la politica non può fermarsi alla critica, anche quando è dura e non lascia intravvedere qualche speranza di rinnovamento.
Una via di uscita c’è sempre, Bologna in questo potrebbe ritornare a essere un laboratorio. I bolognesi, si sa, sono sempre pronti a esercitare i loro diritti con il massimo di responsabilità. Sanno organizzare dal basso e nella società esperienze esemplari d’impegno politico. E opere di bene, come insegnano le Cucine popolari degli instancabili volontari. E iniziative di mobilitazione democratica anti sovranista come continua a promuovere il Movimento delle 6000Sardine. E partecipazione diretta a fare dell’informazione una voce autonoma e indipendente che parli alla e con la città, come tenta di fare ogni giorno Cantierebologna. Da qui, dal basso a partire da Bologna si può continuare davvero a sperare nel rinnovamento della politica e degli stessi partiti della sinistra.
Temo che questa forma di cattiva politica sia più contagiosa del Sars-Cov-2 e che sia favorita nella sua diffusione da un substrato intellettuale talmente basso da rappresentare il terreno colturale ottimale. In occasione delle recenti passate elezioni regionali c’era stata la ventata fresca delle Sardine che si è dimostrata provvidenziale, e sarebbe auspicabile che anche in questa prossima tornata elettorale si ripetesse l’iniziativa. Ho visto che si sono pronunziate per il NO al referendum, e questa è una buona cosa. Però non possiamo continuare a sperare che forze “altre” ci tolgano dai pasticci. Forse ci vorrebbe un bello shock elettorale, alla Guazzaloca per intenderci, per far fare al PD un vero e proprio cambio generazionale. Al tempo stesso bisognerebbe che a sinistra si venisse a costituire una sorta di “Bologna Coraggiosa” in grado di rappresentare una diga alla destra salviniana. Non conosco bene la storia del “bastardi” e “bastardini” ma mi viene in mente il film di Quentin Tarantino e non mi tranquillizza affatto
La vicenda che ha visto protagonisti i giovani “bastardi” e “bastardini” del Partito Democratico non è solo avvilente: è uno dei tanti preoccupanti segni dell’immobilismo in cui il PD si è fatalmente accomodato.
Stiamo vivendo un momento storico straordinario: da qualche mese alla società intera, ai suoi modi di vivere, di lavorare, di studiare, di produrre… è stata impressa un’accelerazione verso un cambiando epocale.
Ci si aspetterebbero risposte pronte, adeguate e profondamente innovative da parte di chi dovrebbe avere, non la velleità, ma l’accuratissimo progetto di governare un Paese così terribilmente nuovo.
Al contrario, non mi pare si sia mai vista una situazione politicamente tanto tragica quanto quella che ci offre ogni giorno il segretario del PD che, con il cerino in mano su OGNI questione politica (taglio dei parlamentari compreso), sta aspettando, disperatamente immobile, che gli “alleati” di governo gli concedano qualche piccolo spazio di dignità (mentre questi ultimi, affaccendati nel loro delirio identitario, non si sognano neppure lontanamente di offrirgli un solo dito per uscire dalla palude in cui lo hanno trascinato, non essendone peraltro minimamente capaci).
Ci sono i temi scottanti e delicatissimi imposti da questa emergenza sanitaria, ma restano anche temi come l’abolizione dei famigerati decreti sicurezza, il finanziamento ai torturatori libici, lo “ius soli”, lo “ius cultura”, le norme da far west sulla legittima difesa, per far uscire questa Italia dalla paura e dal razzismo strisciante su cui si sta ripiegando, temi sui quali nonostante un anno di governo siamo ancora costretti ad ascoltare un umiliante inaccettabile silenzio.