Gli indiscutibili pregi del socialismo real(ista)

Accettare la sfida di governo, in coabitazione con forze aliene al proprio perimetro e facendo valere il differente peso elettorale per orientare le scelte, potrebbe giovare alla città e a Coalizione Civica più di quanto si immagini. E magari offrire un primo assaggio di quella “Coalizione per lo Sviluppo Sostenibile” vaticinata a Roma

di Pier Francesco Di Biase, caporedattore cB


Se mi chiedessero cento volte cosa penso del governo Draghi, risponderei cento volte che sono contrario ai governi tecnici, indipendentemente dal profilo che li dirige. E questo perché il dominio della tecnica, senza scomodare troppo il compianto Emanuele Severino, porta inevitabilmente con sé la subalternità della politica e lo svilimento degli ideali di cui questa dovrebbe farsi portatrice. Tanto più che in prospettiva meramente strategica, i governi tecnici ottengono generalmente il bel risultato di appaltare il dissenso al populismo, quando non direttamente alla Destra sociale. Insomma, non c’è che dire, un grande affare…

Tuttavia, se anche non mi iscrivo al coro pressoché unanime delle bimbe di Draghi, riconosco nell’interregno di questo ennesimo re taumaturgo nazionalpopolare l’occasione, almeno a Sinistra, di ripensare la propria dimensione strategica e culturale in vista del redde rationem elettorale che inevitabilmente arriverà, da qui al 2023. Di una Perestrojka tricolore, in effetti, ce ne sarebbe un gran bisogno. E quale miglior posto della ex Stalingrado d’Italia per tentare una nuova ripartenza?

Un timido segnale, in questo senso, pare essere il dibattito attorno al programma di governo per le amministrative e al perimetro della coalizione che dovrebbe eventualmente sostenerlo. Ad oggi, come sottolineato anche da Giampiero Moscato e Aldo Balzanelli su queste stesse pagine, le alternative paiono essere due, antitetiche. Ma a ben guardare, le recenti esternazioni di Matteo Lepore hanno aperto a un terzo scenario, niente affatto impossibile, per quanto di difficile realizzazione.

Nei fatti, l’assessore alla cultura ha preso il principale punto programmatico di Coalizione Civica – l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – e lo ha portato al tavolo di discussione con l’ex ministro dell’ambiente Galletti, referente politico della Bologna Civica di Tonelli. A detta di Coalizione, la tesi di Lepore potrebbe facilmente essere catalogata come plagio, sebbene l’interessato ne abbia più volte rivendicato l’autodeterminazione. Sia quel che sia, la politica non è protetta da copyright e Palazzo d’Accursio non è la sede dell’Ufficio Marchi e Brevetti. Dunque tanto vale rifletterci su.

Riconosco a Coalizione Civica una grande coerenza, dote rara a queste latitudini. Indipendentemente dagli interlocutori, ha sempre messo in chiaro quali sono i valori non negoziabili del suo progetto di città. Ma se la politica è “l’arte del possibile” lo si deve principalmente al fatto che, spesso, offra vie di uscita anche laddove sembra di avere imboccato un vicolo cieco. Accettare la sfida di governo, in coabitazione con forze aliene al proprio perimetro e facendo valere il differente peso elettorale per orientare le scelte, potrebbe giovare alla città e alla stessa Coalizione Civica più di quanto si immagini. E magari offrire un primo assaggio di quella “Coalizione per lo Sviluppo Sostenibile” recentemente vaticinata a Roma.

D’altronde, le alternative non sono delle migliori. Entrare da soli in una conventio ad excludendum di Galletti esporrebbe l’eventuale giunta ad un cannoneggiamento delle opposizioni e di Base Riformista, unico caso al mondo di corrente politica con ben due partiti. Rimanere all’opposizione significherebbe invece rinunciare alla possibilità di influenzare le scelte politiche e la gestione del Recovery Plan, scommettendo su un fallimento francamente difficile da immaginare.

Nel febbraio del 1530, per mano di Papa Clemente VII, Carlo V d’Asburgo fu incoronato imperatore nella nostra Basilica di San Petronio. Ma per farsi eleggere alla carica undici anni prima, nel 1519, il re sul cui regno “non tramontava mai il Sole” aveva dovuto corrompere non pochi tra i Principi Elettori tedeschi. Come dimostra la vicenda dei T-Days, i commercianti non sono difficili da convincere: basta farli fatturare. E per quanto riguarda i loro referenti politici, non c’è ragione per non pensare che un qualche accordo si possa trovare. In fondo, parafrasando un’altra grande testa coronata, Bologna val bene una presidenza Hera.


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