Ridateci indietro le Primarie vere

L’appello a votare rivolto a “tutti” invece che agli elettori del centrosinistra rischia di snaturare uno strumento che da palestra di democrazia si trasforma in una forzatura fuori dalla regole

di Aldo Balzanelli, giornalista


Mentre mi è sempre apparsa insensata la decisione di affidare agli elettori e non agli iscritti del Pd la scelta dei dirigenti di partito, ho sempre pensato che le Primarie fossero il modo migliore per sottrarre alle segreterie o ai caminetti di coalizione la scelta del candidato a una carica istituzionale, il sindaco di Bologna in questo caso.

Per questo ho condiviso la decisione di Cantiere Bologna di chiedere in tempi ormai lontani (e per primi, quando quasi tutti erano contrari) che la persona da indicare per lo scranno più alto di Palazzo d’Accursio uscisse da una vasta consultazione popolare. Alla fine Primarie sono state….ma c’è un ma. 

Che Primarie saranno quelle di domenica prossima? 

La consultazione dovrebbe vertere sulla scelta tra due persone, la loro storia,  le rispettive caratteristiche amministrative, i programmi, ma tutto questo è passato in secondo piano. Lo scontro, perchè di scontro si tratta, non ha nulla a che fare con il futuro della città perchè si gioca su due visioni differenti del centrosinistra: una più orientata verso la sinistra, l’altra verso il centro, con l’obiettivo a volte dichiarato a volte no di rottamare la “ditta”, cioè il gruppo dirigente del Pd.

La prima opzione, quella di Matteo Lepore, è stabilmente seduta sulla storia della sinistra e aperta a una collaborazione di prospettiva con quel che resta del Movimento 5 Stelle. L’altra, quella di Isabella Conti, ripete di collocarsi nel quadro del centrosinistra ma strizza l’occhio a quelli che vengono definiti moderati, e persino a qualcosa più in là, oltre i confini tra il centro e la destra.

In questo scenario l’esito delle Primarie di domenica sarà inevitabilmente condizionato da un fatto: la campagna che Isabella Conti e i suoi sostenitori stanno conducendo in queste settimane è centrata sul “tutti possono votare alle Primarie”, dimenticando che la consultazione dovrebbe interessare soltanto l’elettorato che si riconosce nel centrosinistra e non “tutti”.

E non mi venite a dire che se qualcuno cambia idea politica e decide di votare alle Primarie del centrosinistra è un bene. Chi esprime un parere s’impegna a votare la coalizione alle elezioni “vere” (e molti di quelli che si esprimono per Conti non lo faranno), a sostenere comunque il candidato che uscirà dalle urne (e molti, se vincerà Lepore, dicono già che non lo voteranno).

La realtà è che l’appello a “tutti” lascia intendere che non vi siano confini del campo di gioco e sussurra all’orecchio degli elettori di centrodestra un invito che nessuno pronuncia esplicitamente, ma che che aleggia sopra i gazebo: visto che non avrete un candidato decente con qualche speranza di vittoria, la scelta su chi diventerà sindaco a ottobre si gioca con queste Primarie, quindi se non volete vinca la sinistra datevi da fare e venite a votare per Isabella.

Quando ci si batte per le proprie idee (quasi) tutto è ammissibile, ma per chi ha creduto e crede nelle Primarie “di centrosinistra”, quanto sta accadendo in queste consultazioni sotto le Due torri contribuisce a mettere in discussione il valore dello strumento. Perché se chi non appartiene all’uno schieramento (è necessario davvero fare dei nomi?) può incidere sulla scelta del candidato dell’altra metà del campo significa semplicemente che qualcosa non va.

Insomma, se ci tenete sul serio a coinvolgere gli elettori nelle scelte, ridateci indietro le Primarie, quelle vere. Se no, d’ora in poi, tenetevele.


2 pensieri riguardo “Ridateci indietro le Primarie vere

  1. Caro Aldo,
    come sempre esponi brillantemente tesi in gran parte condivisibili, ma rimane da capire a chi rivolgi le tue lagnanze. La militanza in un partito può essere verificata con un’iscrizione, ma la presunzione di rivolgersi ad un elettorato è abbastanza complessa e rischiosa. In democrazia il voto è segreto e chiunque oggi può pensare di votare uno schieramento e cambiare idea in itinere e il principio di poter valutare la buona fede dell’elettore delle primarie è frutto di una mentalità elitaria per cui qualcuno (della Ditta) si arrogherebbe il diritto di giudicare gli altri (comuni mortali). Invocando cosa, una supposta superiorità morale? Un diritto a giudicare dal pedigree come alle mostre canine? Certo non è accettabile che un noto esponente di un Partito di un’altra coalizione partecipi alle primarie di altro schieramento, ma sui comuni cittadini si deve accettare il rischio della democrazia, il rischio della contaminazione. Non è difficile da accettare anteponendo la democrazia al totalitarismo. Certo il presupposto è credere convintamente nella democrazia.

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