L’esito delle Primarie di Bologna dimostra che la realtà sociale che fa riferimento alla coalizione di centrosinistra è ormai molto più complessa di quanto una rappresentazione stanca voglia far credere. Questa nuova base sociale andrebbe analizzata più a fondo, liberandosi dei preconcetti del passato
di Giambattista Borgonzoni, architetto
Ringrazio Andrea Ferraioli, iscritto al Circolo Pd Bolognina, per il suo giudizio sul mio articolo recentemente pubblicato da Cantiere Bologna. Nel suo testo ricorda come l’adesione alla “sinistra” da parte di un libero professionista o di un artigiano a partita Iva sia stata e sia ancora oggi valutata con sospetto dai molti dipendenti pubblici o di aziende che pagano le tasse alla fonte.
Secondo un sommario giudizio, essendo larga parte del lavoro autonomo dedito all’evasione fiscale, non avrebbe titolo per partecipare alla elaborazione politica sinistra-centro del Pd, partito con una vocazione alla giustizia sociale.
Eppure per mio padre Aldo, libero professionista egalitarista, il pennello era uno strumento poetico e politico. Io come architetto ho operato sul terziario senza evadere le tasse e la mia pensione è erogata da una cassa autonoma. Vogliamo forse aprire a sinistra una discriminante per appartenenza sospetta al deviante terziario creativo? È accaduto a fior di creativi o analisti politici, come Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Rossana Rossanda, Lucio Magri etc.
In questo mio anomalo contesto famigliare ho osservato le mutazioni della società italiana del secondo Novecento e oltre, sempre con occhi disincantati da camaleonte. Dagli anni ’80 in poi, la capacità di aggregazione della “sinistra” sulla società italiana si è affievolita, e altrettanto lo storico bacino di riferimento rappresentato dal pubblico impiego e dai lavoratori delle industrie, i famosi metalmeccanici. Ciò a fronte dell’aumento significativo del settore terziario, che al 2019 occupava circa un terzo degli addetti in condizioni di autonomia e che da anni non ha più come riferimento il Pd, ma il sovranismo.
Per parte mia, come ho già avuto modo di accennare nel mio precedente intervento, credo che il Pd, come accade da anni già con i suoi migliori esponenti in ruoli chiave in Europa, debba proporsi all’elettorato quale grande forza progressista, che sa interpretare le speranze di milioni di elettori in un ventaglio di posizioni che va dai movimentisti di sinistra ai riformisti moderati. Esattamente come accade in Germania, in Inghilterra e ora anche negli Stati Uniti.
Purtroppo il rituale frazionismo di sinistra – male storico da ben prima del ‘900 – e all’opposto il machiavellismo alla Tony Blair hanno impedito ancora in parte al Pd di presentarsi come vera forza plurale, credibile federatore di un elettorato con la barra a sinistra, ma aperto al dialogo con il centro moderato del paese. Parliamo di un 5-8% di consensi, distribuito tra Italia Viva, Azione, Sinistra Italiana, +Europa e i Verdi, necessario per prevalere elettoralmente sulla destra.
Ma non solo, a sinistra-centro esiste anche un tesoretto costituito dalle microimprese, dalle partite Iva, dai liberi professionisti, dagli artigiani e dai creativi che, se ignorato o peggio sbeffeggiato, troverebbe facile riferimento nello schieramento opposto.
Dunque mi chiedo e vi chiedo, amici e compagni, si è di “sinistra” solo come pubblici dipendenti o come operai in fabbrica? L’esito delle Primarie di Bologna, con il 40% a Isabella Conti (fatta la tara degli infiltrati furbetti di destra), dimostra che la realtà è ormai molto più complessa e andrebbe analizzata più a fondo.
Dopo oltre un secolo e mezzo dalla pubblicazione del Capitale, l’analisi marxiana sulle dinamiche sociali a grandi linee conserva ancora una sua validità, pur senza arzigogolarci troppo il cervello sul plusvalore.
Fighetto…