God Save the Queer

Il compito di una sinistra moderna – radicata nel presente e nella sua fluida complessità – dovrebbe essere quello di farsi carico della lotta alle disuguaglianze, qualunque matrice abbiano, senza pelosi distinguo o compromessi al ribasso. Assumendosi la responsabilità delle vittorie così come delle sconfitte

di Pier Francesco Di Biase, caporedattore cB


«L’epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili, del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell’epoca dove ogni azione causa conseguenze»

(Winston Churchill, discorso alla House of Commons, 12 novembre 1936)

È passata appena una settimana dal partecipatissimo Rivolta Pride bolognese, e pochi giorni separano il ddl Zan dall’approdo alla discussione in Senato, così come richiesto a gran voce anche dalle decine di migliaia di persone che sabato scorso hanno sfilato, libere e un po’ incazzate, per le vie della città.

Il benaltrismo d’occasione ha già ripreso a berciare, sciorinando tra gli altri il solito mantra dell’“abbiamo problemi più grossi da affrontare”. Magari, maligno io, cercare di sconfiggere i sudditi di Sua Maestà britannica nella finale di un campionato Europeo che sarà ricordato per la censura infame di ogni legittima libertà di espressione – a cominciare dal sostegno alla causa lgbt – operata dall’Uefa con l’opposizione della sola Federcalcio tedesca (poi quelli cattivi sono loro, bah!). D’altronde, come sanno bene oltremanica, «gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio». Questione di priorità…

Ma ritornando a noi, qui come altrove leggo sempre con interesse le opinioni più varie su ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere la sinistra, se finalmente si decidesse a entrare nel cosiddetto terzo millennio. A tal proposito, intervistato da Repubblica, Stefano Bonaccini ha sostenuto che «la sinistra esiste se scende sulla terra». Come non essere d’accordo col presidente. Ma se la sinistra fosse atterrata a Bologna nel pomeriggio di sabato 3 luglio, in occasione del Pride, che conclusioni avrebbe dovuto trarre? Perché mi pare che qui inizi una discreta confusione.

Certo non è un problema di Bonaccini, che in questa come in altre occasioni ha definito il ddl Zan una “legge di civiltà”. Ma che una certa “sinistra” – anche a Bologna – faccia fatica ad accettare la realtà sociale che la circonda ed aggiornarsi di conseguenza è un segreto di Pulcinella, facilmente individuabile scorrendo le esternazioni di alcuni consiglieri comunali e dirigenti di partito che in questi anni e in questi giorni si sono espressi sul tema dei diritti civili.

Anche per questo, se fossi io l’intervistatore che questa sera a RepIdee chiederà a Enrico Letta “a che punto è la sinistra”, comincerei proprio dal tema dei diritti. Perché che passi alla prova dell’aula o che venga respinto, ciò che accadrà dal 13 luglio al ddl Zan non sarà soltanto l’ennesima pagina di una lunga e meravigliosa battaglia per il diritto di esistere, ma rappresenterà uno spartiacque definitivo tra una sinistra “terrestre”, radicata nel presente e nella sua fluida complessità, e una sinistra “lunare”, con lo sguardo inevitabilmente rivolto a un passato che, per fortuna e nonostante le scorie, non esiste più da molto tempo.

Pretendere che la sinistra in Italia sia tutta convintamente antirazzista, queer e transfemminista probabilmente è chiedere troppo. Ma nonostante questo, mi pare quasi banale ricordare che il compito di una sinistra moderna dovrebbe essere quello di farsi carico della lotta alle disuguaglianze, qualunque matrice abbiano, senza pelosi distinguo o compromessi al ribasso. Assumendosi la responsabilità delle vittorie così come delle sconfitte.

Qualunque sia il suo destino, il ddl Zan «non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio» delle lotte per i diritti civili in questo paese. Un paese che troppo spesso ricade in diffusi atteggiamenti razzisti e omofobi, come razzista e omofobo era il governo a cui apparteneva il titolare della massima che ho appena preso in prestito.

Ma se per fare dispetto alla memoria di qualcuno non c’è nulla di più facile che citarlo contro le sue stesse convinzioni, per contrastare la violenza e la discriminazione galoppanti in Italia non basta un qualche artificio retorico ma serve subito una legge vera, chiara, dura contro l’omolesbobitransfobia.

La storia sarà gentile con la sinistra, se la sinistra vorrà davvero scriverla. Se lo ricordino soprattutto quei parlamentari bolognesi che, dal 13 luglio, saranno chiamati a esprimersi sul ddl Zan.


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