Sono state le Primarie il vero momento delle scelte. Lepore ha ora davanti un’autostrada ma bisognerà vedere se è in grado di cambiare marcia all’Amministrazione
di Giuseppe Castagnoli, giornalista
Un applauso va rivolto a Cantiere Bologna per il viaggio che ha intrapreso sull’elezione del Sindaco, a cominciare dal dibattito che ha dato spinta e sostanza alle Primarie del Pd. Un’operazione sicuramente ben riuscita e caratterizzata dalla giusta volontà di valorizzare la partecipazione, come poi in effetti è avvenuto.
Adesso, dopo l’incoronazione di Matteo Lepore a candidato del Pd, dei Cinque Stelle e della “sinistra-sinistra” (con qualche piccolo e inevitabile distinguo), non sembra che esistano più dubbi su chi sarà il prossimo Sindaco.
Il merito del Cantiere è stato quello prima di promuovere e poi di seguire a fondo il momento più incerto della battaglia politica per scegliere il successore di Merola, perché – è bene sottolinearlo – le Primarie sono state le vere elezioni del Sindaco.
Ha vinto chi doveva vincere (Lepore), ma almeno si è palesata con Isabella Conti una linea diversa, con accenni concreti di autonomia (d’altronde mostrati apertamente in passato) da un sistema che da anni regola la vita della città e – come tutti i sistemi di comando – presenta qualche inevitabile ruga e non pochi difetti. La ventata di novità ha aperto uno spiraglio: la speranza è che non si richiuda nel giro di poco tempo, come alcuni recenti segnali di strategico “riassorbimento” della giovane sindaca di San Lazzaro lasciano credere.
A questo punto l’appuntamento elettorale di ottobre è tale solo sulla carta. Appare certo che si risolverà tutto al primo turno, quando il Pd e la variegata schiera di alleati consentiranno a Lepore di superare agevolmente il 50%. Non ci saranno barbari che assediano le porte della città né incursioni di famigerati supporter della destra. E un’eventuale discesa in campo delle Sardine (come avvenne alle Regionali per “fermare” l’inconsistente Borgonzoni) sarà soltanto un di più del quale si può fare a meno.
Merito delle cosiddette forze democratico-progressiste? Una parte di merito è innegabile, ma gioca fortemente anche il sistema che prima abbiamo citato e al quale altri puntuali interventi sul Cantiere hanno fatto riferimento. Un sistema stabile, rodato negli anni, che fa coesistere imprenditoria, sistema cooperativo, sindacati e amministratori. Un nutrito gruppone: chi sta dentro va avanti e comunque resta in piedi, chi ne è fuori può riporre le sue speranze a meno che non abbia spalle fortissime.
Un sistema – e l’esempio vale più di qualsiasi spiegazione – che riesce a ammorbidire le differenze fino a far accettare alla “sinistra-sinistra” anche una super cementificazione con annessa “erogazione” di CO2 in grande quantità come il Passante autostradale. Il tutto a due passi dalla città e dalle case. Davvero un miracolo…
Ma questo sistema, pur rodato e articolato, è semplicemente conservativo o ha la capacità di aprire le porte del domani? Questa è la domanda fondamentale. Guardiamo i fatti: negli ultimi anni la linea è stata quella storica della buona amministrazione ma in questo tracciato da regolaristi alla fine si sono accumulati più ritardi che risultati e la mancanza di autorevoli voci diverse e di contrasti anche duri (quando sono necessari) non ha alimentato il dibattito e il confronto fra le proposte. Primo requisito per creare qualcosa di nuovo.
In una lettera pubblicata dal Carlino il sindaco Merola riconosce che la città “ha fame di futuro” e lascia capire di aver soddisfatto questa fame con la sua amministrazione e di invidiare i successori perché porteranno a termine i progetti da lui lanciati. Normale che così la pensi e che rivendichi la bontà dei suoi 10 anni di sindacatura.
In realtà la “fame” non è stata granché soddisfatta. A parte la positiva scoperta della vocazione turistica della città a cui darà un ulteriore forte contributo il riconoscimento dell’Unesco per i Portici, numerosi sono i progetti fermi da anni (vedi la viabilità) e lo stesso sindaco, parlandone, in fondo non lo nega. Vedremo se Lepore sarà in grado di cambiare marcia.
Anche il centrodestra ha le sue colpe? Sì, certamente, altrimenti non sarebbe così vistosamente minoritario. Poco viene fatto per affermare pienamente idee liberali e conquistare quella parte di ceto medio-professionale che rifiuta slogan del passato. Sembra talvolta che allo status quo minoritario si sia rassegnati o che addirittura a qualcuno non dispiaccia.
Però bisogna ammettere che non è facile mantenersi competitivi in un contesto per molti versi proibitivo: è difficile, fuori dal “sistema”, creare forti legami con associazioni o parti importanti della società civile se non a livello individuale ma questo non basta. Ed è difficile conseguentemente trovare candidati che rappresentino quote significative del tessuto sociale.
Fabio Battistini è bolognese purosangue, opera da sempre in città, la conosce a fondo: quindi ha tutte le caratteristiche di un buon candidato ma ha davanti un’impresa impossibile.
Troppo semplice e fuorviante fare riferimento all’elezione di Giorgio Guazzaloca nel 1999. Prima di tutto il candidato: Guazzaloca era conosciutissimo in città, era Presidente da anni dell’Associazione Commercianti e come tale aveva dietro di sé la forza di una realtà associativa importante e di altre che le erano vicine, era stato Presidente della Camera di Commercio ma il “sistema” lo aveva allontanato provocando la sua reazione e la sua candidatura, era sceso in campo da solo senza la “benedizione” di alcun partito (basti ricordare i volantini berlusconiani relegati in cantina), la sua indipendenza era reale e tale appariva ai cittadini.
Inoltre all’elezione si arrivò con una sinistra divisa e una lista di “sinistra-sinistra” tolse alla candidata Silvia Bartolini la possibilità di vincere per un soffio al primo turno.
Insomma le condizioni erano totalmente diverse e poi l’esperienza insegna…
Quindi niente barbari, niente Fortezza Bastiani, nessun pericolo per il Sacro Graal. Cosa resta per mettere un po’ di pepe sulle terga di un elettore che sa già come andrà a finire?
Ecco che spunta la percentuale dei votanti. Se saranno pochi (come d’altronde è avvenuto in molte delle ultime consultazioni politiche e amministrative in Emilia-Romagna se si fanno paragoni con il passato), la vittoria di Lepore, sostiene qualcuno, potrebbe subire un piccolo vulnus.
È comprensibile che si voglia arrivare alla scontata incoronazione con un plebiscito popolare ma in realtà non si capisce perché resti “ferito” chi vince tranquillamente al primo turno. Chissà quanti candidati ci farebbero la firma. E Lepore può farcela da subito.
Bravo Giuseppe Castagnoli nel tuo lungo intervento si ritrova tutto ciò che ha portato alla vittoria di Giorgio Guazzaloca e che porterà alla inevitabile e scontata vittoria di Matteo Lepore il 3 e 4 ottobre p.v. Senza dirlo espressamente lasci intendere che la vittoria di Guazzaloca fu dovuta anche ad una sinistra divisa, che Bologna è città dove vige l’inciucio più sfrenato tale per cui la vittoria di Lepore va bene anche al centrodestra vedi la candidatura del Carneade Fabio Battistini sicuro perdente. Niccolò Rocco di Torrepadula
Non direi che il risultato è così scontato.
Su tutte le “non decisioni” del passato (ad esempio viabilità), c’è molto malumore, così come genericamente per il “covid”: tutto questo si può riflettere nelle urne. Sono d’accordo che Merola poteva fare molto di più.