Lo “status quo” e la CO2 appannano il centro-sinistra

Lepore ha già vinto per mancanza di avversari motivati a cambiare la rete di interessi locali? Il timore è che il messaggio di Castagnoli riguardi proprio il campo progressista, preso per la gola dal fatto che qui si sta bene: perché cambiare? Se non si riducono le emissioni sarà un dramma. I prossimi dieci anni saranno decisivi: con il progetto Ue “100 città a zero emissioni al 2030”, la transizione sarà ancora più rapida: cambiare e rassicurare i cittadini, questo è il compito, oggi

di Ugo Mazza, già dirigente politico


L’articolo di Giuseppe Castagnoli (Le elezioni? Fatte. Il Sindaco c’è già) ipotizza che il centro-destra non sia in grado di scalzare il centro-sinistra per la mancanza di forze motivate a cambiare la rete di interessi locali, cioè lo status quo; la vittoria di Lepore avrebbe, in tal caso, un margine di sicurezza sufficiente per vincere. 

Quindi, la composita coalizione del centro-sinistra non avrebbe bisogno dell’intervento della “croce rossa”, come alle Regionali: il popolo delle “sardine” potrebbe nuotare libero nel mare elettorale.

Per chiarezza, non condivido la definizione di “inciucio” usata in un commento a quell’articolo. Considero questo status quo locale come un frutto storico di convergenze crescenti: dalla logica “produttivista” che univa settori politici diversi, all’idea delle “istituzioni come motore dello sviluppo”, alla “crescita senza aggettivi” dove l’unico simulacro è l’aumento del Pil.

Logiche che via via sono giunte a considerare la tutela dell’ambiente, il “limite di sostenibilità della Terra”, come una “ideologia”. Molti per tutelarsi si atteggiano da negazionisti, altri sperano che l’idea di un “adeguamento al cambiamento climatico” sia la via miracolosa per trascinare questo status quo, con piccole centrali nucleari, come ipotizza il ministro Cingolani. Spetta al centro-sinistra stracciare questo velo: bisogna ridurre subito le emissioni di CO2, altrimenti sarà un dramma.

Bisogna dire con chiarezza che questo status quo, lo stile di vita a cui siamo abituati non è compatibile con la fase storico-climatica che stiamo vivendo, che peggiorerà se non si interviene drasticamente. Abbiamo l’Europa dalla nostra parte, possiamo dirlo con tranquillità, non siamo “estremisti”. La priorità è ridurre le emissioni di CO2: meno 55% al 2030, zero emissioni al 2050, “piano classico” Ue. Perché questo non emerge come elemento principale, ordinatore del programma del centro-sinistra?

Sono consapevole dei contrasti, bisognerà distinguere tra le forze e gli interessi in campo per trovare le alleanze necessarie per contrastare il cambiamento climatico, per la tutela dei lavoratori nella transizione ecologica, per superare questo status quo, per un nuovo benessere in armonia con la natura. Servono tempi lunghi, ma questi 10 anni non sono pochi, saranno decisivi: perché non dirlo?

Rassicuro Lepore e la Coalizione: condivido la scelta di lavorare per la partecipazione di Bologna al “progetto accelerato” dell’Ue per “100 città a zero emissioni al 2030”. Risulta che ogni Paese avrà solo due o tre città nel progetto, ma molte saranno le città candidate. Spero che Bologna ne faccia parte, “arriveranno soldi” mi hanno detto; dovremo fare in 10 anni quello che il “piano classico” Ue prevede di fare in 30 anni: sarà ancora più dura. Comunque, se non fossimo così fortunati dovremmo attuare il “piano classico” dell’Ue al 2030 e al 2050.

In tutte e due le ipotesi, la riduzione della CO2 in edilizia sarà decisiva; oltre a nuovi edifici a consumo zero, per caldo e freddo, bisognerà ridurre drasticamente le emissioni di tutti gli edifici esistenti. Perché non si chiede al Governo di prolungare il Superbonus 110%?

Un grande intervento per ridurre le emissioni di CO2 con danaro pubblico, risorse date alle famiglie per la sicurezza e il benessere della loro abitazione, per la rigenerazione delle città, anche di Bologna. Uno strumento oggi complesso e confuso. Si propongano modifiche sostanziali per migliorarlo, perché duri nel tempo e cessino le speculazioni sui materiali, per il futuro di Bologna.

Lo status quo è potente, soprattutto dove “si sta bene”; sento anch’io le resistenze di persone per bene, che non avrebbero ragioni di opporsi ma non si fidano, “lasciare la strada vecchia per la nuova…”.

Rassicurare per cambiare, questo è il compito della politica, lo status quo non aiuta il centro-sinistra. Spero che nessuno veda nel “progetto delle 100 città” un evento miracoloso, che risolva tutti i problemi.

Ho avuto il timore che il senso dell’articolo di Castagnoli riguardasse soprattutto il centro-sinistra; che lo status quo possa prendere per la gola anche noi, restandone soffocati. Penso che siano tanti coloro che nuotano liberi, rassicurati dalla debolezza dei “pescecani” bolognesi. Per dare loro un orientamento preciso, penso che il centro-sinistra dovrebbe rendere chiaro il “conflitto” per superare questo status quo, indicare un cambio del paradigma locale, necessario e possibile.

Photo credits: Markus Spiske


Un pensiero riguardo “Lo “status quo” e la CO2 appannano il centro-sinistra

Rispondi