Matteo Lepore e Fabio Battistini: prima le persone, poi i partiti

Stiamo vivendo una campagna elettorale di nuovo tipo, in cui prima scendono in campo le persone e poi, successivamente, i partiti, i movimenti, le aggregazioni che si accodano a questo o a quel candidato. Una situazione che apre a scenari inediti, in cui conta molto più il sentimento degli elettori che non la mobilitazione organizzata

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


La campagna elettorale entra in una fase acuta e le forze in campo si disvelano. Ormai gli schieramenti sono noti come note sono le diversità tra gli schieramenti. Ma c’è una verità di fondo che riguarda i due principali concorrenti e che ritengo utile mettere in evidenza.

Matteo Lepore è sceso in partita da solo. Non è stato il candidato del Pd, che ha deciso di convergere sulla sua figura – assieme ad altre forze politiche – soltanto in un secondo momento. Certo, sono poi arrivate le Primarie. Ma resta il fatto che Matteo non è stato lanciato dal suo partito.

Considerazioni analoghe si possono fare per Fabio Battistini, che si è candidato da solo, con le sue forze. Solo in un momento successivo il centro destra ha deciso di appoggiarlo.

Questa è la verità che sta all’origine dell’attuale contesa elettorale e ne è un tratto peculiare. Prima scendono in campo le persone che scelgono di impegnarsi per il dopo Merola e poi, successivamente, i partiti, i movimenti, le aggregazioni di vario tipo si accodano a questo o a quel candidato.

Metterlo in evidenza non è, a mio avviso, banale. È una novità che apre spazi di scelta inediti per l’elettorato e in particolare per quanti, e sono molti, guardano da lontano e non di rado con diffidenza la sfera della politica.

Su questo percorso “nuovo”, a mio modesto parere, persino i sondaggisti si trovano in difficoltà. Sono le donne e gli uomini, anziani e giovani – come avrebbe detto il compianto Roberto Ruffilli – i titolari dello ‘scettro’. Persone in carne ed ossa che decideranno con la propria testa e secondo le loro esperienze di vita. Questa, ripeto, è l’originalità del confronto elettorale in essere.


5 pensieri riguardo “Matteo Lepore e Fabio Battistini: prima le persone, poi i partiti

  1. Se così è, direi che è un bene: i cittadini con le loro tasse pagano gli stipendi degli amministratori e ne sono quindi loro i veri datori di lavoro, non i partiti, né il Comune.
    È dunque un bene che comincino a scegliere il proprio principale “dipendente” anziché lasciare che gli venga imposto dai partiti con logiche di potere e di correnti.

  2. Bell’articolo. Mi pare un buon modo di fare politica soprattutto per le amministrative.
    Ci sono i pro e i contro anche di questo, abbiamo visto come molta cittadinanza voti, a sentimento ‘ di pancia ‘ o in base all’ ultimo discorso in TV, sentito il giorno prima delle urne.
    Ma direi che a Bologna la dose di disinformazione totale è ridotta, rispetto ad altre grandi e medie città.

  3. Continuo a pensare, invece, che i partiti possono temperare velleitarie ambizioni personali , così come offrire opportunità di realizzazione a progetti coraggiosi.

  4. Sicuramente una valutazione di grande interesse, come ci si può aspettare da un politico di lungo corso. Tuttavia condivido il commento di Borghi sui pro e contro e sottolineo che Matteo Lepore ha fatto il suo percorso di crescita politica portato avanti dal suo partito, intendendo con questo termine i militanti di base che lo hanno sostenuto, e con forza, prima in Quartiere poi in Comune. Quindi non è una persona qualsiasi, ma un politico le cui capacità sono riconosciute in primo luogo da una vasta platea, non da segreterie di partito. Di Battistini non so …

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