Gianni De Plato il 29 novembre sul Cantiere ha posto una serie di domande importanti sul riassetto dei servizi sanitari: tanto precise quanto lo possono essere quelle formulate da chi le istituzioni sanitarie conosce per averle vissute direttamente. E sono precise anche nei destinatari, anzitutto il presidente Bonaccini e il sindaco Lepore. Tali domande noi riproponiamo con insistenza, chiedendo che chi abbiamo concorso a eleggere capisca di avere un obbligo politico di rispondere
di Roberto Bin, costituzionalista
Cantiere Bologna è nato quasi due anni fa con un programma preciso: dar voce a quella istanza di partecipazione politica che è forte nel mondo della sinistra bolognese, tra coloro che vogliono resistere e reagire alla delusione della politica e non cedere alla tendenza dell’anti-politica.
Ci siamo perciò battuti perché il candidato del centro-sinistra alla carica di sindaco fosse scelto attraverso le Primarie. Conseguito questo obiettivo, abbiamo cercato di dare voce a tutti i concorrenti stimolando ognuno di essi a illustrare il suo programma. Dopo la chiara vittoria di Matteo Lepore, ne abbiamo limpidamente sostenuto la candidatura a sindaco. Ma ora la nostra iniziativa non intende affatto spegnersi.
Le amministrazioni democratiche devono essere incalzate e sollecitate a rendere pubblica la loro attività; in questo intendiamo impegnarci, per far sì che gli eletti alle cariche pubbliche, così come i dirigenti dei partiti, siano sollecitati a rispondere alle domande dei cittadini, domande che questo giornale intende veicolare.
Una democrazia che con un brutto anglicismo si dice “responsiva” si basa proprio sulla capacità delle istituzioni democratiche di reagire con premura alle sollecitazioni che vengono dalla società e rispondere con prontezza alle domande che essa pone: risposte non formali, ma che consentano ai cittadini di capire che cosa l’amministrazione che hanno eletto concretamente sta facendo per risolvere i loro problemi.
Per quello che è nel nostro potere, noi intendiamo essere attivi in questo processo ponendoci come strumento con cui i nostri lettori possono incalzare gli eletti verificando in che modo essi stanno effettivamente affrontando i problemi sul tappeto: ma offrendo anche agli eletti il modo di spiegare pubblicamente in che modo essi si stanno operando. E intendiamo essere fermi nella nostra richiesta di ottenere risposte, perché questo è un nostro diritto in un sistema democratico.
Gianni De Plato, in un articolo pubblicato già più di una settimana fa (La Sanità regionale è da rivoltare come un guanto, in CB del 29 novembre), ha posto una serie di domande importanti sul riassetto dei servizi sanitari: sono domande tanto precise quanto lo possono essere quelle formulate da chi le istituzioni sanitarie conosce per averle vissute direttamente. E sono precise anche nei destinatari, che sono anzitutto il Presidente Bonaccini e il Sindaco Lepore. Tali domande noi riproponiamo con insistenza, chiedendo che chi abbiamo concorso ad eleggere capisca di avere un obbligo politico di rispondere ai suoi elettori.
Mai come adesso la sanita sta a cuore a tutti. Rispondete, per favore
Non dice nulla di nulla su astensionismo
La direzione generale dell’Assessorato regionale della salute e del Welfare nel comunicare ai Direttori generali delle Aziende sanitarie l’approvazione del Piano triennale dei fabbisogni (Ptfp) relativo al triennio 2021-2023, indica le azioni che vanno adottate entro trenta giorni. In merito al fabbisogno di personale, la direttiva è molto chiara e prescrittiva al fine del ‘raggiungimento di economie di spesa e obiettivi di appropriatezza, funzionali alla sostenibilità del sistema per l’anno in corso’.
In concreto i direttori delle ausl sono tenuti a sospendere le assunzioni e a non attivare nuovi rapporti di lavoro a tempo determinato. Da questo blocco del personale è esclusa l’area dell’emergenza-urgenza. Viene precisato, inoltre, che in caso di copertura del turnover, per necessità straordinarie, ‘dovranno essere preventivamente autorizzate’ dalla Direzione dell’assessorato.
È una decisione, questa, che eufemisticamente si potrebbe definire stupefacente. Contraddice, infatti, tutto quanto in questi mesi di pandemia abbiamo detto e ridetto: che cioè Covid 19 ha fatto emergere i due punti critici del nostro SSN: la medicina territoriale e la carenza di personale medico, tecnico ed infermieristico.
Il problema del personale del SSN al palo non è certo una novità, ma aggravato dal peso assunto dalle strutture pubbliche per far fronte alla pandemia (si pensi solo all’incremento di posti letto in terapia intensiva da 5.179 agli attuali 9.070, per raggiungere l’obiettivo di 14.0 x 100.000 abitanti). Il personale assunto in questa circostanza è, purtroppo, in larghissima maggioranza a tempo determinato, mancando la rimozione dei vincoli che limitano una conferma stabile.
Pur essendo la situazione italiana decisamente migliore rispetto ad altre realtà europee a noi vicine; la pandemia, grazie anche alle recenti varianti e al numero ancora consistente dei no-vax, sta riprendendo quota e il SSN e il nostro sistema regionale non fa eccezione, sono messi a dura prova. Ma al di là del come affrontare la recrudescenza di Covid 19, quello che i nostri decisori regionali sembra non abbiano voluto prendere in seria considerazione è il fatto che proprio in conseguenza della pressione Covid sulle strutture ospedaliere, fermo restando deficitaria l’assistenza territoriale, tutto il resto dell’attività sanitaria ospedaliera, oncologica e cardiologica in maniera particolare, viene seriamente penalizzata. E quindi allungamento delle liste d’attesa, interventi chirurgici rimandati, programmi di screening rallentati, visite di controllo non più programmate, il tutto con un conseguente maggiore ricorso alla medicina privata nelle sue varie forme compresa quella inaccettabile della libera professione intra-moenia.
Ma davvero dobbiamo credere che chi di dovere non abbia previsto tutto ciò? Soprattutto dopo mesi in cui in ogni occasione si è stigmatizzato il taglio indiscriminato del personale sanitario avvenuto negli ultimi anni? No, non è assolutamente credibile, ed è un bene che i Sindacati di categoria si facciano sentire e che impongano il ritiro di una decisione così sbagliata.
Mi rifaccio ai due contributi recentemente comparsi su questo giornale, quello di Gianni De Plato e, più recentemente, di Roberto Bin; le autorità politiche hanno il dovere di rispondere ai quesiti, civilmente ed in maniera puntuale posti dai cittadini. Bene anche questo sul perchè si sia presa una decisione così anacronistica è un quesito che attende risposta.