Nel 2050 in regione avremo 300 anziani ogni 100 under 14

“Inverno demografico”. Ci sarà una lieve crescita della popolazione fino al 2040, poi perderemo in trent’anni 390mila abitanti, pari ai residenti a Bologna. La fascia dai 65 anni in su salirà del 39,3%, la bassa natalità farà il resto. Il mondo dell’istruzione e della formazione, i servizi assistenziali e sanitari, il trasporto e tutte le altre capillari reti che assicurano lo scambio dei beni e l’erogazione dei servizi dovranno confrontarsi con i radicali mutamenti della popolazione e delle famiglie

di Gianluigi Bovini, statistico e demografo


«Il mondo è come un orologio. La politica è la lancetta dei secondi, che corre via veloce e che i politici rincorrono con affanno. L’economia è come la lancetta dei minuti, si muove molto meno velocemente di quella dei secondi, eppure scorre abbastanza in fretta e li mette in difficoltà. Infine la demografia e l’ambiente sono come la lancetta delle ore. La lancetta delle ore sembra ferma, ma poi dal giorno si passa alla notte». Questa frase del grande demografo francese Alfred Sauvy illustra con efficacia una delle caratteristiche fondamentali delle tendenze demografiche: si muovono lente, spesso ignorate o colte in ritardo dai poteri economici e politici, ma sono inesorabili.

Nella situazione italiana la transizione demografica evidenzia caratteri più preoccupanti che nel resto d’Europa. Siamo infatti in presenza di una struttura della popolazione invecchiata grazie alla lunga durata della vita, di una fecondità molto bassa, di una ritardata transizione dei giovani allo stato adulto, del permanere   di forti legami familiari pur in presenza di un processo di frammentazione dei nuclei, di una crescita veloce negli ultimi decenni della popolazione straniera.

In questo “inverno demografico” italiano quale situazione si potrà registrare nei prossimi anni in Emilia-Romagna e nella città metropolitana di Bologna? Per rispondere a queste domande, in collaborazione con Franco Chiarini, ho recentemente pubblicato uno studio dal titolo “Gli emiliani e i romagnoli del futuro: come cambieranno la popolazione e le famiglie in Emilia-Romagna nei prossimi decenni” (che si può consultare cliccando qui).

Sulla base delle previsioni di medio e lungo termine recentemente elaborate dall’Istat, lo studio evidenzia i caratteri distintivi della trasformazione demografica attesa nei prossimi decenni nella nostra regione, che possiamo riassumere in cinque punti:

  1. Superato lo shock della pandemia, si ipotizza che la popolazione residente in Emilia-Romagna possa tornare a crescere lievemente fino al 2040. Il declino demografico inizierebbe dopo quella data, con una perdita di oltre 390.000 abitanti tra il 2040 e il 2070.
  2. La permanenza di un regime di bassa fecondità e allungamento della vita provocherebbe un’ulteriore profonda trasformazione della struttura per età della popolazione e un ampliamento dello squilibrio fra le generazioni. Le persone con più di 64 anni potrebbero aumentare tra il 2020 e il 2050 di oltre 424.000 unità (+39,3%) e a quella data in regione ci sarebbero 300 anziani per ogni 100 giovani fino a 14 anni.
  3. La popolazione in età lavorativa caratterizzata dai tassi di occupazione più elevati (le persone in età tra 30 e 64 anni) conoscerebbe nei prossimi decenni forti diminuzioni, con rilevanti impatti sul mercato del lavoro. L’indice di dipendenza, che fotografa il rapporto fra persone inattive e persone potenzialmente attive, salirebbe da 59 nel 2020 a 83 nel 2050.
  4. L’invecchiamento della popolazione intensificherà molto probabilmente il processo di frammentazione dei nuclei familiari, provocando l’aumento delle persone che vivono sole e delle coppie senza figli.
  5. Da un punto di vista territoriale si evidenzia un forte rischio di accentuazione della fragilità demografica che già caratterizza ampie zone della regione (l’Appennino emiliano e romagnolo, larga parte della provincia di Ferrara e alcuni gruppi di comuni della Romagna). Si potrebbero così aggravare lo spopolamento di queste zone e la tendenza alla concentrazione degli abitanti e delle attività economiche sulla via Emilia e nelle immediate prossimità.

L’insieme di queste tendenze configura mutamenti di grande rilievo e pone in primo luogo in discussione, sotto molti profili quantitativi e qualitativi, l’assetto delle principali reti pubbliche e private di servizi alla persona. Il vasto mondo dell’istruzione e della formazione, la diffusa e preziosa realtà dei servizi assistenziali e sanitari, il trasporto e tutte le altre capillari reti che assicurano lo scambio dei beni e l’erogazione dei servizi dovranno confrontarsi con i radicali mutamenti della popolazione e delle famiglie nelle direzioni analizzate in dettaglio nello studio e sintetizzate in questo articolo.


3 pensieri riguardo “Nel 2050 in regione avremo 300 anziani ogni 100 under 14

  1. Analisi perfetta fatta da una eccellenza del settore come l’amico Gianluigi Bovini già dirigente del Comune di Bologna dove ha brillato per le sue eccelse capacità, il suo pensionamento ha di molto impoverito la macchina comunale

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