Un’assemblea pubblica per fermare l’espansione del Marconi

Solo la pandemia aveva interrotto la corsa sfrenata dell’aeroporto cittadino, che con l’arrivo della bella stagione è però ripresa più decisa di prima. Ora tocca a noi mobilitarci, cominciando con l’assemblea pubblica del 16 giugno presso il Centro Sportivo Pizzoli

di Municipi Sociali


Nel 2019, grazie all’introduzione di nuove destinazioni e al potenziamento delle rotte già attive, l’Aeroporto di Bologna ha registrato un totale di 9.405.920 passeggeri, nuovo record di traffico, in crescita del 10,6% rispetto agli 8.506.658 del 2018. 

Al fine di adeguare la struttura alle stime di crescita del traffico, sono già stati approvati interventi di ampliamento dell’aerostazione per un investimento di circa 150 milioni di euro. Nel 2021, il Consiglio di Amministrazione aveva deciso di ritardarli di un biennio a fronte della crisi che ha investito lo scalo a causa della pandemia. Oggi invece la città di Bologna è pronta a ricominciare i lavori e le prossime fasi di realizzazione degli interventi puntano all’ampliamento dell’Aerostazione, prevedendo lavori con un orizzonte temporale che andrà dal 2025/26 e al 2031/32. Tutto senza tenere conto delle ripercussioni che questa espansione senza controllo ha e avrà sui cittadini e sul tessuto urbano.

La prospettiva per i prossimi anni sarà quella di voli a basso costo pieni di turisti che, una volta arrivati, saranno immediatamente condotti davanti alla porta dell’bnb prenotato. Bologna può tornare a essere la città da visitare e da gustare, anche solo in un giorno, la città che vende un’esperienza indimenticabile di consumo nella Food Valley. Il nuovo piano estivo dell’aeroporto Marconi, tutto a favore di Ryanair, va in questa direzione, con 700 voli a settimana programmati.

L’espansione dell’aeroporto e l’investimento di capitali sul progetto di ridefinizione della città consente l’affermarsi di oligarchie che operano nel contesto della food gentrification, rappresentate nel quartiere Pilastro da Eataly e nell’aeroporto da Autogrill (di proprietà Benetton); oligarchie che si estendono anche nel campo immobiliare, con le holding che usano le piattaforme come Airbnb e Booking.com per accumulare ulteriori dividendi, a scapito di una parte della città che viene espulsa dal tessuto urbano e che è esclusa da qualsiasi beneficio derivante dalla crescita di queste economie; oligarchie che agiscono inoltre anche sulla gestione dello stesso Aeroporto: il 38% delle quote azionarie di AdB è detenuto dalla Camera di Commercio di Bologna, il 29% da Atlantia (gruppo Benetton), che ha anche in gestione gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, nonché diverse infrastrutture autostradali e aeroportuali in tutto il mondo.

Persevera la logica secondo la quale interi appartamenti verranno conservati per i turisti costringendo i cittadini e le cittadine a lasciare il centro e ad abitare le periferie. E proprio nelle periferie, oltre ai redditi medi più bassi, l’aspettativa di vita più bassa, le poche corse di bus e le pochissime ciclabili che ci costringono a muoverci con il mezzo privato, ci troviamo assediati dai rumori assordanti di decine di aerei che volano ad altezza suolo. Il piano per trasformare il centro in un parco giochi per turisti a prezzi da turisti è servito. E cosa ancora più frustrante, pare che nulla possa fermare questa corsa sfrenata.

Ma se negli ultimi anni abbiamo visto una trasformazione della città, è da questa stessa trasformazione che vengono le forze in grado di fermare la corsa sfrenata dei capitali del Marconi.

Abitanti che non ne possono più dell’assedio sonoro dei mostri di metallo che volano sulla testa ogni cinque minuti; periferie che pagano il costo più alto; lavoratori precari della nuova economia della città -l’economia delle piattaforme, del turismo e del cibo; soggetti colpiti dall’aumento dei prezzi di case e cibo, costretti a spostarsi; chiunque non ne può più della turistificazione sfrenata e di turisti distratti guidati da Google maps, pronti a pagare per ogni cosa, ma che della vita nella città non gliene frega niente.

Bologna sta diventando una città-piattaforma con ciclo di valorizzazione breve, e a pagarne il costo siamo noi, mentre a guadagnarci sono Marconi, Ryanair, Airbnb, gli oligarchi del cibo, ecc. E cosa ne ritorna alla città? Basti pensare alle reti che collegano l’Aeroporto Marconi (prezzo del biglietto: 6 € per il bus, 9,20 € per il Marconi Express, il People mover) e Fico (5 €). A fornire questi servizi è Tper, una compagnia pubblica: ancora una volta a pagare il prezzo di queste trasformazioni è la collettività di chi vive quotidianamente lo spazio urbano.

Il maledetto virus è stato l’unico in grado di fermare questa corsa sfrenata. Lo ha fatto male, facendoci pagare il prezzo più alto in termini di vite umane, chiusure, lockdown, ecc. Ora tocca a noi, possiamo farlo molto meglio, organizzandoci tra tutti quelli che vivono sulla propria pelle le conseguenze di una crescita senza controllo.

Ci vediamo dunque in assemblea – il 16 giugno ore 19 presso il Centro Sportivo Pizzoli di via Zanardi 228 – per costruire una grande mobilitazione contro l’ampliamento del Marconi e l’aumento incontrollato dei voli sopra la città.

Photo credits: Arno Senoner


2 pensieri riguardo “Un’assemblea pubblica per fermare l’espansione del Marconi

  1. Ottima analisi del connubio perverso tra una certa politica e una certa economia, mirante esclusivamente a “una crescita senza controllo” della città. Riuscirà Davide a fermare Golia? E come? Può bastare l’assemblearismo?

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