Il voto a Budrio non va letto con gli occhi di Euclide e Pitagora

«De Plato e Di Biase su Cantiere lo analizzano con geometrie ardite. Hanno ragione quando dicono che la “sinistra partitica” si gioca parecchio, ne hanno meno quando schierano a destra le liste a sostegno di Mazzanti: il sindaco uscente è socialista, ha appoggiato Lepore come sindaco metropolitano, con lui stanno tanti Dem, Ulivo, Si, Azione, certo anche un po’ di destra fino a Fdi. Ma sono civici e al primo dei loro valori mettono l’antifascismo. La traiettoria resta in direzione del progresso»

di Maurizio Moriniinnovation manager e Ambassador Mise per la trasformazione digitale, consulente per il turismo del Comune di Budrio


Intervistata da “La Repubblica”, Elisabetta Gualmini tracciava le «variabili geometrie di rapporti politici realizzabili a livello locale» con chiarezza e ardore encomiabili, sostanzialmente condivisibili. Su Cantiere (“Budrio al voto per una nuova declinazione”) Gianni De Plato e Pier Francesco Di Biase analizzano il voto di domenica 12 a Budrio con un’interpretazione geometrica ardita, solcando superfici a volte completamente condivisibili, a volte con una visione prospettica quantomeno personale.

È condivisibile assolutamente, come fanno, descrivere i rischi che la politica locale corre nella tenzone. Cito: «Quello che manca… è la capacità dei partiti, o meglio del Pd e di Articolo Uno di Budrio, di riuscire a stabilire e curare le relazioni con quella fetta di società imprenditoriale, artigianale e del commercio per farne un soggetto attivo di una comunità solidale e inclusiva a livello territoriale». Questo aspetto, ben si badi, è vero anche per tanti altri comuni. De Plato e Di Biase si spingono anche ad ammonire che, «dietro all’impegno di una donna perbene,  Debora Badiali, si nascondono i soliti figuri inamovibili dell’apparato del Pd e di Articolo Uno»; affermazione di peso (quindi più fisica che geometrica) rispetto alla quale è opportuno sottolineare come i due partiti si siano schierati con le migliori formazioni a sostegno della candidata, con la presenza di senatori, deputati, assessori regionali, ex segretari nazionali, sindaci locali (anche se non sempre in sintonia tra loro).

Quindi politicamente la “sinistra partitica” si gioca parecchio a Budrio, l’articolo lo evidenzia. La sua lettura geometrica permane però euclidea e pitagorica, come se oltre 2.000 anni di epistemologia fossero passati invano (per me cultore di Lobacevskji capite che è un bel problema, anche perché non saremmo mai andati sulla luna). Fuor di metafora, due sono i motivi di forte rilievo.

Il primo è il superficiale (nel senso di bidimensionale, sempre di geometria si tratta) allineamento delle liste civiche a sostegno del sindaco uscente Maurizio Mazzanti a compagini di “destra”, con l’accostamento delle stesse alla compagine vincente di San Giovanni in Persiceto. Tale accostamento è impreciso nella forma (trattasi di liste dichiaratamente civiche) e sbagliato nel volume (vi troviamo esponenti di Sinistra Italiana, ex Dem o Ulivo, socialisti, giovani di Azione, così come soggetti schierati a destra fino a Fratelli d’Italia); ma la statistica corre in soccorso della geometria, ricordandoci che esistono le medie: le componenti progressiste nelle due liste, con forte rappresentanza giovanile, appaiono di peso rilevante, e i valori di riferimento (al primo posto l’antifascismo) sono esplicitati con chiarezza. Inoltre non solo Mazzanti è di estrazione socialista: come sindaco ha operato per mettere in sicurezza conti e strutture comunali, ha sostenuto Lepore come sindaco metropolitano, ha partecipato con successo a bandi, anche di Pnrr e sostenibilità territoriale, ha operato di concerto con la città metropolitana; possiamo sostenere che anche la sua traiettoria andrà nella direzione del progresso e delle sfide evolutive che potranno essere realizzate dalla Bologna metropolitana del futuro.

Il secondo motivo è di valutazione e visione: a Budrio sono in lizza altri due candidati, con schieramenti sia politici (Lega ma senza simbolo e Forza Italia) nel caso di Claudio Arletti, sia civici con liste di riferimento localistico come con Gualtiero Via, ex assessore con Mazzanti. Queste due liste hanno riferimenti precisi: da una parte l’imprenditore Arletti parla soprattutto ai ceti di riferimento, dall’altra l’attivista visionario enuncia tributi di Solidarietà: senz’altro affascinanti dal punto di vista della distribuzione delle ricchezze, ma – anche per l’applicabilità esclusivamente volontaria – dal sapore fortemente populistico. Ammesso e non concesso che le due compagini non riescano a raggiungere risultati all’altezza delle liste a sostegno di Badiali e Mazzanti, prevedere fin d’ora che in un eventuale ballottaggio il tutto si traduca nel “compattamento della destra” appare esercizio più di analisi matematica: una dimostrazione “per assurdo” che come tale potrebbe riservare delle sorprese. 

Alla fine, grazie alle geometrie politiche non euclidee, penso che sia con Mazzanti sia con Badiali Budrio può tranquillamente riproporsi come “avamposto progressista” a chiara vocazione metropolitana. Diverso sarebbe in un’eventuale sorpresa legata a uno degli outsider. In tutti i casi le “variabili geometrie politiche” per essere esplorate e realizzate richiedono rispetto, ascolto e cura di tutto il territorio. Su questi aspetti nell’enunciato i due programmi elettorali degli attesi contender appaiono sovrapponibili. Saranno come al solito i cittadini – in questo caso budriesi – a decidere chi merita di tracciare l’arco progressivo, come si augurano De Plato e Di Biase, verso un’area davvero fertile per la comunità.

Photo credits: Pierluigi Mioli (CC BY-SA 4.0)


4 pensieri riguardo “Il voto a Budrio non va letto con gli occhi di Euclide e Pitagora

    1. Gentilissimo dott. Via, il riferimento localistico – che in elezioni amministrative non è un minus – emerge dal fatto che la sua lista Unione e Libertà – Gualtiero Via per Budrio, viene presentata – come quella del sindaco Mazzanti – come civica e come tale è stata indicata anche nel recente confronto ospitato sul Resto del Carlino.

  1. Leggo che la mia viene battezzata lista civica perchè così l’ha definita il Carlino.

    Capito, è stata pigrizia.
    Lo so che il Carlino ha chiamato “civica” la nostra lista. Ha sbagliato. Era così difficile una verifica?

    Comunque, vi copio le prime parti del nostro programma (che ovviamente è pubblico, reperibile anche nel sito del Comnune per cui gareggiamo, come da legge).

    Dopo il simbolo e il nome della lista, le prime pagine di testo sono le seguenti.

    CHI SIAMO
    La lista Unione e Libertà – Gualtiero Via per Budrio è il frutto di una coalizione fra tre nuove realtà politiche, due nazionali ed una emiliana: Ancora Italia, Emilia-Romagna Costituzionale e Liberiamo l’Italia.
    Siamo tre forze nate per opporci alle politiche di austerità e all’asservimento alle scelte economiche della Unione Europea: scelte che stanno condannando l’Italia ad un declino sempre più grave e doloroso.

    Inoltre, le gravi e discriminanti scelte attuate negli ultimi due anni dai governi Conte e Draghi ci hanno visti uniti nell’opposizione e nella resistenza all’uso del tutto strumentale che è stato fatto dell’emergenza sanitaria.
    Non siamo “no-vax”, etichetta che rigettiamo: siamo per la libertà vaccinale.

    Di fronte al tradimento clamoroso dei loro elettori da parte di partiti che avevano avuto milioni di voti, noi abbiamo dato un punto di riferimento ed una voce a milioni di italiani che per il solo fatto di esercitare una loro elementare libertà, e senza infrangere nessuna legge, sono stati gravemente discriminati.
    Nel patto che ci unisce, e per il quale ci impegniamo con gli elettori, campeggiano, accanto alle nostre molte proposte, due punti chiari e netti:
    • mai più Green Pass
    • no all’imposizione vaccinale, libertà di scelta
    È immediatamente evidente che questi due no sono la premessa necessaria ai nostri sì: sì alla libertà, sì alla capacità e volontà dei cittadini di unirsi e scegliere, anziché lasciarsi dividere e spaventare, sì al lavoro, sì allo spostarsi, sì allo studiare, sì all’incontrarsi e al viaggiare senza inutili ed oppressive limitazioni. Sì alla vita, nella sua pienezza.

    IN COSA CREDIAMO
    I nostri valori sono quelli che sono stati per decenni e per generazioni di milioni di italiani, al di là di steccati ideologici o politici: difesa e centralità della famiglia, del lavoro, dei presidi di una società moderna che non discrimina e che ha per guida la Costituzione, istruzione e sanità per tutti, e gratuite, e non condizionate e svuotate da logiche aziendali e modelli importati o imposti da poteri sovranazionali.
    Crediamo nell’impegno serio, onesto, adulto, di persone attive prima di tutto nel loro ruolo di lavoratori, imprenditori, amministratori, artigiani, studiosi, genitori eccetera, non crediamo nelle “militanze” e negli attivismi che con la scusa di mode o slogan vogliono subordinare ogni cultura e istituzione nazionale, e linguaggio, a logiche globalizzanti. C’è una “cultura senza storia e senza radici” che si vorrebbe imporre a molti.
    Noi crediamo nelle innovazioni – in politica, nel lavoro, nell’educazione, nella scienza – ma accolte con consapevolezza e senza fanatiche cancellazioni delle tradizioni. Il “cambiamento” non può essere un valore positivo ed uno scopo sempre e comunque: in ogni società, ogni contesto, ogni istituzione, i cittadini devono essere messi in grado di soppesare ciò che merita di essere conservato e ciò che va cambiato. Il “cambiamento” senza aggettivi, propagandato sempre e comunque, è stato negli ultimi decenni spesso una moda, e peggio, il cavallo di troia di cambiamenti che erano in realtà l’interesse di ristrette élite economiche. Sempre più spesso si è infatti contrabbandato per “cambiamento” l’abbattimento dei residui ostacoli all’affarismo, allo strapotere della finanza, allo sfruttamento, alla difesa della dignità e libertà sia dei lavoratori che di tanti imprenditori e autonomi. E il partito che più di tutti si è distinto in quest’azione, a favore del 10% più ricco contro

    tutto il resto della società, è stato il PD, che ormai è sempre di più il partito dei ricchi, degli snob e di chiassose minoranze estremistiche.
    Ma tutti i partiti presenti in Parlamento, nonostante le promesse, si sono fatti complici e strumento dell’abbattimento delle libertà costituzionali, del welfare, della dignità del lavoro, dl ruolo dei corpi intermedi, della classe media, delle nostre campagne e imprese.
    In questo grande patrimonio, invece, di lavoro e dignità, e forza e risorse dell’Italia, noi crediamo, e chiamiamo a raccolta tutti quanti ancora ci credono. Così come chiamiamo a raccolta i tanti, delusi e traditi dai partiti che avevano sostenuto, che hanno cessato ogni speranza. Non dobbiamo arrenderci, ma alzare la testa, riconoscerci, prenderci per mano. Anche a Budrio.

    LE NOSTRE PROPOSTE PER BUDRIO

    UNA PREMESSA
    Lo Stato sta strangolando i Comuni
    Lo stato è in debito coi cittadini ed è in debito in modo particolare coi comuni: i cittadini non immaginano quanto. Lo Stato sta strangolando i Comuni. Lo dimostrano i dati.
    Ecco alcuni dati (provengono dalla Nota di Aggiornamento al DUP 2020-2022 del Comune di Budrio, un documento pubblico):

    Lo Stato italiano nel periodo 2010-2017 ha imposto sacrifici ai Comuni per oltre 9 miliardi di euro di tagli alle risorse in particolare tra il 2011 e il 2015 (…). L’intero aggiustamento strutturale di bilancio di quegli anni è stato di 25 miliardi (per obbedire ai consueti diktat “europei”). Quello sforzo è stato realizzato per circa la metà a carico dei soli enti locali e, in particolare, i soli Comuni hanno contribuito per oltre 9 mld.
    Ebbene, si consideri che il comparto dei Comuni pesa in percentuale sulla spesa dell’intera PA per il 7% (era l’8,1% nel 2010).

    Cari budriesi, questo è un furto clamoroso, abnorme, vergognoso, di cui sono stati colpevoli tutti i partiti che han sostenuto quei governi.
    Ci vuole una risposta, commisurata al danno: i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali di tutta Italia, di ogni colore e credo, dovrebbero unirsi, per chiedere che lo Stato ponga rimedio a questo salasso, che rende più poveri, inevitabilmente, i cittadini. Una vera e propria vertenza nazionale, di sindaci uniti, a prescindere dal partito di appartenenza, dovrebbe farsi portavoce dei bisogni legittimi dei loro cittadini, ed esigere un’inversione di rotta dei governi. Se ci eleggerete noi di Unione e Libertà ci metteremo alla testa di una simile vertenza. È il primo dei nostri tanti impegni.

    (segiuono altre 17 pagine, circa, di proposte dettagliate)

Rispondi