Dal momento che Matteo Lepore è amministratore capace e ha alle spalle una maggioranza finalmente molto coesa sul tema, sono convinto che la Città 30 sarà portata a compimento entro la data stabilita, nonostante le polemiche. Ma è indubbio che su qualunque decisione presa, da qui fino alla completa realizzazione del programma sulla Mobilità di questo Comune, aleggerà d’ora in avanti uno spettro in mobike
di Pier Francesco Di Biase, caporedattore cB
«Gentilissimi, questi articoli hanno un senso nella discussione solo se non ignorano i progetti già in essere». Così iniziava uno dei tanti commenti al recente intervento di Ugo Mazza su Cantiere (qui l’articolo).
Gli autori erano i titolari di Pillole di Tram, una pagina nata il 10 luglio del 2019 per – si legge nella descrizione – «informare i cittadini in modo innovativo sul progetto della rete tranviaria di Bologna». In quel frangente, confesso di non aver potuto fare a meno di sorridere pensando a una pagina di informazione così poco informata, perlomeno per quel che concerne la nostra linea editoriale a proposito di un’opera determinante per il futuro di Bologna.
Su una rivista di opinione gli articoli di opinione hanno sempre un senso, almeno finché incentivano il dibattito. Soprattutto in una città come la nostra, che sulle grandi questioni tende naturalmente a scadere nel silenzio assenso o nell’opposizione a priori. E quando un libero cittadino si esprime, non è obbligato a tenere conto di tutto l’apparato normativo e burocratico già in essere. In primo luogo, perché le linee guida di un piano come il Pums, citato nel commento, non hanno una immediata corrispondenza materiale ma sono soltanto indicazioni che richiedono anni per essere (forse) messe in pratica. In seconda battuta, perché da semplice opinione il suo editoriale diventerebbe parere tecnico. Che non è l’oggetto della rivista…
Ma al di là delle carenze documentali, c’è un aspetto ben più importante che articoli come quello di Ugo Mazza o Giampiero Moscato mettono in evidenza, ossia un chiaro desiderio, da parte di molta opinione pubblica, di scelte forti e radicali sul tema della Mobilità. Scelte che, come ricordato in più di un’occasione da Angelo Rambaldi, sono state rimandate per almeno vent’anni da amministrazioni di ogni forma e colore. Eccezion fatta per il primo quinquennio di Virginio Merola.
Chi fosse il volto di questa radicalità in quegli anni lo sanno molto bene le consigliere comunali De Martino e Larghetti, che da attiviste ne sostennero l’azione e da elette stanno provando a raccoglierne il testimone. Così come conoscono molto bene le ragioni, politiche e personali, che spinsero il Partito Democratico a farne a meno dopo le Amministrative del 2016, privandosi consapevolmente di un patrimonio dal potenziale culturale ma anche elettorale, come ben testimoniano le parole di chi, un anno e mezzo fa, nei corridoi di Palazzo d’Accursio gli si rivolse con una frase tanto beffarda quanto vera: «Avresti fatto bene a candidarti alle Primarie. Ora che non lo hai fatto, posso dirtelo».
Poiché il tempo è galantuomo e i nodi vengono sempre al pettine, le scelte di allora si riflettono nelle polemiche di oggi: dieci anni di sperimentazione per i T-Days sono oggettivamente un’assurdità e il 2026 per vedere finalmente i vagoni di un tram una data molto lontana. E se per anni si abitua la cittadinanza a preferire il mezzo privato al trasporto pubblico o a impatto zero – con la sola eccezione della ciclabile sui viali… di chi fu l’idea? – il risultato, proponendo la giusta Città 30, non può che essere una generale levata di scudi.
Dal momento che Matteo Lepore è amministratore capace e ha alle spalle una maggioranza finalmente molto coesa sul tema, sono convinto che la misura di cui si discute da settimane sarà portata a compimento entro la data stabilita. Ma è indubbio che su qualunque decisione presa, da qui fino alla completa realizzazione del programma sulla Mobilità di questo Comune, aleggerà d’ora in avanti uno spettro in mobike. Certo meno accattivante di Belfagor o dell’Olandese volante, ma illuminante come il fantasma del Natale passato: il pensiero di ciò che avrebbe dovuto essere ma non fu, per ragioni decisamente poco nobili.
Pier Francesco, non è da te essere reticente, allusivo. Sappiamo tutti che l’artefice della svolta sulla mobilità è stato Andrea Colombo. Studio, lavoro tecnico e amministrativo, entusiasmo, capacità di coinvolgere, resistenza e un bel po’ di testardaggine hanno travolto Merola sulla via di Bologna Pedonale. Andrea ha sempre dichiarato, con noi sostenitori appassionati e sparpagliati, di essere stato difeso e appoggiato dal Sindaco. Infatti, in piazza dell’Unità, discorso di chiusura di campagna elettorale, lodi altissime e meritatissime per Andrea.
Nuovo assessore alla mobilità? Ascoltiamo, sbigottiti e sgomenti, il nome della sindaca di Calderara, Irene Priolo, anche moglie del’influente parlamentare Andrea De Maria.
Tutto il mio solidale appoggio a Mery e Simona per avere raccolto il testimone di una mobilità assennata.