Da anni un parcheggio abusivo invade lo spazio circostante il nostro monumento più conosciuto, deturpandolo. Bisognerebbe agire con decisione, non per avere zone vetrina ma per valorizzare la bellezza della nostra città

di Cristiana Costantini, docente, consigliera di maggioranza del Quartiere Santo Stefano

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La Torre degli Asinelli, simbolo della nostra città e monumento che attira bolognesi e turisti, è affiancata ormai da tempo da un parcheggio (abusivo) per le moto. Perché? Perché in un luogo così significativo è tollerata una cosa del genere? 

Perché a nessuno importa o dà fastidio che accanto a un monumento così importante e rappresentativo sia tollerata la sosta dei motocicli?

Lo spazio è molto ristretto, e ora per visitare la Torre c’è sempre una coda di persone, non più come nei tempi passati dove la salita era riservata ai pochi appassionati della città. I turisti devono fotografare la torre tra le moto, attendere in fila per aspettare di arrampicarsi sulla Torre tra le moto. Che sono indubbiamente un bell’intralcio, ma soprattutto offuscano per non dire deturpano il paesaggio urbano forse più caratteristico della nostra città.

Da anni si segnala questa problematica, il quartiere santo Stefano ha approvato a suo tempo un Odg proprio per chiedere che fosse inserita una zona di rispetto tra l’Asinelli e il portico di Strada Maggiore. Perché sia possibile, purtroppo, non è sufficiente staccare qualche multa di tanto in tanto. È necessario trovare una modalità che impedisca fisicamente la sosta, altrimenti tutti proveranno sempre a lasciare il mezzo in quei pochi metri quadrati.

Da sempre si porta l’esempio della torre di Pisa: in quel caso sarebbe tollerato il parcheggio delle moto proprio a pochi passi di distanza? Non credo. Purtroppo a Bologna i monumenti non sono preservati con la stessa determinazione.

Si tratta di valorizzare la bellezza della nostra città, non di  avere zone-vetrina. A Bologna, si sa, tutto si mescola. Un aspetto senz’altro bello e apprezzato della vita della città, che però porta spesso inevitabilmente a nascondere, appiattire, umiliare le straordinarie testimonianze storiche di cui disponiamo. Dove possibile, bisognerebbe invertire questa tendenza.

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