Tuli, tuli, tulipan

Il (momentaneo) ritorno dei bimbi del Bar Cantiere, sorpresi (pur da remoto) dalla apparizioni dei tulipani nelle aiuole pubbliche lungo i viali

di Giancarlo Dalle Donne, archivista, ex portavoce dei bimbi del Bar Cantiere


Devo dire la verità. Speravo di essermi definitivamente liberato di loro quando, più di un anno fa, li avevo accompagnati in treno verso destinazione ignota (qui). Avevo persino fatto un tratto con loro perché volevo essere assolutamente sicuro che ci salissero, su quel treno, e ci restassero, e così è stato. Destinazione ignota, chissà adesso dove sono.

Ogni tanto però si fanno ancora vivi, con brevi comunicazioni, spesso un po’ formali, più che altro per rassicurarmi sulle loro condizioni di salute. In fondo ci tengo a loro, e anche parecchio. Perché saranno pure bimbi, ma qualche annetto se lo sono accumulato sulle spalle. Insomma sono belli vecchi. Ma devo dire che nonostante l’età, tutto sommato se la cavicchiano, anche se non è che siano in forma smagliante, ma sono sempre abbastanza lucidi. E qualche aggancio con la città che li ha ospitati per un po’ continuano ad averlo. E sono sempre abbastanza informati.

Ieri, a sorpresa (due di loro con la tecnologia non scherzano), mi hanno convocato per una videoconferenza, che naturalmente ho accettato, e la cosa mi ha fatto pure piacere. Ne riporto alcuni brani.

«Ohhhh, bolognese… ma cos’è quest’ultima bischerata dei tulipani dentro il mare di smog dei viali? Ma sono seri? Ma perché si accaniscono contro quei poveri fiorelli (ha detto proprio così)?» (il primo).

«Ma non stavano meglio nel loro vivaio, serviti e riveriti, ben concimati e annaffiati quando serviva? Ma che sono, tulipani suicidi?» (il secondo).

«Ma chi l’ha fatta questa bischerata? Chi l’ha pensata? Non c’aveva niente da fare?» (il terzo).

«Tulipani? Ma che, Bologna l’è in Olanda?» (il quarto).

Come spesso capitava in passato, i bimbi mi spiazzano sempre un po’, e anche adesso. Mi ha stupito il fatto che per loro fosse rilevante una notizia che, tutto sommato, poteva sembrare marginale, abbastanza insignificante. Invece a loro, dall’esilio, la notizia non solo è arrivata, ma li ha anche turbati (per come si possono turbare i bimbi, ovvio).

Naturalmente poi c’è sempre uno di loro che fa la battutaccia, è la loro cifra stilistica: «Adesso però vogliamo le violette mammole ai bordi della tangenziale e le roselline nel mezzo del Passante… Ma come siete messi? Uno si assenta per un po’ e subito ricominciate a fare (omissis)?». E un altro ha subito rincarato: «Ma dovevano dare da lavorare a qualche giardiniere disoccupato?».

Di fronte alle esternazioni dei bimbi, in passato ho sempre cercato una decente linea di difesa, ho sempre cercato di contenerli, di arginarli. In questo caso ho farfugliato qualcosa, ma era chiaro che ero in difficoltà. Poi si è scatenata la bagarre, che preferisco non riferire.

Comunque grazie bimbi, è stato bello risentirvi dopo tanto tempo e vedere che non siete per niente cambiati.


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