Marcello De Angelis aveva già ammesso ai giudici di Bologna, nel 1993 che della Bomba alla stazione non sa nulla. Ora chiede scusa per quella che definisce solo un’opinione. Ma intanto ha offeso non solo il Presidente Mattarella ma anche la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, chiamato a confermare la matrice fascista dell’attentato, forse il vero obiettivo. Non a caso il portavoce della Regione Lazio è stato difeso da Gianni Alemanno, critico dell’idea conservatrice meloniana
di Elio Massimo Palmizio, già deputato di Forza Italia e senatore Pdl
Ho letto molti articoli riguardanti le dichiarazioni di Marcello De Angelis, tra cui anche quello del Cantiere (qui). Ho notato che il comune denominatore è la condanna, la denuncia di una vicinanza dell’attuale destra di Governo a quella, estrema, di stagioni passate. Io vorrei esaminare questo avvenimento in altra logica e quindi vi invio questa mia riflessione.
Nell’edizione di “Repubblica” del 10 agosto 2023, a firma del giornalista Concetto Vecchio, ci sono rivelazioni di un suo interrogatorio del 1° ottobre 1993 ai giudici di Bologna, ai quali De Angelis dichiarò testualmente: «Non so nulla sui fatti di Ustica e di Bologna per mia scienza diretta». L’ex “Terza Posizione”, attuale portavoce della Regione Lazio, all’epoca aveva appena finito di scontare una condanna per associazione sovversiva. Fu chiamato a testimoniare nell’inchiesta del giudice bolognese Leonardo Grassi dopo un suo articolo pubblicato qualche settimana prima su “La Spina nel Fianco”, in cui ipotizzava che la strage alla stazione del 2 agosto 1980 sarebbe servita a coprire quello che definiva «il pasticcio di Ustica», ovvero l’abbattimento da parte del fuoco alleato, il 27 giugno 1980, del Dc9 Itavia caduto nel mare di Ustica, partito pure da Bologna.
De Angelis fu sentito nell’inchiesta cosiddetta “Italicus bis”, quella sui depistaggi compiuti sulla strage del treno Italicus Roma-Monaco che nel 1974 fece 12 morti a San Benedetto Val di Sambro, e sulla strage alla stazione del 1980. A Grassi De Angelis raccontò di avere fatto questo parallelo tra Ustica e la bomba del 2 agosto attingendo «alla memoria difensiva di Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale, datami dall’avv. Stefano Menicacci». In pratica disse di non sapere nulla della strage di Bologna, fatto che avvalora quanto ho già scritto su Facebook, commentando l’articolo di Fulvio Cammarano, e che vi ripropongo sulle pagine del Cantiere, ringraziandovi per l’attenzione.
De Angelis, che ho conosciuto durante la XVI Legislatura, è indifendibile. Non ha espresso un suo parere, cosa che sarebbe stata lecita, ma ha dichiarato di sapere per certo «che i condannati sono innocenti», aggiungendo che lo sanno tutti e che «chi sposa altre tesi è un bugiardo», infangando il Presidente della Repubblica e anche la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, che aveva ricevuto l’incarico di confermare la matrice fascista della strage, come hanno fatto anche il ministro dell’Interno e il ministro Guardasigilli.
Se avesse saputo qualcosa, avendo dichiarato che ha anche idee sui colpevoli, avrebbe dovuto parlarne con i magistrati, con i ministri, con il Copasir, eccetera. Non l’ha fatto. Anzi ha chiesto scusa derubricando il tutto a un parere personale.
No, in realtà questa vicenda indica una forte contestazione da destra alla destra governativa e, in questo caso, sembrerebbe al Presidente La Russa, incaricato dal Presidente del Consiglio di rilasciare una dichiarazione chiara che ancora Lei ha difficoltà a fare. Un attacco dunque di una destra alla destra di Governo, infatti subito difeso da Gianni Alemanno, critico dell’idea conservatrice meloniana e fautore di una destra pura e sociale.
Purtroppo per questa destra contestatrice della destra di Governo il povero De Angelis ha dovuto esibirsi in una ritrattazione imbarazzante dimostrando che non era certo la persona giusta, con i suoi trascorsi giudiziari e famigliari, per ottenere un qualunque risultato, a parte una figuraccia.
De Angelis ha salvato il suo posto di lavoro grazie al furibondo attacco della sinistra specializzata nelle richieste di dimissioni. Se la sinistra fosse stata un poco più sobria lo avrebbero dimesso ma non hanno potuto farlo perché avrebbero dovuto piegarsi ai diktat dell’opposizione, creando un rischioso precedente di giustizialismo politico. De Angelis ringrazi Paolo Bolognesi, Elly Schlein, Giuseppe Conte etc etc. che gli hanno salvato la poltroncina.
In ogni caso, mi stupisce che non sia stato convocato in Procura per essere ascoltato visto che ha dichiarato che lui «sa».
Photo credits: Ansa.it
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