Maria Luisa Pacelli: «Sogno una Pinacoteca di rilievo internazionale»

Direttrice del museo di via Belle Arti dal 2020, è determinata a valorizzarne il grande patrimonio per farne un punto di riferimento riconosciuto in Italia e all’estero

di Barbara Beghelli, giornalista


Maria Luisa Pacelli, direttrice della Pinacoteca di Bologna, è di origini umbre, della bellissima Assisi, patria di San Francesco. Da piccola voleva fare la veterinaria «come un mio zio che adoravo», confessa, e che la portava insieme con lui in giro per fattorie a fare le visite agli animali. Col tempo però le aspirazioni sono cambiate: Maria Luisa studia Lettere con indirizzo artistico a Venezia poi, nel 1999, comincia a lavorare alle Gallerie d’arte moderna di Ferrara, prima come curatrice delle collezioni e del programma espositivo di Palazzo dei Diamanti, poi come direttrice, per dieci anni.

Nel 2020 vince la selezione per la carica di Direttrice della Pinacoteca Nazionale e così approda sotto le Due Torri, dove prende servizio due anni fa, e da allora «vivo felicemente in città». Dialoghiamo con lei di bellezze artistiche che custodisce il nostro preziosissimo museo, che ebbe origine nel 1808 come quadreria dell’Accademia di Belle Arti con sede distaccata a Palazzo Pepoli Campogrande, e dei sogni di ragazza fattisi importante realtà.

Che significato ha per lei l’arte?

Sorvolando sulle implicazioni morali o ideali e circoscrivendo la cosa alla mia quotidianità, posso dire che è il centro dalla mia vita da moltissimi anni e questo è un privilegio. Una collega spagnola, una volta in cui mi lamentai con lei dello stress e delle responsabilità, mi disse: «non dimenticare, facciamo il lavoro più bello del mondo», credo avesse ragione.

Lei è stata vent’anni alle Gallerie d’arte moderna e contemporanea del Comune di Ferrara e alla Fondazione Ferrara Arte a Palazzo dei Diamanti: com’è stato il suo esordio alla Pinacoteca nazionale di Bologna?

In un Comune il rapporto con coloro che prendono decisioni d’indirizzo, stanziano le risorse e approvano programmi è molto più diretto. Questo rende più agevole, anche se a volte problematico, il confronto sulle questioni specifiche che riguardano l’istituto, pure in relazione al territorio di appartenenza. Il Ministero ha un altro orizzonte, promuovendo una visione d’insieme che punta a far crescere il sistema museale nazionale nel suo complesso. Sta pertanto ai direttori fare sintesi tra gli indirizzi generali e gli obiettivi particolari, cosa non sempre semplice.

Con alcune mostre molto interessanti sta tentando di rendere appetibile la Pinacoteca. È difficile portare il pubblico, bolognesi compresi, al museo?

La Pinacoteca conserva una collezione eccezionale, da tanti punti di vista, quindi non è così difficile renderla appetibile. Il pubblico sta rispondendo molto bene, non solo in termini numerici ma anche per il grado di coinvolgimento che riscontriamo con le nostre iniziative, tipo conferenze, incontri, concerti.

Ritiene che il turismo d’arte a Bologna sia ben trattato?

Certamente negli ultimi anni c’è stato un investimento importante in questo ambito.

Vincoli burocratici e difficoltà per chi dirige ce ne sono?

Dal punto di vista amministrativo il Ministero della Cultura è un ente molto complesso, a volte si ha la sensazione che la burocrazia fagociti tutto il resto e che questo sia il principale ostacolo allo sviluppo del settore. Se, infatti, si sommano i vincoli burocratici alla gravissima carenza di personale che affligge molti istituti e sicuramente anche la Pinacoteca di Bologna, rimangono ben poche risorse per sviluppare un qualsiasi progetto di crescita.

Può servire la spettacolarizzazione per attirare nuovo pubblico? Concerti oltre che iniziative di livello e non strettamente scientifiche.

Per me il fattore determinante è sempre la qualità delle iniziative, che siano di carattere divulgativo o scientifico, e la loro coerenza rispetto alla missione del museo e dei suoi contenuti. La spettacolarizzazione di per sé può anche portare a un grande successo momentaneo, ma non lascia nulla di duraturo.

Cosa sogna per la Pinacoteca del futuro?

Per la sua collezione, per la sua storia, perché è inserita in un territorio molto ricettivo, si tratta di un museo con grandissime potenzialità a cui spetta un posto tra le grandi istituzioni nazionali e internazionali. Sogno pertanto che possa risolvere i suoi atavici problemi strutturali in tempi non troppo lunghi e guadagnare la posizione che le spetta.


4 pensieri riguardo “Maria Luisa Pacelli: «Sogno una Pinacoteca di rilievo internazionale»

  1. Quello della direttrice della Pinacoteca di Bologna è un accorato e intelligente appello a Comune e Ministero: aiutatemi a risolvere i suoi atavici problemi strutturali. Cosa risponderanno Lepore e Sangiuliano?

  2. Pinacoteca nazionale : DEVE chiedere il sostegno concreto della politica, ma DEVE anche promuovere lo studio degli esperti, studiosi dei settori artistici.

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