Il momento eccezionale consente al Governo di limitare le libertà fondamentali per la tutela della salute, ma il “tutti a casa” non basta più: oltre alla crisi economica non ci possiamo permettere di scivolare in una democrazia a bassa intensità. Si vedono in giro già troppi segnali preoccupanti di intolleranza. È essenziale uscire il più rapidamente possibile dall’emergenza democratica
di Vittorio Zandomeneghi, consulente aziendale
Raccolgo volentieri l’invito che lo psichiatra Giovanni De Plato ha lanciato perché si intervenga sulla riflessione riguardo i diritti in epoca di pandemia da Covid-19. Nel suo articolo pubblicato da Cantierebologna.com il 2 aprile 2020, dal titolo “Il rischio dell’uomo forte è tutto meno che una fake news”, il presidente dell’associazione Cantiere Bologna risponde in maniera convincente alle obiezioni che, in un piacevole scambio di opinioni del tutto divergenti, gli aveva posto il costituzionalista Roberto Bin, nell’articolo intitolato “Sospensione della Costituzione? De Plato si sbaglia”
Viviamo in queste settimane in una situazione di sospensione delle libertà fondamentali, tuttavia siamo consapevoli che il momento storico che stiamo vivendo è assolutamente eccezionale e ciascuno deve fare il possibile per evitare la diffusione del contagio.
Detto ciò, come sottolinea De Plato nel suo articolo e come alcuni autorevoli costituzionalisti e politologi hanno scritto (Michele Ainis, Piero Ignazi), dobbiamo ricordare che la limitazione delle libertà fondamentali (prevista dall’art. 16 della Costituzione per ragioni di ordine pubblico e tutela della salute) merita una ben maggiore attenzione…
Per quanto tempo ancora possono essere sospese le libertà di associazione, libera circolazione, organizzazione (anche del dissenso)?
Vediamo già segnali preoccupanti di intolleranza nella società, cittadini che in base al tam-tam della Rete chiedono una ulteriore stretta sulle libertà e fanno appello alle maniere forti, nonostante i dati del Viminale sui controlli effettuati fino a ora dimostrino che la stragrande maggioranza degli Italiani e dei nostri cittadini stia rispettando le regole.
Per quanto tempo possiamo rinviare l’esercizio del diritto di voto?
Il referendum sul taglio dei parlamentari è stato rinviato, in primavera sono previste le tornate elettorali in sette Regioni italiane dove si è già spostata due volte la data del voto, poi avremo un migliaio di Comuni al voto.
Siamo in emergenza sanitaria, lo capiamo e finora il Governo ha mantenuto aperte le attività produttive ritenute essenziali.
Se non vogliamo ritrovarci con una democrazia a bassa intensità, è altrettanto essenziale uscire il più rapidamente possibile anche dall’emergenza democratica.
Il “tutti a casa” non basta più. Oltre alla grave crisi economica che già vediamo, non possiamo permetterci anche una crisi democratica.
Si, la preoccupazione è molto forte ed è giustificata. E’ vero che la situazione sanitaria impone misure di sanità pubblica che riducano in maniera significativa le possibilità di contagio, tuttavia è il metodo con cui il Governo ha intimato il “tutti a casa” che offende. Il popolo italiano, nonostante sia stato trattato come un bambino, anche un po’ stupido, ha risposto in maniera più che disciplinata. Ma, ripeto, è offensivo essere trattati in questa maniera; mi ha piacevolmente sorpreso la Cancelliera Merkel che pochi giorni fa, parlando al Bundestag, ha chiarito al popolo tedesco, con un modello matematico ben spiegato, come e perché il distanziamento sociale, riducendo le possibilità di contagio, impedisce al virus di riprodursi. Ma il problema è più ampio: il modo con cui il Governo ha imposto le restrizioni che stiamo vivendo rappresenta la diretta conseguenza di una connaturata diffidenza reciproca per cui lo Stato non si fida del popolo e, parallelamente, quest’ultimo ha una profonda diffidenza in chi dovrebbe rappresentarlo. Da qui l’imposizione di regole ferree senza alcuna spiegazione e a tempo indeterminato, anzi, peggio, con scadenze più o meno ravvicinate che, puntualmente, vengono poi spostate in avanti. Proprio come si fa, sbagliando, con i bambini! E a cascata tante altre situazioni preoccupanti: l’abuso di decreti del presidente del Consiglio che, mi risulta, non necessitano di ratifica parlamentare, il parlamento i cui lavori sono di fatto sospesi; è mai possibile? La pletora di commissioni di esperti, di nomina governativa, che rappresentano un comodo parafulmine per qualsiasi decisione: “.. l’hanno detto loro!”. Insomma, mala tempora currunt. Lungi da me l’idea che, in questo momento, si debba cambiare compagine governativa, non è questo il Governo dei miei sogni ma certamente un Salvini o una Borgonzoni sarebbero certamente peggio, però dobbiamo farci sentire, mobilitiamo tutte le forze diponibili, dai sindacati ai movimenti politici e facciamo capire a chi ci governa che le regole della Democrazia vanno applicate sempre e a maggior ragione nelle situazioni di emergenza.