Alla ricerca di un filo conduttore, nel tentativo di provocare la riflessione su delle candidature “diverse”. Forse una gara La Torre, magari Schlein e Gualmini darebbe una scossa. Suggestioni estive… Provando a sfuggire la morsa tra grigi burocrati e demiurghi egotici (cit.)
di Vittorio Zandomeneghi, consulente aziendale
Mario Bovina pone, a mio avviso, un tema cruciale per la scelta del sindaco della città di Bologna. Non possiamo aspirare, dice lapidario, ad un sindaco indimenticabile. Ma io, di rimando, leggo le sue considerazioni e non posso fare a meno di chiedermi: perché mai? Dopo tutto Bologna ha dato prova di grandi Sindaci nella sua storia, soprattutto nei periodi difficili.
Perché, prosegue, manca più o meno tutto quel che serve. Una coalizione coesa, un’opposizione in campo, una gara vera. E soprattutto mancano le persone. Che sono, alla fin fine, l’ingrediente principale.
Proprio su CB, in un dialogo con Piero Ignazi, avevamo posto alcune domande come stimolo alla riflessione sull’attualità o meno di Bologna come isola felice in termini di laboratorio politico e livello della classe amministrativa. La domanda cruciale di quel nostro confronto resta più che mai aperta: siamo ancora un’isola felice o siamo oramai nella media dell’andazzo generale? L’articolo di Bovina offre altri stimoli a questa domanda, fissando dei paletti.
Per essere migliori per prima cosa occorre misurarsi con qualcun altro, se non c’è nessuno in campo diventa un po’ difficile dire che si è vinta la gara.
La competizione all’interno del Pd, se non si candidano le persone giuste, rischia di essere un gioco delle parti, senza una reale contendibilità.
Tutti, a quanto pare, nel partito si sono dichiarati favorevoli alle primarie di coalizione, con un duplice rischio: se il Pd converge su un candidato unitario c’è il rischio che vengano percepite come primarie “finte” e quindi riservate magari ad un “burocrate, grigia espressione di un partito slavato e noioso” (cit.). Se invece non trova un nome unitario si rischia il “tutti contro tutti”, con l’opzione di favorire un “demiurgo egotico, precario collante di una coalizione rissosa”. Le primarie quindi, date queste condizioni, temo non contino molto.
Insomma pare ci stiamo lentamente e tristemente avviando verso un cul de sac, altro che superiorità del laboratorio politico bolognese. Ma come evitarlo?
Ci vorrebbe un candidato che possa unire senza essere gregario. Qualcuno che possa mobilitare le tante energie politiche diffuse senza mettere il proprio ego davanti a tutto. Che abbia esperienza amministrativa e conosca il nostro territorio, possibilmente con una visione almeno europea delle sfide in gioco.
Siamo sicuri non ci sia proprio nessuno? Magari qualcuno all’orizzonte si intravede. O magari qualcuna… Altrimenti non resterebbe che chiedersi in cosa saremo diversi, a Bologna, se tutto andrà come previsto e come, in un certo senso, è sempre andato.
Photo credits: Sterling Lanier
Quel “qualcuna” mi piace molto. Esercitiamo immaginazione, riflessione, prudenza…cerchiamo di non bruciare nessuna delle molte candidabili