Il ruolo del Comune nella Conferenza sul Futuro dell’Europa

Il conflitto in Ucraina ha messo ancora una volta l’Unione Europea davanti alle sue debolezze strutturali. Nonostante questo, gli enti locali hanno risposto rapidamente all’emergenza umanitaria. Una nota dei federalisti europei chiede a sindaco e Comune di elaborare insieme un contributo cittadino da condividere con le istituzioni di Bruxelles. Perché è proprio dalle città che può partire un nuovo e decisivo slancio al progetto europeo, come dimostrano le piazze per la Pace di questi giorni

di Mery De Martino, consigliera comunale


Con una nota stampa di venerdì 11 marzo, i federalisti europei bolognesi hanno chiesto di riportare al centro del dibattito la dimensione cittadina in un‘ottica di compartecipazione alla politica europea e di farlo cominciando proprio dall’elaborazione di un contributo cittadino alla Conferenza sul futuro dell’Europa, un grande esperimento di democrazia partecipativa a livello continentale i cui primi risultati saranno valutati proprio nella primavera di quest’anno.

Lo hanno chiesto adesso, con ancora più forza, perché in Europa stiamo vivendo un momento drammatico e sta a tutti noi rappresentati delle istituzioni, cittadine e cittadini, pretendere che l’Unione Europa smetta di arrivare sempre in ritardo agli appuntamenti con la storia e si rafforzi finalmente sul piano politico per dare pieno sostegno ai valori sui quali posa le sue origini, uno su tutti il valore della Pace. 

L’Europa è stata creata per essere una costruttrice di Pace insieme a tutti coloro che da sempre si sono impegnati sul piano culturale, etico e politico per promuovere una risoluzione non violenta dei conflitti. Tra questi ci furono personaggi illustri come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che scelsero la via del pacifismo istituzionale, convinti che solo attraverso l’edificazione di uno spazio politico sovranazionale e di carattere federale si potessero garantire la libertà dei singoli e la convivenza pacifica fra gruppi sociali e Stati. Ma quel progetto rimane, ad oggi, ancora incompiuto.

Ed è sempre a causa di una mancata integrazione europea – in questo caso fiscale – se ci siamo fatti trovare impreparati dalla grande crisi economica del 2008 e da quella, simmetrica, scatenata dalla pandemia. Anche se a quest’ultima, fortunatamente, abbiamo saputo rispondere con un piano straordinario di interventi, il Next Generation Eu, concretizzatosi anche nel Pnrr. Una vera e propria sperimentazione di fiscalità comune, come ha ricordato anche il Commissario Gentiloni, che andrà prioritariamente a beneficio dei territori, tra i quali anche il nostro Comune. Ma di sperimentazione, appunto, si tratta e nulla è ancora detto rispetto a una sua futura strutturazione stabile.

E ancora, è a causa di una mancata integrazione politica europea se non siamo stati capaci di riformare un più che obsoleto Trattato di Dublino e se non ci siamo fatti trovare preparati di fronte alla crisi migratoria prima e ora al tremendo conflitto ucraino, che poteva e doveva essere previsto e anticipato. 

Nonostante questo, gli enti locali stanno rispondendo rapidamente ed efficientemente a questa emergenza umanitaria e sappiamo bene come anche qui a Bologna si stia facendo il massimo per accogliere i rifugiati e per favorire i ricongiungimenti familiari. 

Questa capacità di risposta reattiva da parte dei territori di fronte alle emergenze, insieme alla consapevolezza che sono proprio loro i primi a pagare le conseguenze di mancate politiche comuni a livello europeo, non possono che portarci a rispondere positivamente all’appello che i federalisti bolognesi hanno lanciato al sindaco e al Comune. Perché è proprio dalle città che può partire un nuovo e decisivo slancio, come abbiamo visto anche con le manifestazioni di piazza di questi giorni. 

Per queste ragioni,  dopo aver richiesto e condotto anche un’udienza conoscitiva proprio su questi temi, durante la seduta consiliare del 14 marzo ho presentato un ordine del giorno per invitare l’amministrazione a mettere in campo alcune azioni chiave, con un duplice scopo: calare sempre più la dimensione europea nel contesto locale per accrescere la conoscenza e le competenze necessarie per le nostre cittadine e cittadini in materia europea e creare nuovi strumenti in grado di rafforzare la voce dei territori nei tavoli sovranazionali. 

Azioni che spero possano vederci tutte e tutti impegnati come amministratori locali, facendo nostro lo spirito di un altro grande federalista, Mario Albertini, che ci ha lasciato pagine e pagine di insegnamenti. Tra tutti, ce n’è uno che in queste drammatiche ore trovo ancora più attuale e credo dovrebbe guidare qualsiasi rappresentante politico: “fare – sempre – della contraddizione tra fatti e valori una questione personale”.

Photo credits: Marco Verch (CC BY 2.0)


Un pensiero riguardo “Il ruolo del Comune nella Conferenza sul Futuro dell’Europa

Rispondi