Il centrosinistra “modello Bologna” è a rischio perché funziona

Disperderlo sarebbe insensato. L’esperienza bolognese, con la coalizione che guida la città, identifica la base di un discorso che premia la ricerca dei numeri e una sufficiente solidità amministrativa. Unire le sinistre governative deve essere un obiettivo politico di tutti. I rancori personali vanno bene fino all’asilo

di Andrea Femia, digital strategist cB


Fin dalla fine dell’esperienza del governo Draghi è parsa la contrapposizione tra Pd e Movimento 5 stelle. Così netta da sembrare completamente insanabile. Eppure, se uno guardasse a quello che è successo negli anni precedenti, l’asse che ha retto il Paese durante la tremenda pandemia che ha stravolto ogni sensato equilibrio conosciuto prima era – quasi orgogliosamente – giallorosso.

Il più grande obiettivo raccolto dal governo Conte 2 è certamente quello relativo ai fondi del Pnrr, con le trattative estenuanti tenute dallo stesso ex premier e da quello che era all’epoca ministro dell’economia, adesso sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Per qualche strana ragione il momento del crollo del governo –  che comunque, giova ricordare, stava funzionando molto bene nonostante i numeri molto risicati – fu “merito” del prezzemolo di ogni minestra non gustosissima, Matteo Renzi. Dopo una serie di tira e molla tra parlamentari che hanno conosciuto una spaventosa notorietà per circa 12 minuti (ve lo ricordate Ciampolillo?), si è arrivati alla soluzione Draghi che ha messo insieme praticamente tutto il Parlamento tranne Fratelli d’Italia, che ne avrebbe approfittato per continuare a crescere nei sondaggi. Cosa che aveva pensato chiunque abbia un minimo di acume politico, ma tant’è. 

Da allora i rapporti tra i 5 stelle e il Pd si sono incrinati, vuoi perché sono uscite fuori delle contraddizioni evidenti, vuoi perché c’è un motivo se sono due partiti diversi e non uno solo, unito. Nonostante questo reciproco calo attrattivo, l’alleanza giallorossa ha funzionato molto bene nelle amministrative. Da elettore di centrosinistra, finalmente mi sono trovato di fronte a un polo molto ben strutturato. Con una sana (per me) parte di populismo e di riconoscimento di un senso di urgenza che forse si era un po’ persa nel tempo e un’evidente capacità di buon governo e di serietà istituzionale. Unire questi due elementi sembrava essere diventato impossibile. I numeri hanno spesso premiato questa alleanza. Il merito è stato dei due segretari del Pd, prima Zingaretti e poi Letta che sono riusciti nell’ardua impresa di spostare a sinistra un Movimento che nasceva come antipolitico, quindi disponibile a stare un po’ ovunque.

L’esperienza di Bologna, con la coalizione a sostegno di Matteo Lepore, è esattamente identificativa di ciò che potrebbe e dovrebbe essere la base di un discorso che premi la ricerca – necessaria – dei numeri e una sufficiente solidità amministrativa. Il rinnovamento proposto da una coalizione cittadina che tutte le persone di sinistra in Italia guardano come estremamente positivo dovrebbe essere un motore perché non si rinunci a un percorso che fino ad oggi sembra irrimediabilmente compromesso sul nazionale. 

Eppure basterebbe avere un minimo di preparazione nell’analisi dei dati, mettendo insieme i grafici delle intenzioni di voto dell’ultimo triennio su scala locale e nazionale, i grafici relativi alle pagine social dei partiti e dei leader e – ultimo ma non ultimo – un ufficio che si occupi quotidianamente di comprendere l’umore dei propri iscritti e dei simpatizzanti. Per ricavarne informazioni e confrontarle per bene e non per il modo in cui si è soliti fare le cose. Sono spese importanti, certamente, ma consentirebbero di non fare fesserie, tipo consegnare il Paese a una destra fortissima su un vassoio d’argento. L’Italia è un Paese di destra, si sa, ma quando le sinistre si uniscono quanto meno riescono a giocarsela e rendere la vita un po’ più difficile agli altri.

C’è ancora tempo. Pochissimo ma ce n’è. E io, non si sa bene perché, spero sempre che la svolta arrivi da questa città. Successe già con Prodi, e sembrava impossibile. Perché perdere l’occasione?


2 pensieri riguardo “Il centrosinistra “modello Bologna” è a rischio perché funziona

  1. Me lo auguro con fiducia anche se il margine è davvero stretto. Il nostro sindaco e la nostra segretaria provinciale del PD possiedono entrambi le qualità e le competenze per concorrere positivamente a collaborare in questo senso!

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