«Le attuali maggioranze dovrebbero riflettere sulle loro politiche e sulle svolte urgenti per determinare a livello locale e nel Paese, in Europa e nel mondo quei cambiamenti sociali e generazionali, culturali e di potere senza i quali la Costituzione italiana, come i Diritti-Doveri universali sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, verranno prima o poi inevitabilmente travolti»
di Gianni Tugnoli, cittadino
Dire che «il Modello Bologna funziona» mi pare discutibile. Almeno per chi si prefigge di andare oltre la pura amministrazione dell’esistente e intende governare i processi nel pieno rispetto della Costituzione: superando ingiustizie sociali, crisi climatica e ambientale.
Nelle ultime amministrative il 48,9% degli elettori non si è recato alle urne e Matteo Lepore (candidato del “campo largo”) è stato sostenuto dal 30,9% degli aventi diritto: 94.565 su 306.240. Entrambi record negativi assoluti per una Città storicamente nota e studiata nel mondo per il protagonismo politico.
Affermare che, siccome «il mondo è in fiamme», soffermarsi sulla “crisi del Modello Bologna” è sconveniente rappresenta, invece, una sottovalutazione del nesso che, giustamente, viene proposto. L’inadeguatezza delle Amministrazioni di Palazzo d’Accursio e di via Aldo Moro nasce proprio per una “continuità di scelte” che mal si rapporta al “mondo in fiamme”. Insomma da Bologna e dall’Emilia-Romagna ci si può aspettare molto di più e di altro.
Lepore e Bonaccini (al di là delle dispute dotte su laburismo o riformismo) non hanno colto l’appello di Lisa Clark (Rete italiana per il Disarmo) e del Portico della Pace che lo scorso 2 giugno chiesero alle Istituzioni locali di essere attivi protagonisti nella Campagna internazionale per la messa al bando delle armi atomiche. Un pericolo che le guerre “infinite”, le tensioni crescenti, le logiche imperiali di Russia, Usa e Cina rendono più che mai attuale. Purtroppo dalle Istituzioni bolognesi solo qualche voce isolata si è spesa contro l’invio di armi italiane in teatri di guerra e, soprattutto, contro la scelta di riarmo nazionale e Nato.
Entrambi pare non considerino che accrescere le spese militari del Paese (come da Agenda Draghi) significa sottrarre risorse pubbliche al sociale, alla sicurezza sanitaria e alla prevenzione ambientale, ancora presi come siamo con pandemie che generano caos e disservizi gravi nel Ssn, recentemente indebolito da tagli e riorganizzazioni che hanno ridotto il personale medico e infermieristico, colpito i Pronto Soccorso, ridimensionato i presidi di base, ridotto le politiche di prevenzione. Oggi anche Bologna sconta trattamenti discutibili di pazienti malati e ritardi gravi nello svolgimento di esami e interventi ordinari. Non bastano più le denunce: occorre rivedere i Bilanci pubblici e le Pianificazioni, i rapporti tra sanità pubblica e privata convenzionata, tra esercizio della professione medica in strutture ospedaliere come dipendenti pubblici o liberi professionisti.
Sindaco e presidente non ascoltano le critiche puntuali e argomentate di scienziati, giovani e cittadini che rivendicano investimenti sostanziosi e prioritari per la conversione ecologica di città, produzioni e territori. Al contrario insistono per assicurare i più importanti impegni finanziari, pubblici e privati, a sostegno di una “crescita” infrastrutturale, energetica ed economica a prescindere dalla qualità. Inoltre condizionano a piccole e “grandi” opere i miseri interventi di mitigazione e di compensazione (in alcuni casi promessi e mai mantenuti: clamoroso l’esempio della Fascia Boscata di 211 ettari lungo la Tangenziale prevista dal Prg del 1985). Vincenzo Balzani e altri hanno ripetutamente evidenziato progetti alternativi possibili e maturi per risparmiare e promuovere energie rinnovabili; hanno smontato le infondate promesse sul Passante di Mezzo di “ultima generazione”, i propositi irrealistici di fluidificare il traffico su gomma attraverso l’ulteriore potenziamento di strade e autostrade in tutta la Regione. Con l’indotto e il conseguente consumo di suolo che sono connessi a questi programmi: nuovi poli logistici per le merci prodotte o consumate, ulteriori impianti di distribuzione di carburanti fossili, crescita delle aree residenziali e commerciali…
Le esperienze fallimentari fatte negli ultimi anni (dal People Mover a Fico) pare non inducano ad alcuna seria riflessione. Eppure anche tra gli attuali Amministratori ci sono persone colte che hanno consapevolezza delle sfide aperte e del carattere “antistorico” di alcune scelte: su tutti il Passante che contraddice palesemente Pums e Patto per il Clima approvati. Al riguardo sarebbe anche interessante capire le ragioni dell’abbandono della vicepresidente Schlein. O dobbiamo accontentarci della versione che Elly “non poteva stare a guardare” e non avesse già un impegnativo lavoro da portare a compimento?
Infine, Lepore e Bonaccini non hanno dato segnali coerenti di attuazione delle scelte referendarie dei cittadini sull’acqua pubblica. Le recenti proroghe nella gestione degli impianti alle Grandi Aziende che, anziché reinvestire nelle manutenzioni o in opere utili del settore, distribuiscono dividendi testimoniano una insopportabile arroganza. Sorge, dunque, naturale l’interrogativo se le Assemblee Cittadine, richieste da Xr allo scopo di arricchire le forme di partecipazione popolare sui grandi temi, saranno l’ennesimo tavolo di discussione a cui vengono sottratti i nodi più controversi e ancora in predicato di realizzazione, ovvero (sarebbe una bella novità!) se rappresenteranno una prima vera occasione di confronto politico-programmatico, aperto a tutte le alternative presenti e possibili (a partire dal Passante).
Insomma, sarebbe ora che anziché propagandare un “Modello Bologna” o un “Modello Emilia-Romagna” essenzialmente legati a coalizioni a egemonia Pd più o meno capaci di prevalere su competitori francamente inadeguati, le attuali maggioranze riflettessero sulle loro politiche e sulle svolte urgenti per determinare a livello locale e nel Paese, in Europa e nel mondo quei cambiamenti sociali e generazionali, culturali e di potere senza i quali la Costituzione italiana, come i Diritti-Doveri universali sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, verranno prima o poi inevitabilmente travolti.
In copertina: la manifestazione pacifista di Piazza Maggiore del 25 febbraio 2022
Bravo Gianni
crogiolarsi troppo su “modelli politici di governances, di progresso e di gestione del cambiamento climatico, ” ritenuti a torto, (secondo me) vincenti e spendibili in tutto il territorio nazionale, porta ahime’ sfortuna, e quando si riveleranno FALLIMENTARI. A CHI DARETE LA COLPA o la responsabilità ???
Contributo che tiene insieme con chiarezza ed efficacia ambiti che solo apparentemente sembrano slegati.
A Bologna e in Emilia Romagna non si è invertita una rotta che, soprattutto sul piano ambientale, cerca di tenere insieme progetti contrastanti ed in parte considerevole in continuità con le direttrici di marcia che ci hanno portato a quanto di molto grave sta avvenendo, ho scritto avvenendo, su diverse scale e anche intorno a noi.
Non possiamo parlare di modello in presenza di un indirizzo amministrativo che cerca di barcamenarsi tra rigassificatore, progetto per la cattura e lo stoccaggio della CO2 ed eolico off shore, allargamento autostrade e del Passante di Bologna e finanziamenti (in forte ritardo) sul ferro, piani e promesse di rinverdimento e consumo di suolo che non si ferma……….
E’ questa la risposta che si pensa di poter dare ad una crisi climatica ed ambientale che fa passi da gigante?
Senza eccedere in aspettative è comunque da apprezzare, oltrechè da presidiare, l’istituzione dell’assemblea cittadina come strumento partecipativo, prioritariamente rivolto ad affrontare i nodi che ruotano attorno alla crisi climatica: la letteratura e le pratiche nazionali ed internazionali in materia possono stimolarci ad essere in campo per tentare di superare esperienza piuttosto “addomesticate” che hanno disperso quello che molti anni fa poteva essere considerato un modello di partecipazione.