«Manterrò gli impegni con Mercato Sonato e Orchestra Senzaspine»

«Troveremo a breve uno spazio per questa splendida esperienza. Terremo conto di quanto non ha funzionato nella cura delle relazioni con la comunità. Il nostro compito come Amministrazione non è certo quello di inaridire il fermento, ma di accompagnarlo al meglio. Bologna si presenta oggi con una nuova geografia, ricca di spazi culturali di piccole e grandi dimensioni disseminati in molte parti del territorio urbano». E a Cantiere Bologna anticipa: «Presenteremo a breve il Piano dei Quartieri»

di Matteo Lepore, sindaco metropolitano


Colgo l’occasione dell’articolo dedicato al futuro del Mercato Sonato e ai limiti della politica di prossimità (qui) per proporre alcune riflessioni.

Per prima cosa intendo confermare gli impegni che ci siamo assunti nei confronti di tutto il mondo dell’Orchestra Senzaspine. Un’esperienza di grande valore per la città e per il quartiere, alla quale mi legano personalmente dieci bellissimi anni di lavoro e collaborazione. Stiamo individuando un nuovo spazio per le attività del Mercato Sonato in tempi rapidi, prima dell’inizio dei lavori della nuova struttura. L’obiettivo è quello di mantenere viva questa esperienza non solo relativamente alle attività didattiche, ma anche rispetto alla socialità e alla continuità di relazione di questa preziosa comunità. Come ha assicurato la Delegata alla Cultura Elena Di Gioia, promuoveremo insieme all’associazione un ulteriore confronto con i cittadini per condividere il percorso e fare in modo che la realizzazione del nuovo edificio risponda ai bisogni dei cittadini e rappresenti appieno un’opportunità per tutto il quartiere.

In secondo luogo, è evidente che qualcosa non ha funzionato in questa ultima fase e occorrerà tenerne conto. Sin dall’inizio si sapeva che l’edificio del Mercato Sonato sarebbe dovuto uscire da un uso temporaneo per essere ristrutturato. I tempi lunghi di un così importante e non scontato investimento pubblico hanno permesso al progetto di crescere e di farlo bene, ma necessitavano di una cura delle relazioni con tutta la comunità che nell’ultimo periodo non siamo riusciti a coltivare a dovere. Quanto ad alcune delle critiche che leggo sui social, mi permetto di segnalare che il Mercato Sonato non era un posto occupato ma ottenuto tramite un bando comunale; che lo spirito degli spazi dismessi è insito nella loro invidiabile informalità e creatività, una bellezza della quale io stesso sono innamorato e per la conservazione della quale mi sono spesso battuto, ma che non fa rima con la sostenibilità nel lungo periodo. La sostenibilità di un posto dove si lavori in sicurezza, con le agibilità necessarie specie per il pubblico spettacolo, la stabilità di un bilancio in regola e i costi gestionali di un immobile. In una città viva e giovane come Bologna, tra spazi indipendenti, occupati o creativi ci saranno sempre una tensione e una dinamica continua di transizione. 

Il nostro compito come Amministrazione non è certo quello di inaridire tale fermento, ma di accompagnarlo al meglio quando possibile. Tanto che la nostra città si presenta oggi con una nuova geografia, ricca di spazi culturali di piccole e grandi dimensioni disseminati in molte parti del territorio urbano. In quasi tutti i Quartieri, anche quelli più periferici e in area metropolitana, mentre in passato gli spazi sociali e culturali si potevano ritrovare principalmente attorno ai viali di circonvallazione. Si tratta di un cambiamento importante, che nell’ultimo decennio ha colto vari nuovi fenomeni: gli studenti universitari hanno iniziato ad alloggiare in modo significativo anche nei Quartieri al di fuori del centro storico di Bologna; è cresciuto il numero di figure professionali culturali e creative attive in città, pari a circa trentamila secondo le statistiche; nuove forme di impegno civico, nuove reti mutualistiche di sostegno alle persone e alle famiglie sono nate dal basso, attivando spazi o zone prima scarsamente considerate.

Anche per questo, nei precedenti mandati e nell’attuale, l’Amministrazione ha messo a disposizione risorse, strumenti e spazi per promuovere iniziative vitali e positive. Migliaia sono i patti di collaborazione attivati e centinaia gli spazi culturali o comunitari convenzionati. Già attuate o in programmazione, sono molte le risorse economiche investite per ristrutturare edifici pubblici e privati a questo scopo. Una scelta che rivendico con orgoglio, sapendo che fare tutto ciò significa per un Comune rischiare, andarsi a cercare problemi e contraddizioni. Basti pensare alla lungaggine dei cantieri, le difficoltà della burocrazia e ai tanti conflitti che possono emergere ogni qual volta cambi la realtà delle cose. Tutto ciò rientra perfettamente nei concetti di “politica di prossimità” e “innovazione urbana”.

Da tempo, infatti, sin dai due mandati precedenti, il Comune di Bologna si è proposto come pioniere nel campo dell’innovazione urbana, introducendo strumenti e percorsi atti a favorire la coprogettazione e collaborazione civica. Un capitolo racchiuso nella delega dell’Immaginazione civica. Percorso originale e sperimentale, che a livello nazionale ha fatto da apripista. Focalizzato sulla cura e la valorizzazione delle relazioni di prossimità, cioè il protagonismo di cittadini e comunità. Penso al primo “Regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni” del 2014, all’istituzione del Bilancio partecipativo nel 2016, al “Patto con il Terzo Settore per l’Amministrazione condivisa” sottoscritto da oltre 400 realtà cittadine nell’ottobre 2022. In realtà, l’iniziativa apripista di questo nuovo corso reputo sia stata la prima edizione del bando “Incredibol”, nel 2010. Una misura nata per sostenere e promuovere idee di startup creative, che negli anni ha offerto spazi, competenze e risorse frutto di una rete pubblica e privata in collegamento con il livello comunale. Dal 2015, grazie proprio al Bando “Incredibol”, l’Orchestra Senzaspine ha sede al Mercato Sonato, teatro di un intervento di rigenerazione urbana e culturale unico in Europa.

Potrei fare molti altri esempi di come il Comune e i suoi uffici si siano adattati alla creatività dal basso. Questo ha significato fare di questi processi un motivo di ascolto, di ricerca e di sviluppo. Non ci siamo mai fermati. Perché tutto scorre se c’è chi lo fa scorrere. Servono cultura amministrativa, formazione continua, propensione al sociale e disponibilità a sbagliare per riprovarci. Negli anni, questo approccio ha significato aggiornare le modalità con cui seguivamo gli appalti del Bilancio Partecipativo. Abbiamo deciso quest’anno, primi in Italia, di approvare un unico “Regolamento per l’amministrazione condivisa” per l’assegnazione di spazi ad associazioni, le varie forme di sostegno ai soggetti civici, la semplificazione e la rendicontazione. Abbiamo introdotto un albo degli spazi pubblici inutilizzati utilizzabili per usi civici e potrei continuare sugli aggiornamenti. In sostanza, abbiamo analizzato gli errori commessi e le cose che non avevano funzionato per cambiare e intendiamo continuare a farlo. Soprattutto, abbiamo lavorato per cambiare il modo di lavorare della macchina comunale affinché accadessero due cose importanti: 1) le possibilità di partecipare e collaborare fossero esigibili da tutte e tutti i cittadini 2) che l’amministrazione condivisa non fosse una concessione della politica, ma un bene pubblico, un patrimonio da preservare anche dopo il nostro mandato.

Accanto alle procedure, abbiamo contestualmente sviluppato un’azione dedicata a conoscere le fragilità sociali e le marginalità, mutuando l’esperienza di Barcellona che ha un piano municipale per ridurre le diseguaglianze (lavoro, casa, inclusione, genere ecc.). Mappa e valuta l’impatto su azioni e servizi messi in atto da diversi soggetti sia pubblici – governo, regioni, comuni, municipi – sia privati – volontariato cattolico e laico, fondazioni. A Bologna, dapprima abbiamo chiamato questo strumento interno la “Mappa dell’Innovazione Urbana” e oggi siamo in dirittura d’arrivo per presentare pubblicamente un “Piano dei Quartieri” a tutti gli effetti. Un punto strategico per l’attuazione del piano è chiaramente la partecipazione attiva dei cittadini e delle reti territoriali. Si intendono coinvolgere le persone nella prossimità non solo nella definizione del Piano, ma soprattutto nell’attuazione.

I Quartieri di Bologna sono il nostro avamposto. Già in questi anni molto è stato fatto sul fronte organizzativo interno, dotando i municipi di nuove competenze dedicate alla cura delle relazioni di comunità. In particolare, accanto ai presidenti e ai direttori delle circoscrizioni abbiamo introdotto un “team multidisciplinare” all’interno del quale si trovano tutte le responsabilità. Dal coordinatore degli assistenti sociali e pedagogisti, al responsabile della polizia locale e spazzini di quartiere, ultime due novità. Tutto questo però non basta per andare con maggiore convinzione nella direzione auspicata dal “Piano dei Quartieri” volto alla cura della prossimità. Il combinato disposto dei vari interventi che ho sopra descritto comporta indubitabilmente la necessità di ripensare i nostri Quartieri e il funzionamento dei nostri servizi decentrati in una logica di maggiore rafforzamento e formazione del personale. Un salto di qualità tecnico tanto quanto politico.

In conclusione, la “politica di prossimità” è un patrimonio di idee e azioni che vanno progettate, coltivate e aggiornate. Devono diventare una cultura condivisa e praticata. Avranno un futuro se sapremo insieme riflettere in merito, come comunità e come istituzioni locali. Come sindaco credo talmente a queste affermazioni che ritengo sia arrivato il tempo di proporre una nuova riforma dei Quartieri, capace di dare maggiore forza alla cura delle relazioni di comunità, ai servizi alla persona, agli strumenti della collaborazione civica, all’economia e alla coesione sociale di prossimità.


Un pensiero riguardo “«Manterrò gli impegni con Mercato Sonato e Orchestra Senzaspine»

  1. Grazie per l’aggiornamento. Non sempre lo “stato dell’arte” risulta chiaro ai cittadini, anche ai più curiosi e interessati. Aiuterà certo il previsto rafforzamento e formazione del personale, ma bisogna riconoscere che noi cittadini, complessivamente, siamo un po’ smemorati e/o sprovveduti rispetto al funzionamento della macchina pubblica. Rispetto a tanto incoraggiamento e occasioni a partecipare, le lacune in “educazione civica” sono una zavorra.
    Suggerirei un po’ di pillole di “amministrazione per inesperti” + FAQ caricate su YouTube. Giurisprudenza e Scienze della comunicazione sono forti in Unibo!!!!

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