Una coalizione di “semplici bastardi” per il futuro di Bologna

Qualche consiglio a chi vorrà fare il sindaco (e alla sinistra)  da chi sindaco lo è stato per due mandati. Ecco il testo che il primo cittadino ha scritto appositamente per Cantierebologna.com

di Virginio Merola


Tra qualche mese la città sarà chiamata a una scelta: quale avvenire per i prossimi dieci anni? Tra poco meno di un anno avremo un nuovo sindaco/a. Arriveremo a questo appuntamento provati dall’emergenza sanitaria e con un autunno che si preannuncia difficile per le prospettive di lavoro e occupazione.

La mia Giunta dovrà governare fino all’ultimo giorno possibile, fuori dall’ordinaria amministrazione, affrontando scelte che in altri tempi si sarebbero rinviate, per lasciare posto ai programmi elettorali (Tper, Fiera, Fondo di Comunità, ecc). In questi anni di mandato abbiamo recuperato i ritardi infrastrutturali e abbiamo impostato, come Comune e Città metropolitana, una strategia e azioni concrete per lo sviluppo sostenibile.

Per infrastrutture intendo quelle materiali e quelle immateriali: mobilità, welfare, scuola, ambiente, digitale. Il bilancio del Comune è solido e ha comportato una riduzione del debito, più investimenti, una riduzione dell’addizionale Irpef, nessun aumento di tariffe, un forte sostegno ai nidi, alla scuola dell’infanzia e al diritto allo studio. La nostra differenza, in positivo, rispetto a gran parte dell’Italia si è accentuata. Siamo una città europea con forti reti di relazione con l’estero, grazie anche alle attività culturali e al turismo.

Bologna è l’Hub, il nodo delle reti tra città e loro aree interne, che può svolgere ancora di più una funzione per l’intera Regione: un territorio di città in rete, lungo l’asse orizzontale della via Emilia, secondo l’idea generale della connessione e dell’integrazione, basata sull’economia della conoscenza, idea bene anticipata da Romano Prodi.

La nostra direzione strategica coincide con quella europea, contraria a sovranismi, nazionalismi e populismi vari. I fondi europei non sono dati con condizioni capestro, ma alla condizione politica di spenderli per lo sviluppo sostenibile: green economy, welfare e lavoro, innovazione digitale.

Perciò, non si tratta di riaprire un dibattito su quale direzione prendere come comunità, il solito inventario di disparate idee originali per sembrare originali. Starei lontano, inoltre, dalla ritrita idea del modello da inventare, per poi lamentarci che non ci segue il resto d’Italia. Noi dobbiamo “SEMPLICEMENTE” pensare a come attuare lo sviluppo economico sostenibile: come indicano l’Europa e l’agenda Onu.

Una semplicità difficile a farsi perché il contesto nazionale rende complicata la complessità, che di per sé invece è governabile: servono a noi, come all’Italia, una riforma della pubblica amministrazione, la delegificazione, la sussidiarietà orizzontale e verticale vera, la riforma della giustizia, la riforma fiscale a favore del lavoro e contro la rendita, la velocità nei lavori pubblici.

Bologna può essere la città del come fare, innovando gli strumenti per realizzare, in concreto, sviluppo territoriale sostenibile. Non dobbiamo partire da un’idea e poi calarla nella realtà, ma dedurre da esperienze in atto gli esempi da generalizzare. Sì, laboratorio se volete, ma di sperimentazione, non di una vocazione illuminata da un modello. Perciò servono i semplificatori, quelli capaci di fare della complessità una leva per apporti autonomi e plurali: una compagnia dei semplici, connessi da progetti condivisi.

Credo che Bologna abbia bisogno di una coalizione dei semplici, bastardi fuori dai giri e dai soliti veti, capaci di soluzioni ed esperimenti su salute, scuola, formazione, qualità del lavoro e dell’ambiente, big data, un compatto servizio d’ordine a difesa delle prospettive dei giovani.

Semplici, nel creare lavoro per le nuove generazioni e case in affitto. Semplici, nel dare priorità alla demografia e quindi ai giovani con figli e quindi alle donne, la nostra maggioranza discriminata. Perché l’Europa indica anche il soggetto protagonista: next generation.

Quindi giovani semplici, che facciano un patto con gli anziani, perché la condizione anziana sia occasione di lavoro per i giovani nei diversi settori della silver economy. E “bastardi” perché promotori di una nuova classe dirigente fatta di meticciato, dei tanti giovani di altre parti d’Italia o del mondo che assicurano il ricambio e le energie vitali, ma che non contano nei posti che contano.

“Semplici bastardi” che sappiano spezzare il nodo del populismo e del rancore, che curino una sinistra sinistrata ferma allo statalismo, al tutto pubblico è bello, a proteggere abusi privati ma radicaleggianti e alternativi a niente. “Semplici bastardi” con il coraggio delle riforme, capaci di decidere il meglio piuttosto che niente, di lottare per una legalità che protegge i deboli, la libera concorrenza e il merito. Una coalizione di semplici, capace di ingaggiare cittadini e associazioni per fare insieme progetti, attuarli e gestirli nell’interesse generale della città.

I giovani e le donne possono e debbono dunque essere i protagonisti dei prossimi dieci anni. Dipende da loro, ma dipende anche dalle scelte della politica e delle associazioni.

Questi anni da Sindaco sono stati la mia stagione indimenticabile, la mia vera giovinezza. Ne sono grato ai bolognesi. E visto che a breve non potrò più dare cattivo esempio, mi autorizzo a dare qualche consiglio, con questa premessa: non spetta a me, non voglio, prendere posizione sul candidato/a sindaco del centrosinistra.

Ma ecco i miei consigli:
– è importante decidere, anche controcorrente e senza consenso immediato.
– meglio stare alla larga dai protagonisti degli annunci sui social e dal loro populismo becero, anche se di sinistra.
– combattere il centralismo statale, grazie all’unica Città metropolitana che funziona: quella di Bologna.
– per me è sbagliata l’idea del candidato/a solo al comando. Mi pare che l’Italia abbia già dato. Serve una squadra, capace di dare più potere ai giovani e alle donne. Una squadra forte nello spezzare i veti degli interessi di parte, unita attorno a tre valori:
autonomia del Comune, autonomia della società, autonomia delle persone.

Fuggono i giorni lieti, fuggono i giorni lieti della bella età, non fuggono i divieti alla  felicità. (Sandro Penna)

La politica non è tutto, per fortuna. La prima condizione per fare il Sindaco è che lo si voglia davvero fare.


8 pensieri riguardo “Una coalizione di “semplici bastardi” per il futuro di Bologna

  1. Grazie Sindaco (e grazie anche al Cantiere). Non poteva esserci lascito migliore: cose sacrosante, sempre pensate e mai lette così limpidamente: innovazione dei semplici e dei bastardi; rifiuto del costruttivismo ideologico così caro a tanta comoda sinistra nonché conseguente abbandono dello stucchevole preambolo del “modello” e del “laboratorio” da esportare; lotta alla rendita; primato dei progetti.

    Allineandomi per intero alla direzione indicata e con particolare riferimento alla riforma della Pubblica Amministrazione, giustamente ritenuta necessaria tanto a livello locale quanto a quello nazionale, segnalo ciò che mi appare come un insostituibile strumento di viaggio: l’orientamento al cittadino. Ad esempio, la digitalizzazione della PA ha comportato, in alcuni casi, anche presso il Comune di Bologna, un “distanziamento” non solo fisico con gli utenti.

    Non tenendola troppo lunga e raccogliendo l’invito a semplificare: la prima priorità nella prossima agenda politica, a qualunque livello la si voglia declinare, riguarda il lavoro. Aggiungo un aggettivo: il lavoro giovanile. Ne aggiungo un altro paio: il lavoro giovanile riconosciuto e tutelato. Proposta bastarda fuori dal coro: basta con le false cooperative create da grandi gruppi per esternalizzare attività proprie, per di più con una concorrenza sleale sul costo del lavoro verso i piccoli operatori, e basta false partite Iva, che invece di essere aperte da professionisti con più clienti, sono imposte a prestatori d’opera da un unico prepotente datore di lavoro. Sono lavoratori anche loro, appunto. Tema nazionale? si potrebbe partire dalle imprese che svolgono attività di pubblico interesse e in particolare, alle molte fra queste che sono ancora, anche se parzialmente, di proprietà pubblica.

    Ancora grazie e buon lavoro

    Andrea Cavrini

  2. Grazie, Sindaco. Mi sembrano pensieri lunghi, di cui Bologna ha bisogno. Da un anno sei il mio sindaco, Virginio. Prima ho abitato ad Anzola dell’Emilia e lì ho fatto anche l’amministratore comunale come vice-sindaco. Due ragioni in più per me per concordare con i tuoi consigli. Senza dimenticare (ma tu hai giustamente ricordato anche la Città Metropolitana) che la maggior parte della popolazione e delle attività produttive è all’esterno del Comune di Bologna.

    Loris Marchesini

  3. La riforma della PA comincia in casa propria, da una importante voce di bilancio, quella per il personale. Da Vitali in poi (!!!!!) nessuno ha più capito e sperato in una organizzazione del lavoro che cercasse di valorizzare la componente umana. La legislazione nazionale non ha fatto altro che mettere bastoni fra le ruote (rapporto Giunta-dirigenti, legislazione appalti terroristica verso il personale), eppure penso che di meglio si poteva fare, almeno in questo secondo mandato, visto che l’ottimissima Silvia Giannini aveva già sistemato il bilancio.
    Anch’io ho auspici per la/il prossima/o candidata/o: metropolitan*, sensibile al genere e all’organizzazione, che presenti obiettivi, ipotesi di bilancio, indicazione delle alleanze trasversali su cui fare leva e cronoprogramma,

  4. complimenti Sindaco … semplici …un po bastardi …e scanzonati ma responsabili … ritratto di questa comunità…..da cui anche la nostra politica deve apprendere ed attingere…

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